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  • Lippi:| 'Solo Barça e Real davanti alla Juve'

    Lippi:| 'Solo Barça e Real davanti alla Juve'

    Intervista esclusiva al tecnico di Viareggio.
    Lippi dalla Cina vede Napoli e poi Juve.
    "Inter e Milan in ricostruzione, i bianconeri vengono solo dopo Real Madrid e Barcellona".


    Marcello Lippi con gli occhi a mandorla. Secondo tecnico italiano ad allenare un club cinese, ti chiedi perché un signor professionista come lui, fra l’altro campione del mondo, sia emigrato così lontano. Ma forse ne valeva la pena: la Guangzhou Evergrande, squadra della Chinese Super League, gli garantisce dieci milioni di euro a stagione, con un contratto di due anni e mezzo. Eccolo al telefono per parlare del pallone cinese e soprattutto di quello italiano che segue con grande attenzione, come se abitasse ancora a Viareggio.

    Lippi, come si sta in Cina?

    «Molto bene, c’è tanto entusiasmo nei confronti del calcio europeo, in particolare di quello italiano. Abito in una città bellissima di 17 milioni di abitanti, gli spettatori allo stadio non sono mai meno di cinquantamila, persino in coppa, l’equivalente della coppa Italia che da noi viene snobbata, non si va sotto i trentamila. Insomma sto vivendo giorni meravigliosi e non solo per motivi economici».

    Quale è il suo obiettivo primario?
    «Il mio obiettivo era quello di provare un’esperienza diversa da tutte le altre. Esperienza, fra l’altro, così stimolante che rifarei mille volte su mille».

    Dalla Cina all’Italia, l’Italia di Prandelli. Con la Bulgaria ha pareggiato giocando veramente male….

    «Non ho visto la partita con la Bulgaria perché in Cina, alle 20,45 italiane, sono le tre di notte. Ho letto che l’Italia non ha giocato molto bene ma le attenuanti a Prandelli non mancano: siamo all’inizio della stagione e quindi non in forma ideale, siamo un po’ appagati dopo il bellissimo Europeo, credo che lo stesso Prandelli sia alla giusta ricerca di nuove strade sia sul piano individuale che tattico».

    Ci svela chi è il punto di forza e il tallone d’Achille della squadra azzurra?
    «Il punto di forza sono tre campioni straordinari come Buffon, Pirlo e De Rossi, senza trascurare, però, i tanti giovani che stanno emergendo. Il tallone d’Achille, gliel’ho già accennato, è quello di dover ricostruire sul piano dei singoli e anche tattico».

    Ma cosa pensa del suo erede Prandelli?

    «Penso obiettivamente bene. In tutte le squadre dove è stato ha lasciato un’impronta, far entrare la Fiorentina in Champions, tanto per fare un esempio, è come vincere lo scudetto. Ha conquistato poi un magnifico secondo posto all’Europeo e ora porterà, senza problemi, l’Italia ai mondiali in Brasile».

    Osvaldo sta spopolando…
    «E’cresciuto molto, Osvaldo, e fra l’altro credo che sia il giocatore più in forma del campionato»

    E’ vero che lei ha un debole per Giovinco?
    «Non sono solo, io sono uno dei tanti che stravede per Giovinco in quanto trattasi di un piccolo genio del calcio».

    Senza Pirlo che Italia sarebbe?

    «Senza Andrea sarebbe un po’ in Italia senza testa. Ma perché pensare a un’ipotesi negativa visto che Pirlo sarà il navigatore di questa Nazionale fino al Brasile?»

    Dall’Italia a un’altra squadra che le sta nel cuore, la Juve che è tornata a vincere lo scudetto. Quest’anno può concedere il bis?
    «Sì, può rivincere perché non vedo una squadra più forte di quella di Conte. I pericoli maggiori arrivano dal Napoli che ormai è così completo da poter puntare allo scudetto e dalla Roma che ha nelle sue file fior di campioni».

    Le due milanesi, invece, sembrano in declino…

    «Più che in declino direi che sono in fase di ricostruzione. Tutto questo per tornare, e ci torneranno, agli splendori del recente passato».

    Invece la Fiorentina quest’anno punta in alto…
    «Ed ha perfettamente ragione. Alla Fiorentina non manca nulla, ovvero allenatore, dirigenti, squadra e ambiente per puntare all’Europa. Mi faccia fare un augurio a Toni che nel cuor mi sta: caro Luca spero che a Firenze torni, per un paio di anni, quel magnifico centravanti che sei sempre stato».

    Torniamo alla Juve: in Europa che farà?
    «Io dico che dopo il Barcellona e il Real, che sono le squadre migliori, ci sono il Bayern, il Manchester City, il Manchester United, il Chelsea e, appunto, la Juve».

    Dicono che Conte, carattere forte, è un altro Lippi…

    «Conte è stato un mio magnifico giocatore e vedo che in panchina si sta dimostrando abilissimo. Dicono che assomiglia a me? Beh, io ne sono lusingato…».

    Dieci mesi per omessa denuncia non sono un’enormità?
    «Non mi pronuncio in materia perché le questioni legali sono di lana caprina e ti fanno dire, magari, parole sbagliate».

    Lei, Capello,Trapattoni, Mancini, Ancelotti, Spalletti, Ranieri, Di Matteo, De Biasi, De Canio, ovvero un esercito di allenatori italiani all’estero: perché?
    «Viviamo nell’era della globalizzazione per cui io non ci trovo niente di strano, anzi tutti noi, credo, stiamo vivendo esperienze interessanti e perfino eccitanti».

    Fuoriclasse come Ibra e Thiago Silva vanno all’estero e da noi non arrivano grossi campioni…

    «Per me è una cosa positiva, non negativa. Finalmente possiamo dare spazio ai giovani, guardi in giro quanti campioncini ci sono. E’ questa la strada giusta per far progredire il nostro calcio».

    A proposito, infine, del nostro calcio: qual è la cosa più bella e quella più brutta…
    «La cosa più brutta sono gli scandali che si ripetono con troppa frequenza e gli stadi, quasi tutti orrendi, purtroppo. La cosa più bella è la riscoperta dei vivai, i giovani che cominciano ad avere più peso degli stranieri. E’ questo, lo ripeto, il modo migliore per portare il calcio italiano ancora più in alto».


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