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  • Leccemania:| Perdere la faccia. E i tifosi

    Leccemania:| Perdere la faccia. E i tifosi

    La vera sconfitta? Aver perso i propri tifosi. Dopo il 'disimpegno' della società anche i supporters giallorossi hanno detto basta e lo hanno fatto nel momento peggiore della stagione, con una salvezza (anzi un miracolo, perché di questo si tratterebbe) tutta da conquistare. Contro la Juventus è andato in scena un film dell'orrore in piena regola, con lo stadio colorato tutto di bianconero, cosa mai accaduta in passato e in special modo in partite di cartello come quella. Di bandiere giallorosse nemmeno l'ombra, striscioni idem, cori e canti spariti come pure i fischi, colonna sonora degli ultimi tempi. Solo indifferenza. Non bastasse, i leccesi hanno dovuto aspettare dentro lo stadio che i tifosi della Juventus defluissero per poter varcare a loro volta i cancelli.

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso? I 30 euro pretesi dalla società per i posti popolari, cifra giudicata esosa dagli ultrà e contestata col mancato ingresso, ma le vere ragioni stanno a monte, e investono come un Tir in piena corsa lo stesso club, la sua politica incapace e sparagnina, i mancati investimenti i cambiamenti di rotta repentini, le promesse non mantenute, i litigi continui con gli allenatori che hanno onorato il loro impegno, i 'progetti' virtuali, le gaffes, l'incapacità gestionale e, di conseguenza, le brutte figure sul campo. Il conto è servito: lo stadio è spoglio, disadorno, la gente non canta più e non è un caso se fino ad oggi il Lecce in casa propria ha conquistato solo un punto senza vincere mai.

    Salvarsi in questo modo avrebbe del soprannaturale. Un ex giallorosso, Francesco Moriero, attuale tecnico del Lugano, ha abbandonato lo stadio domenica scorsa mentre era in corso Lecce-Juventus ed è tornato a casa per scrivere sul suo profilo Facebook: 'Kekko hai sbagliato stadio, questo non è quel posto dove tu lottavi per la maglia, dove tutti erano orgogliosi di quei colori, dove quando tutte le squadre prima della gara andavano a verificare il terreno di gioco venivano sovrastate dalla personalità del mio pubblico che si faceva sentire e ci caricava a mille'. Che tristezza.

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