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  • Laziomania: Varacci nostri

    Laziomania: Varacci nostri

    • Luca Capriotti
    Varacci nostri. Bisognava dimenticare il derby, ci si è ricordati che esiste la VAR. I 3 punti che avrebbero sciacquato di dosso l’umore cupo post-Roma finiscono strozzati dal replay, in un ingorgo di immagini, riprese, il fallo di Caicedo visto e rivisto, sezionato con interesse cupido di un chirurgo ottecentesco. La guerra dei fotogrammi è partita, ma io preferisco farmi i Varacci miei, e dirvi cosa ho visto. Appena sui piccoli schermi della tribuna stampa ho avuto modo di rivedere l’entrata di Caicedo (prima di Massa, prima del fischio e della corsa verso lo schermo), ho pensato fosse calcio di rigore. Detto ciò, i discorsi sono due, e sono altri rispetto ad un episodio arbitrale singolo, anche se importante. 

    Dobbiamo interrogarci sulla VAR: ci piace, la riteniamo necessaria? Se ci piace, la riteniamo importante, innovativa, necessaria, dovremmo sopportare anche la discrezionalità di chi riguarda le immagini, e la discrezionalità di Massa stesso, dell’arbitro. Dovremmo supportare questa fase di test, con i casi-limite (ammesso che questo di Caicedo lo sia). 

    E punto due, più importante, ora dobbiamo interrogarci sul reale rendimento della Lazio, sulla sua tenuta, sulla mentalità: perché, Varacci nostri, la squadra di Inzaghi non è riuscita a portarsi sul 2-0 che, a livello di figurine, esistono tra i ragazzi di Inzaghi e la Fiorentina. Non solo in teoria: il primo tempo Lazio aveva posto le basi perché poi, in contropiede, si chiudesse la partita, la si portasse a casa. Due occasioni da gol grosse, poca Fiorentina sottoporta (qualcosa, ma niente di così pericoloso), infinite possibilità di ripartire. Il colpevole non è il maggiordomo, pardon, Massa, non si chiama Caicedo, non si chiama VAR. Chi è causa del suo VAR, pianga sé stesso. La Lazio aveva troppo bisogno di una vittoria. Il talento di questa squadra si basa sul superamento ossessivo di record e limiti: si può supportare una comunicazione basata sul rigore solo se serve a creare la giusta rabbia per ripartire, continuare a competere a livelli più alti di quelli sperati. Questa Lazio deve sapere essere sporca e cattiva, cinica, spietata. Questo farà la differenza tra il quarto posto, e il resto. Chi è causa del suo VAR, pianga sé stesso. Oppure non pianga, ma continui a superarsi, a crescere, a sognare. 

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