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  • Laziomania: Keita, una grande, triste beffa economica di Lotito alla Juventus

    Laziomania: Keita, una grande, triste beffa economica di Lotito alla Juventus

    • Luca Capriotti
    I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. La vicenda Keita si è conclusa nel migliore dei modi, per Lotito e per le casse della società: l'esterno va al Monaco, per 30 milioni, la cifra scelta dal presidente della Lazio. Che ha fatto un miracolo economico, ma di quelli tristi. Di quelli che possono far sorridere solo i patiti del bilancio, i fissati della plusvalenza, i guardoni della tecno-economia. Un successo di Lotito, di una visione calcistica moderna, per carità, tecno-capitalista, però scusate: un successo un po' triste.

    I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. In questa vicenda lunga e tortuosa, la Lazio perde un capitale tecnico immenso, decisivo. Arriverà qualcuno, questo è certo, ma in questo calvario lungo d'estate che si è trascinato fino al 29, dies natalis di un grande, triste miracolo economico, Keita è stato più volte accostato a Pandev: più che il macedone, la partenza di Keita sembrava, a tratti, quella di un altro talento, Mauro Zarate.

    In comune hanno avuto tutti e due una classe immensa, sposata con la capacità innata di accendere passioni, discussioni, una punta d'odio e, in fondo, amore. Siamo arrivati all'essenza del calcio, flash. Flash: Mauro Zarate si allena da solo, sotto un sole forte, battente. Flash: Keita fianco a fianco a Tounkara, in una delle sue prime interviste in Italia, risate, faccio domande, lo sguardo si accende. Come ti farai chiamare: "la maravilla", risponde. E si accende.

    I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. La vicenda Keita si è prolungata, trascinata, ci è voluto Jorge Mendes, tutto il suo potere, la sua forza, per convincere Lotito a cedere. Per beffare la Juventus a Cortina è arrivato uno dei più potenti procuratori del mondo, vicino alla finanza che conta davvero. 30 milioni di motivi per far ridere sguaiatamente tutti quelli che ammirano le dinamiche tecno-economiche che animano le grandi scrivanie; 30 milioni di motivi che fanno applaudire quelli che capiscono l'efficacia di una cessione a 2 giorni dal gong finale, a 2 giorni dalla firma gratis direzione Torino; 30 milioni di motivi per le due fazioni in gioco nell'ambiente Lazio, che si fronteggiano, si sbeffeggiano, chi critica e chi santifica quelli che partono, con le santificazioni preventive e postume, sarà forte, era forte.

    Almeno stavolta avranno ragione: Keita era forte davvero. 30 milioni di motivi per dire che, alla fine, un altro giocatore forte, ambizioso, non ha trovato casa sua alla Lazio, e deve sceglierne un'altra. I giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio. Forse alla fine, in qualche modo, per i pochi che li rimpiangono (certo, la Lazio resta, ma pure l'amore), anche i giocatori forti restano: in un posto personale, intimo. Dove l'economia non è gradita, i vostri calcoli potete ficcarveli di nuovo in calcolatrice, e rimangono solo una porta, un attaccante che dribbla, salta l'uomo, segna, e va ad esultare sotto la Curva Nord. Un saluto a Keita, personale, intimo: il ragazzino che ci ha fatto vincere lo Scudetto Primavera non c'è più. Forse è un bene, forse è un miracolo, forse è solo triste: i giocatori forti dovrebbero rimanere alla Lazio.

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