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  • Lecce, Semeraro:| 'Mai dato soldi a Masiello'

    Lecce, Semeraro:| 'Mai dato soldi a Masiello'

    «Mi sento tradito». Giovanni Semeraro è a Margherita di Savoia, risponde gentile al telefono e non si sottrae alle domande del cronista. «Sono una persona pulita, una persona onesta e trasparente. Lo so, è difficile in queste condizioni farsi credere, ma io in questa brutta storia sto veramente male». Semeraro è stato presidente dell’ Unione sportiva Lecce dal 2006 al 2010, ma dal 1994 è stato sempre l’uomo forte di riferimento del gruppo, in realtà la sua famiglia, che ha gestito la società. Suo figlio Rico l’aveva preceduto dal 2002 al 2005; Pierandrea, il più piccolo, è stato presidente per un anno, fino a giugno dell’anno scorso, a salvezza ottenuta.


    Presidente, come sta?
    Sto male, molto male. Sono amareggiato per questa brutta storia. E’ vero, volevo uscire dal calcio, ma non in questo modo. Il mio nome su tutti i giornali, in televisione, alla radio, collegato a fatti degradanti. Madonna mia, mi sento nell’occhio del ciclone, senza sapere i motivi e l’origine di questa vicenda.

    Se dovesse con una parola esprimere il suo stato d’animo?
    Mi sento tradito. Sì, tradito. Sono in difficoltà, mi creda.

    Il calcio sembra un nido di vipere, giocatori che si vendono, altri che scommettono. Una bisca. Come si può finire in queste trappole?
    E’ terribile tutto ciò. Bugie, intrighi, storie inquietanti. Tanto fango che non riesco a capire neanche da dove proviene. Ci sono troppi intrecci economici, troppe zone ambigue con personaggi strani che circolano attorno alle squadre. Ero convinto e lo sono ancora che il calcio deve essere un gioco, e che le partite si debbono giocare in campo. La lealtà sportiva deve restare un valore educativo.

    Appunto, questo è il tema. Si può inquinare lo sport?
    Insisto: il calcio è un gioco che deve svolgersi in modo corretto e a viso aperto. Si gioca sul terreno e chi è più bravo vince. Invece, non è così. Le zone d’ombra sono tante: gol validi con il pallone oltre la linea non dati, errori madornali, disparità di trattamento. E poi i soldi che girano, tanti soldi, scommesse più o meno clandestine. E’ una situazione di degrado. Siamo scesi in basso. Molte cose non quadrano e così non si può andare avanti.

    Andiamo al dunque: Andrea Masiello dice che l’autogol nel derby è stato volontario. I magistrati di Bari sono sicuri che sono circolati soldi. Una partita vinta con l’imbroglio. Il Lecce è accusato di aver pagato...
    Se lo dice lui, sarà vero. Come faccio a contraddirlo? Io allo stadio di Bari non c’ero, la partita l’ho vista in tv. Non è che ne capisca molto. Non ho una competenza tecnica specifica e non conosco neanche i giocatori. Guardo al calcio con gli occhi del tifoso. A me quell’autogol sembrò naturale, che fosse stato il frutto di un infortunio. Che il giocatore fosse scivolato. Ma se lui insiste, non ho motivi per non credergli. Però sia chiaro che io soldi non ne ho dati, né a lui né ad altri.

    Lei è il riferimento di una famiglia importante, con diversi interessi. Ha costruito un piccolo impero...
    Fin da ragazzo - Semeraro ha la voce rotta, sembra commosso dai riferimenti alla sua storia di piccolo imprenditore via via sempre più affermato fino ai salotti buoni della finanza nazionale - ho sempre vissuto in grande semplicità. Ho lavorato tanto, imparando da mio padre a essere tenace, a produrre ricchezza con il lavoro e l’impegno. Mi sento nel profondo un uomo pulito. Ho sempre agito con trasparenza. Al Lecce ho dedicato molti anni della mia vita e soldi. Adesso il mio nome è al centro di queste cose orribili. Sono esacerbato: onestamente in questa confusione e con questo stato d’animo non riesco neanche a trovare le parole giuste.

    Però qualcosa la deve dire all’opinione pubblica e ai tifosi afflitti dalle notizie giudiziarie.
    Cosa posso fare per convincere gli altri della mia sincerità? C’è un modo per uscire dall’angolo in cui mi trovo? So che è difficile, ma ci devo tentare: non sono persona da brogli. Ho sempre avuto timore di trovarmi in intrecci pericolosi. Per questo, per esempio, sono stato lontano dalla politica e dalle sue manovre. Come farò a uscire da una situazione che mi opprime?

    Il figlio Pierandrea, in mattinata, ha detto che parlerà solo «quando tutto sarà chiarito». Anche lui è stato cortese. Alla richiesta di chiarire la posizione della società sui fatti contestati dai magistrati, ha risposto in modo teso: «non voglio dire nulla, la vicenda si chiarirà e forse alla fine ci saranno grandi risate».

    La sera dell’ultima partita dell’anno scorso (Lecce-Lazio 2-4, 22 maggio 2011), durante la festa con i tifosi divisi tra pro e contro i Semeraro, Pierandrea disse: «Abbiamo grandi progetti per il futuro». La mattina dopo, in una conferenza stampa, il padre lo corresse: «Vogliamo uscire dal calcio, basta quello che abbiamo fatto». L’ex presidente della Banca del Salento, poi venduta al Monte dei Paschi con una plusvalenza miliardaria, sognava di dedicarsi alla Salina di Margherita, acquistata nella primavera dell’anno scorso. «E’ la più grande d’Europa» ha concluso ieri con orgoglio.


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