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  • Lettera a un procuratore: 'Ibrahimovic è un burattino nelle mani di Raiola?'

    Lettera a un procuratore: 'Ibrahimovic è un burattino nelle mani di Raiola?'

    Gentile Cataliotti,
    apprendo dai giornali che Raiola avrebbe già preso la sua decisione sul futuro di Ibrahimovic che sarà quindi costretto ad andare al Manchester United. Ma allora chiedo: i procuratori sono così potenti da poter decidere dove dovrà andare a giocare un proprio assistito senza quasi interpellare quest'ultimo? A me pare che i procuratori usino i loro calciatori come fossero burattini! Non penso di essere l'unico a vederla così. Spero che mi possa rispondere sinceramente senza dover ad ogni costo difendere la sua categoria. Girolamo da Brescia.

    L'intervista che il procuratore ha rilasciato ai giornalisti di Telefoot non va mal interpretata. Ecco cosa ha detto Mino Raiola: "Lo United? E' una grande squadra con un grande allenatore. E' un'ipotesi affascinante. Io ho già preso la mia decisione, ma Zlatan ancora no. E' davvero concentrato sull'Europeo. Per rispetto del torneo, del suo Paese, della sua squadra e del suo ct, deve essere professionale e concentrarsi sull'Europeo".

    Analizzando, quindi, le parole di Raiola, se da una parte l'agente dice di aver preso la sua decisione (cioè, di considerare la piazza di Manchester un'ottima soluzione per il suo assistito in considerazione anche del fatto che lo United ha un grande condottiero come Mourinho), dall'altra fa intendere che la decisione ultima spetta proprio a Ibrahimovic. Ciò in quanto, lo ricordiamo con forza, i contratti di prestazione sportiva sono sottoscritti solo dai calciatori e mai dai procuratori; questi ultimi sono tenuti solo a riportare il loro nome e cognome sul contratto del calciatore, ma in nessun caso hanno potere di firma. I calciatori, pertanto, non sono affatto dei burattini in mano ai procuratori; questi ultimi rappresentano sì i loro interessi, ma, ripeto, non possono sostituirsi ai loro assistiti nelle fasi finali di una contrattazione. Le parti contrattuali, intese come centri di interessi, sono solo due: il calciatore da una parte, e la società dall'altra. 

    L'ultima parola, quindi, spetterà a Ibra, non appena l'Europeo della sua Svezia non sarà finito. E stasera contro il Belgio, quando scenderà in campo per giocarsi un posto negli ottavi, non penserà di certo al suo futuro alla corte, seppure prestigiosa, del Manchester United.

    Jean-Christophe Cataliotti - www.footballworkshop.it

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