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  • Le barzellette di Berlusconi non fanno più ridere: è un Milan da 5° posto

    Le barzellette di Berlusconi non fanno più ridere: è un Milan da 5° posto

    Siamo alle solite. Non appena il Milan riesce a mettere in fila un paio di risultati e prestazioni confortanti, puntualmente i ragazzi di Filippo Inzaghi falliscono l'esame di maturità. Con buona pace di chi insiste nel vedere il bicchiere mezzo pieno in una stagione non molto diversa da quella dell'anno passato, da una stampa benevola e compiacente contro ogni logica a un presidente, Silvio Berlusconi, che sembra aver completamente perso il contatto con la realtà. Le allegre scenette da comitiva di boyscout lasciateci in eredità dall'ultima visita a Milanello, nella quale è stata ribadita la presunta superiorità dell'organico rossonero rispetto a quello di Juventus e Roma, hanno trovato la "migliore" risposta possibile nella sconcertante prestazione offerta a San Siro contro il Sassuolo nella prima gara del 2015.

    SOLO CONTROPIEDE - L'ennesima manifestazione dell'imbarazzante pochezza tecnica di una formazione che, se al cospetto degli avversari che la precedono in classifica ha saputo esibire se non altro il carattere e l'orgoglio dei bei tempi andati, ha fallito di nuovo una contro una medio-piccola, come già era avvenuto per esempio con Empoli, Cesena, Palermo e Genoa. Il Sassuolo ha vinto in casa del Milan e lo ha fatto con merito, mostrando quell'idea di gioco che da troppo tempo (dall'addio di Carlo Ancelotti, tanto per essere precisi) è un concetto che non abita più dalle parti di via Aldo Rossi. Perchè passi la giustificazione di non avere più giocatori all'altezza dei vari Nesta, Maldini e Thiago Silva in difesa o di Pirlo, Kakà e Seedorf in mezzo al campo, ma guardando il Milan di Inzaghi si ha la sensazione sempre più diffusa di un gruppo di giocatori che non sappia proporre un'alternativa ad un gioco basato esclusivamente sulle ripartenze e sull'improvvisazione dei solisti.

    Quella stessa improvvisazione che si è trasferita negli uffici dirigenziali e che è stata interpretata al meglio da Adriano Galliani. Come si temeva, in attesa che ritrovi la migliore condizione (ma questo Milan può permettersi di aspettare un giocatore quando il ritardo dal terzo posto è già di 5 punti e Lazio e Napoli sembrano andare ad un'altra velocità?), Cerci non poteva e non può essere il salvatore della patria. Da anni, questa squadra ha bisogno come il pane di rinforzi all'altezza soprattutto in difesa e a centrocampo e puntualmente l'attenzione viene dirottata su calciatori offensivi, certamente più accattivanti nell'ottica del tifoso, ma quel che è peggio è che, in assenza di investimenti da parte della proprietà (a proposito, qualcuno spiegherà prima o poi per quanti il Milan sarà condannato a queste stagioni all'insegna della mediocrità?), le ultime campagne acquisti sono state di bassissimo profilo e all'insegna dell'approssimatività. Con queste premesse, come si può pensare di tornare in Champions League? Il quinto posto sarebbe già un gran traguardo...

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