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  • Bayern-Juve, le probabili formazioni

    Bayern-Juve, le probabili formazioni

    In attacco favoriti Matri e Quagliarella, ma se recupera Vucinic giocherà come unica punta.
    Juve, pronta a sorprendere il Bayern: “È ora di capire quanto valiamo”.
    Più che una grandiosa partita di calcio è una prova di misurazione, un esercizio da geometri e non da architetti. «Dobbiamo capire quanto ci manca, quanto e se siamo lontani dal Bayern». Antonio Conte ha le tasche piene di attrezzi e strumenti, metri, pesi, goniometri ma anche martello, cazzuola, e il secchio col cemento a presa rapida. La sua Juve è attesa da una prova di altissima carpenteria, un lavoro da fare “con i barbìs”, con i baffi, come dicevano i vecchi operai torinesi, quelli che al tornio resero grande la Fiat che, a sua volta, fece grande la Juventus. Tutto collegato. Tutto tenuto insieme da viti, chiodi, bulloni, dadi, controdadi e mestiere. Classe, per carità, ma soprattutto artigianato. Arriva la notte che vale ogni risposta e un bel po’ d’orgoglio: la Juve lo ha portato qui direttamente da Torino, con il camion. Qualcuno è diventato famoso evocando il rumore dei nemici. Nella tradizione operaia, invece, vale di più il bel rumore del cantiere. «Non siamo una vittima sacrificale, non siamo qui per caso ma perché abbiamo lavorato tanto, adesso ce la godiamo con gioia senza lasciare indietro neppure una nostra idea sul calcio». Ma l’intera enciclopedia di Antonio Conte si può riassumere in una frase: «Volevamo fare qualcosa di diverso dall’aspettare, dal subire e dallo sperare nel talento risolutivo di qualche campione». Uno juventino non può essere triste, se è arrivato fin qui. E se Conte parla così tanto di sogno da assomigliare più a Briatore imitato da Crozza, che allo stesso Conte imitato da Crozza, il suo “sooogno” non è un delirio allucinatorio: «Noi vogliamo passare il turno, sappiamo che i tedeschi sono formidabili ma non mancano di qualche punto debole, li abbiamo studiati per bene. E se poi passeranno loro, qua la mano». Nella sua “boita” (così si chiamavano le vecchie fabbriche di barriera), l’allenatore artigiano ha dato ieri gli ultimi colpi di lima per rettificare i pezzi mancanti, per smussarli e levigarli, anche se non ha risolto il dubbio estremo: Vucinic. Irrinunciabile, ma con le gambe molli dell’influenza e un solo allenamento nelle medesime. La sensazione è che proveranno a recuperarlo, a costo di esaurire tutte le scorte di tachipirina del centro Europa. In caso contrario, conferma per Matri e Quagliarella, provati ieri in allenamento. Anche se resta valida l’opzione ulteriore: Marchisio più avanzato, una sola punta di ruolo (il convalescente di genio, appunto) e i bicipiti tremendi di Pogba, uno che può far rimpicciolire pure una montagna di muscoli tedeschi. «Però il modulo non sarà rilevante, visto che l’atteggiamento non cambierà». Dentro lo stadio gommone, una sagoma enorme che rosseggia nella notte ghiacciata, la Juve non sembra spaventata da niente. Anche se Gigi Buffon giura di non immaginarsi nemmeno per scherzo con la coppa in mano, assicura di non sentire il metallo tra le dita: «Non ho fatto neanche le prove generali». Con grande sincerità, il portiere non dispone della misura esatta che i bianconeri cercheranno stasera col metro a stecca, quello che i muratori infilano nella tasca lunga dei pantaloni. «Non ho davvero idea di quanto ci manchi, rispetto ai tedeschi, anche se per la risposta basterà aspettare altri otto giorni. Immagino due partite combattute, stavolta non ci prenderanno a pallonate. Non credo ai complessi d’inferiorità dei tedeschi, però contro di loro ci siamo tolti belle soddisfazioni in nazionale. La Juve ha bruciato le tappe, nessuno poteva immaginare che in sedici mesi saremmo arrivati qui. E se non basterà, pazienza. Nella vita esistono anche quelli più bravi». Che però siano gli altri, resta ancora da dimostrare.
     


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