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  • Laziomania: la colpa è di Lotito

    Laziomania: la colpa è di Lotito

    Questo vorreste sentire, lo sappiamo. Dovremmo scrivere un pezzo con ogni riga, ogni analisi tecnica, ogni supposizione di mercato con quella frase. Un Carthago Delenda Est di dimensioni calcistiche, come quel tale che voleva che Cartagine fosse distrutta, e l'ha ripetuto talmente forte da farla distruggere davvero. Ma seguitemi un attimo (ma non era colpa sua? L'hai scritto nel titolo, e fino ad ora non l'hai nemmeno nominato). Seguitemi, per favore: Lazio-Carpi. Cambiamo il paesaggio, come si faceva in certi vecchi teatri. Ora c'è scritta una data. 6 gennaio 2015.

    Ecco, un anno fa, questa partita, con questi protagonisti. Lazio subito in palla, aggressione asfissiante ai portatori di palla del Carpi, che arretra, sbanda, si intimorisce. Candreva svaria, Felipe scarica e va, Cataldi ha talmente tante opportunità di passaggio che può andare dove vuole, immaginare quello che vuole. Parolo si è già inserito, Djordjevic è innestato in area di rigore, i terzini salgono, c'è velocità, convinzione, chi è in poltrona vorrebbe stare allo stadio e chi è allo stadio pensa: tiè, tié, guarda che Lazio, ma che ce frega della calza, abbiamo tutto, possiamo tutto! Stop! Svegliatevi: fuori dall'ipnosi collettiva. Non abbiamo vinto 4 a 0. Il nostro sistema offensivo? La squadra dello scorso anno? L'ha smantellata l'anagrafe, il destino, il morale, le scelte, gli infortuni, la programmazione, il mercato, tutte le singole cause e tutte insieme. Se entra il figlio di Di Livio dall'altra parte, forse vi sarete accorti che, tuttosommato, stiamo invecchiando anche noi. Klose (13 gol un anno fa) e Mauri (sottovalutato, sempre e comunque, al netto dei suoi 9 gol lo scorso anno), anche loro hanno visto esordire il figlio di Di Livio, Sadiq del '97 buttare dentro il secondo gol in campionato, l'Atalanta buttare dentro un '95 titolare (Grassi)(Non l'hai ancora nominato. Forse pensi che non ce ne siamo accorti, ma per ora è rimasto solo sul titolo). È ripartito il Crucifige a Pioli (che non va tanto di moda di questi tempi, visto che il reale protagonista è appena nato, ma è il grido di risposta alla risposta di Pilato: "Non trovo in lui nessuna colpa"). L'abbiamo detto di Pioli: non troviamo in lui nessuna colpa. Però se la squadra entra in campo così stentata, così sottotono, così sotto ritmo, e per ammissione stessa del tecnico non fa quello che si è provato in allenamento, allora la colpa sarà di: A) una sauna fatta nel sottopassaggio, B) una torronata di troppo fatta nel Natale, C) l'allenatore, D) gli effetti del Sognismo.

    Il Sognismo è una dottrina filosofica in voga nei circoli barettistici romani, in cui si sogna una Lazio Cragnottiana (non si sta dando un giudizio di valore sul sogno in sé, perché ogni sogno è bello a mamma sua), si sogna un ritorno agli antichi fasti dell'Impero Romano, o un ritorno agli antichi fasti della Playstation 1 (che non c'era bisogno di pagare per l'abbonamento Internet, annoso problemaccio dei tempi moderni) (E ancora non l'hai nominato. Ti sei aggrappato alla Playstation 1, ma che c'entra col titolo?). Nel nome del Sognismo si è creduto che trattenere fosse meglio che assaltare, nel nome del Sognismo si è creduto che la fascia da Capitano non fosse un problema, che le sconfitte in ritiro non fossero un problema, persino che l'attaccante non fosse un problema, che il difensore operandus est (che deve essere operato) non fosse un problema, persino che la sconfitta ai preliminari di Champions non fosse un problema. Nel nome del Sognismo si oscilla tra "Basta è un giocatore buono, ma voglio di più" (sognismo romantico) a "non si salva nessuno" (sognismo leopardiano) passando dal via di "spazio ai giovani" (sognismo primaverile) fino al drammatico "sono pronti i sacchi? Per Formello svoltare a destra", Sognismo agricolo. Nel nome del Sognismo si sono sopravvalutati e poi abbattuti giocatori, si sono scaricati ex miti e si corre poco, nel nome del "damme sta palla" sovrano. Nel nome del Sognismo si batte l'Inter e si pareggia col Carpi (tutto bello, tutto vero, sei filosofico, ma il titolo?), ci si vorrebbe svegliare ma si cade da uno stato onirico ad un altro (che a parlar di sogno si fa peccato, che è parola che evoca belle sensazioni, tipo sognare di essere Matri, almeno una volta nella vita), senza soluzione di continuità, senza volontà di risveglio, senza forza delle idee. E peccato capitale: senza fare in partita quello che si prova in allenamento. Che vuol dire: A) non usciamo dalla sauna, dai, rimaniamo un altro po', B) un altro po' di torrone?, C) Che Pioli sia andato, o sia restato, che qualcuno venga, o resti, sia venuto, o non sia venuto. Ci si faccia una bell'esame di Sognismo pratico, prima di entrare in campo. Per capire almeno, cosa si vuole (da mo' che lo sappiamo, ma il titolo chi te l'ha fatto, il sognismo di un altro?). Che a fine calendario d'andata ancora non si sappia bene, se si vuole fare il pompiere, l'incendiario, o il Sognismo agricolo, è a tratti sconfortante, a tratti un perpetuo precipitare da uno stato onirico ad un altro. (E niente, sto' titolo è rimasto lettera morta) (O no?!). 

     

     

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