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  • LITTLE ITALY Da Crotone a Liverpool, Padelli: 'Quel you'll never walk alone...'

    LITTLE ITALY Da Crotone a Liverpool, Padelli: 'Quel you'll never walk alone...'

    Il primo italiano a giocare al Liverpool. C'è scritto anche questo nel curriculum di Daniele Padelli, 26enne portiere di Lecco in forza all'Udinese che a calciomercato.com racconta le sue emozioni in Reds.

    Com'è nata l'avventura Liverpool?
    Se devo essere sincero non so di preciso. Nel 2007 ero in prestito al Crotone dalla Sampdoria e non stavo giocando molto, poi è arrivata la chiamata del Liverpool. So che mi seguivano fin dai tempi dell'Under, il mio procuratore mi ha chiamato e mi ha detto: "Vuoi andare lontano?". Io, che sono valtellinese e stavo giocando in Calabria, gli ho risposto ironicamente: "Più lontano di così dove mi vuoi mandare?". E lui: "E' arrivata una proposta del Liverpool, hai più o meno 30 secondi per decidere". Penso di aver impiegato tre secondi a dire di sì.


    Dall'oggi al domani catapultato in una realtà diversa.
    Il Liverpool è un grande club, per me era il top. Per organizzazione, per disponibilità e per tradizione calcistica può essere paragonato a Inter, Milan o Juventus. Appena sono arrivato mi hanno messo a giocare con le riserve, poi si è fatto male Dudek e sono entrato nel giro della prima squadra, diventando il secondo di Reina. Allenarmi ed avere a che fare con campioni come Gerrard e Carragher mi ha permesso di crescere calcisticamente e umanamente. E' un'esperienza che ricorderò per tutta la vita.

    Con chi hai legato di più?
    Nello spogliatoio si parlava inglese ma anche spagnolo, per questo per me è stato più facile inserirmi nel gruppo. In più Zenden e Benitez conoscevano l'italiano e per qualsiasi cosa potevo contare su di loro. Per questo non ho avuto problemi di ambientamento.

    Cosa ricordi dell'esordio con la maglia del Liverpool?
    Praticamente tutto. Ho giocato l'ultima partita di Premier League, contro il Charlton, davanti ad un Anfield tutto esaurito. E' finita 2-2 ma il risultato non era importante per la classifica. E' stata una festa, con tanto di giro di campo. Era la partita prima della finale di Champions League (che poi il Liverpool perse 2-1 contro il Milan ad Atene ndr) e il match d'addio di Fowler. Se ci penso mi vengono ancora i brividi.  Salire gli scalini di Anfield, sentire il You'll never walk alone. Sono emozioni che ricorderò per tutta la vita. Peccato che l'avventura sia finita dopo solo sei mesi.

    Veniamo all'Udinese, in piena lotta per il titolo. Dove può arrivare?
    Non pensiamo allo scudetto, il nosto primo obiettivo resta sempre la salvezza. Nello spogliatoio ce lo ripetiamo, facciamo prima i 40 punti che ci servono, poi vediamo quello che succede. A Udine c'è l'ambiente giusto per lavorare, la società è sana e lavora bene. Non sono sopreso dai risultati che stiamo ottenendo.

    Hai conosciuto da vicino Handanovic e Reina, due dei primi dieci portieri al mondo. Chi è il più forte?
    Difficile dirlo, sono due numeri uno diversi. Reina arriva dalla scuola spagnola, ha un modo di parare diverso da quello di Samir che invece ha una preparazione italiana. Sono due portieri validi, Handanovic credo possa diventare il migliore al mondo. E' giovane, serio, lavora bene e vuole sempre migliorare. Non lascia nulla al caso e non è infastidito dalle voci di mercato riguardo il suo futuro.

    Il tuo futuro?
    Sono a Udine in prestito con diritto di riscatto per la metà dalla Sampdoria. Qui sto bene, ho la possibilità di crescere in un grande club. Non voglio pensare a quello che succederà tra sei mesi, penso a lavorare duramente giorno dopo giorno. Andare via? Tutti sono felici quando giocano, piacerebbe anche a me. E chissà che possa farlo a Udine.

    Chi vince il campionato?
    L'Udinese, perchè no?
     


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