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  • Lettera di un padre a un procuratore

    Lettera di un padre a un procuratore

    • Jean-Christophe Cataliotti
    "Uno su cinquemila ce la fa a esordire in Serie A!" non è il titolo della canzone di Morandi, ma è una delle tante statistiche relative ai prodotti del nostro vivaio. Se nella vita normale "uno su mille ce la fa" come intonava proprio Gianni Morandi in una fortunata edizione del Festival di Sanremo, nel calcio le prospettive di farcela sono ridotte al lumicino. 
    L'incipit del pezzo di oggi mi è stato suggerito da un episodio di questi giorni. Ho, infatti, ricevuto sulla mia posta elettronica una "letterina" da parte di un ragazzino di 13 anni. Riporto integralmente il testo della e-mail, dopo aver ricevuto dai genitori dello stesso (di cui, per ovvi motivi legati alla tutela della privacy, non riporto né il nome, né altri dati che possano ricondurre alla sua persona) il consenso alla pubblicazione.

    "Ciao Procuratore,
    sono un 2002, gioco di destro e di sinistro, e tiro forte. Mi piacerebbe fare provini al Nord in grandi squadre perchè penso che sono forte davvero. I miei genitori non sanno che ti scrivo perchè loro vogliono che studio tutti i giorni e che non penso sempre al calcio. Ma io ho in testa solo il pallone e non me ne frega della scuola neanche un po' perchè tanto sono scarso e mi prendono in giro. Chiamami sul mio telefono se mi puoi aiutare. Ora gioco nella xxxx e segno tutte le domeniche. Ma qui nessuno mi vede e io voglio andare alla Juventus. Il mio numero è questo..
    .".

    Ho riletto la letterina più volte senza sapere se rispondere oppure no. Alla fine ho deciso di chiamare, più per curiosità e spirito paterno che per altro. La sorpresa: a rispondere non è il ragazzino, ma un adulto. 
    E' il papà. Mi spiega che la letterina l'aveva scritta lui fingendo di essere il figlio. Dopo un "interrogatorio" incalzante, svela la verità: "Volevo indurla a rispondere e, allora, ho pensato di scrivere al posto di mio figlio".
    Mi sono cadute letteralmente le braccia.
    Riepiloghiamo.
    Un papà si cala nei panni di un ragazzino di 13 anni - suo figlio - e scrive, così camuffato, a un procuratore per cercare di convincere quest'ultimo a trovare per il giovanissimo calciatore un provino alla Juve.
    No dai, non è possibile arrivare a tanto. 

    Siamo stati al telefono almeno un'ora. Il papà mi ha confessato quello che temevo: "Nostro figlio è ormai l'ultima speranza che la nostra famiglia ha per uscire dal tunnel!". E continua così: "Sono rimasto senza lavoro e mia moglie non ha mai lavorato, abbiamo 3 figli da mantenere e siamo rimasti senza reddito, ma solo con un'infinità di debiti".

    Certo mi dispiace venire a conoscenza di realtà famigliari così delicate.
    Mi faccio, dunque, inviare un video del ragazzino. Si vede poco e male, ma riesco in ogni caso a farmi un'idea del giovane calciatore: improponibile! Cioè, spiego meglio: il calciatore non può essere presentato ad un settore giovanile professionistico, pur essendo "bravino". Punto e basta.

    Richiamo il papà e con diversi faticosi giri di parole mi trincero dietro ai numeri delle statistiche e concludo la telefonata più o meno così: "Guardi il ragazzo è bravino, ma consiglio di aiutarlo a migliorare a scuola perchè nel calcio è difficile arrivare in alto. Pensi che uno solo su 5000 mila ragazzini riesce ad esordire in serie A!". 

    Il papà insiste con frasi del tipo: "Mio figlio diventerà un campione", "ha segnato un gol alla Messi proprio domenica", "Mi creda, con mio figlio può diventare ricco anche lei", ecc. ecc.
    Purtroppo devo troncare la telefonata con una scusa, perchè non posso fare promesse che non potrò mantenere. 

    Questo pezzo l'ho inviato poco fa al papà, chiedendogli l'autorizzazione alla pubblicazione su calciomercato.com

    Ha detto di sì, nonostante tutto.
    Penso abbia capito, lui.
    E i genitori degli altri 4999 bambini?

    Jean-Christophe Cataliotti - www.footballworkshop.it 

    E voi che ne pensate? Avete avuto o conosciuto esperienze simili? 


    Guarda il trailer del documentario che ha sconvolto l'America e non solo sui genitori degli aspiranti giovani campioni 


     

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