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  • Laziomania: Giacomelli, c'è davvero un complotto, o lo stiamo immaginando?

    Laziomania: Giacomelli, c'è davvero un complotto, o lo stiamo immaginando?

    • Luca Capriotti
    Ho aspettato ore prima di scrivere. Ripensando ossessivo al primo tempo Lazio, l’unico che si può commentare dal punto di vista tecnico. Un primo tempo giocato al di sotto degli standard elevatissimi a cui la Lazio ci ha abituato, ma comunque partita viva, importante, che la squadra di Inzaghi poteva portare a casa, contro un Torino aperto, sfrontato. Con in palio 3 punti fondamentali. La Lazio si era un pochino allungata, concedendo qualcosa di troppo, ma aveva creato i presupposti per fare male. Adesso arriviamo al momento. Entriamo nel personale e collettivo Golgota, la discesa a testa in giù senza rivedere le stelle.  Fino al momento zero, il rigore non dato (anche se un fuorigioco sarebbe da rivedere, ma non dovevano lasciar giocare?) e l’espulsione di Immobile. 

    Partiamo dagli assunti fondamentali. La Lazio si sente fortemente danneggiata perché è stata fortemente danneggiata. Giacomelli non vede un rigore vicinissimo all’essere più che solare, anzi peggio. Di fronte al VAR che, si spera, lo richiama, dice di aver visto lui. Doppio errore, gravissimo. 

    Altro assunto, il VAR dovrebbe sempre garantire giustizia, evitare macro-errori: alla fine lascia dentro un’umiliazione più profonda. Pensateci: i giocatori sanno che l’arbitro ha visto il loro stesso replay, ma non ha concesso quello che per loro è sacrosanto. Oppure ha deciso con scienza di non andarlo a vedere. Il problema è quasi teologico: bisogna fidarsi della tecnologia come se fosse un Dio? E che Dio è, se alla fine dipende comunque da un uomo, che a volte ha coraggio, a volte no, a volte sceglie male, a volte scopre di essere nudo, a volte si mangia mela, serpente, paradiso e fa pure una pernacchia, non è alla fine un dio inutile? Inzaghi ha una lista di peccati lunga come una piccola bibbia, Massa, due volte Giacomelli. Ma forse qui la colpa non è nemmeno della tecnologia, forse è colpa solo dell’arbitro. E quindi il VAR non riesce ad evitare l’errore, ma anzi lo amplifica, lo rende più evidente, manifesto, presuntuoso. 

    Altro assunto fondamentale. I tifosi della Lazio sono convinti che Luis Alberto abbia ragione. Che ci sia un disegno scientifico per far fuori la Lazio dalle prime 4 posizioni. Che il VAR chiami l’arbitro sul rigore di Caicedo e Pezzella con meticoloso zelo (quando forse è più caso limite), e non insista di fronte ad un errore macroscopico, un fallo di mano evidente. Immobile la reazione ce l’ha, Burdisso stesso la derubrica subito a cosuccia di campo, ma per l’arbitro non ci sono dubbi. Non è neppure questo il punto: è la convinzione, strisciante, che tutto sia stato già scritto, che ammazzaemozioni, decurtapassioni, abbassal’amore. Ora un giornalista deve dire, oggi: la Lazio è stata danneggiata in maniera evidente (evidente, Marchegiani, era così difficile da dire?), ed è un errore che ha condizionato l’intera partita. Da quel momento sono saltati i nervi, la lucidità è venuta meno, Inzaghi non è riuscito a convincere la squadra che non ci fosse un disegno, che non ci fosse una volontà superiore di mandare a casa la Lazio senza i 3 punti in un lunedì forse decisivo per la classifica. Un giornalista deve anche chiedersi: se c’è un disegno, di chi è? Chi vuole la Lazio in basso, e perché? Per favorire chi? Un giornalista deve chiedersi: se la teoria del complotto inizia a sembrare vera, reale, di chi è la colpa? Si stanno accumulando troppi errori, nonostante la tecnologia? Un giornalista deve chiedersi: come si può parlare ai propri tifosi, cercare di spiegare, cercare di analizzare, quando la società stessa è talmente furiosa da superare in decibel qualsiasi tentativo di analisi, con il mantra del biscotto, della congiura? Sanno che stanno arrivando Bruto e Cassio, o li stiamo immaginando? E infine: tutto questo aiuta la squadra, o la giustifica in qualche modo? Ma forse, alla fine di tutto, un giornalista dovrebbe solo chiedersi: ma cosa hai visto, Giacomelli? 

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