Calciomercato.com

  • Laziomania: le storie fantastiche contro la Fiorentina

    Laziomania: le storie fantastiche contro la Fiorentina

    Che la gara della Lazio contro la Fiorentina abbia, praticamente dalla notte del tempo, un senso antico, particolare, un sapore vero, dipende quasi sempre dai corsi e ricorsi che evoca. Ricordi si mischiano, implodono, sentimenti variano, impediscono, affannano. Sono storie fantastiche, di calcio, di sentimento, di cuore, anche.  

    Direzioni diverse trovano un nuovo, insolito incrocio: Keita segna, indica la tribuna, proprio lui al centro di una querelle infinita, figlia di un contratto che non sembra in grado di nascere, di una cessione che sembra sempre più vicina, tenuta (dai tifosi), a tratti desiderata da qualcuno. Il talento catalano segna al termine di un'azione speciale, che parte dai piedi di Anderson (sacrificato con mugugni in un ruolo piuttosto debilitante, costretto a seguire tutti sulla sua fascia, e non a farsi inseguire), continua su Milinkovic con velo di Cataldi (altro che vorrebbe giocare qualcosa di più), si dispiega in maniera definitiva con la conclusione di Keita. 

    Poi tocca a Milinkovic. Qualcuno disse che non sposta gli equilibri, quando fece il gran rifiuto alla Fiorentina e, con la mano già sulla penna, passó alla Lazio, diventando fondante per Inzaghi. Guadagna un rigore con un concentrato di strapotere e forza, tutto Milinkovic in un'azione. 

    Ma siccome Lazio-Fiorentina ha sempre stranezze da raccontare, tuffi nel passato, docce fredde di sentimenti contrastanti, entra Mauro Zarate, ex idolo dei tifosi della Lazio, subissato dai loro fischi. Fa una partita da 10, in tutti i sensi, e spalanca con un gol le possibilità alla rimonta viola, che non si concretizza. La mano sull'orecchio, dopo il gol, è simbolo forse di un calcio che vorrebbe morti tutti i sentimenti, e invece incassa ogni domenica gol degli ex, situazioni di cuore, di pancia, che ne fanno uno sport ancora bello. Come succede nel secondo tempo: la Fiorentina che risale la corrente, con Paulo Sousa che corregge (ma è davvero questa la squadra che sogna?),  e i suoi che ci provano. Fino alla rabbia spiattellata in porta da Radu, anche lui quest'anno tuttofare, terzino e centrale e difensore della difesa a 3.  E ora, a proposito di sentimentalismi e incroci del destino, l'ultima partita dell'anno, contro l'Inter di Pioli. Inzaghi contro Pioli, il successore e il silurato. Con un contorno di Candreva, ancora decisivo, ancora ex, a suggestionare, provare, irrobustire un certo sentimento, una certa passione, una certa curiosità nuova nel cercare, valutare, saggiare dove può arrivare questa strana e bella Lazio sotto l'albero.

    Altre Notizie