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  • Livaja a CM: 'Mi ispiro a Ibra, Kovacic è un talento. Icardi? Giudicateci in campo'
Livaja a CM: 'Mi ispiro a Ibra, Kovacic è un talento. Icardi? Giudicateci in campo'

Livaja a CM: 'Mi ispiro a Ibra, Kovacic è un talento. Icardi? Giudicateci in campo'

  • Guglielmo Cannavale

Ultimi saluti, ma la sua nuova avventura è già iniziata. Marko Livaja ha lasciato l’Italia, dove era arrivato giovanissimo. Dopo Inter (passando per Cesena) e Atalanta, ora ha firmato per il Rubin Kazan. Ha scelto la Russia per ricominciare, dopo i problemi che ha avuto in Italia negli ultimi mesi. Livaja ha solo 20 anni, magari in Italia tornerà di nuovo fra qualche anno. Nel frattempo si è concesso in esclusiva a Calciomercato.com, per ricordare la sua esperienza in Italia e guardare al futuro:

Partiamo dalla firma per il Rubin Kazan: cosa ti aspetti da questa nuova avventura e come è stato il primo impatto?

"Mi aspetto innanzitutto di ripagare la fiducia che il Rubin mi ha dato. Il primo impatto è stato fantastico. Prima il colloquio con il direttore sportivo che mi ha spiegato nei minimi dettagli il perché mi ha voluto, quando e dove mi ha seguito e che progetti ha per il Rubin e per me. Poi le visite mediche, 8 ore al giorno per due giorni, in 5 istituti di medicina diversi… una professionalità incredibile. Sono felicissimo e non vedo l’ora di cominciare con la maglia del Rubin".

Cosa vuoi dire all'Inter, all'Atalanta e ai loro tifosi? Ti dispiace che non abbiano potuto vedere il vero Livaja?

"Voglio ringraziarli per avermi dato la possibilità di giocare in Serie A e di aver potuto indossare due maglie a cui tengo tanto. Ringrazio i tifosi per avermi dimostrato tanto affetto e avermi sostenuto ed auguro ad entrambi i club tante vittorie. Il vero Livaja l’hanno visto a tratti purtroppo, un po’ per mie colpe e un po’ per colpe altrui. Ma non posso dimenticare bellissimi momenti quali le vittorie contro la Lazio in finale a Gubbio con la primavera, la finale a Londra contro l’Ajax nelle NextGenerationSeries, la partita contro l’Hajduk a Spalato, il mio debutto con l’Inter, i gol al Neftchi a San Siro, la doppietta contro la Roma… tanti bei momenti indimenticabili. Ma questo e’ il passato, ora mi sento al 100% un giocatore del Rubin. Permettetemi però un saluto che ripeto in ogni intervista. E’ un grazie al Presidente Percassi e al figlio Luca per il sincero affetto dimostratomi sempre, in ogni momento, bello e meno bello". 

Hai altri bei ricordi legati all’Italia?

"Un po’ ne ho già parlato nella domanda precedente ma me ne ricordo anche altri: la firma con l’Inter con le parole di Ausilio che mi ha convinto a legarmi ai colori nerazzurri, la mia prima gara con l’Atalanta, il mio primo gol con la corsa sotto la curva dei tifosi della Dea".

Marco Giampaolo a Cesena ti aveva paragonato a Rooney: a quale giocatore ti ispiri? 
"A me piace tanto Ibrahimovic. Mi impressiona la sua forza e la sua tecnica. Una volta ho letto una sua dichiarazione: io sono Ibrahimovic e vinco sempre! Questo è quello che ho detto al telefono ad uno dei miei agenti prima della finale di Gubbio (ride, ndr)… e poi abbiamo vinto".

Cosa ricordi della NextGen Series vinta con l'Inter? Che rapporto avevi con Andrea Stramaccioni?

"Col Mister ho avuto un rapporto bello, mi consigliava sempre facendomi crescere sopratutto tatticamente. La NextGen è stata un’esperienza fantastica. C’era un gruppo di giocatori fortissimi, ma era l’ambiente che era bello. Samaden e Paolillo ci sostenevano come se fossimo tutti i loro figli. Bellissima avventura".

Ti piacerebbe tornare in Italia un giorno? 
"A questo non penso in questo momento. Sono un giocatore del Rubin e voglio fare bene con il Rubin. Voglio fare tanti gol, giocare bene e dare un contributo importante per portare il Rubin ai vertici del calcio russo. Poi nel futuro non si sa mai".

Cosa ne pensi di Mauro Icardi? Pensi che in Italia si facciano troppe polemiche per quello che succede fuori dal campo?

"E’ un buon giocatore. Non lo conosco bene. I nostri destini sembravano incrociarsi quando sono stato vicino al prestito alla Sampdoria, ma poi non se n’è fatto nulla. L’Italia vive di calcio 24 ore al giorno, quindi le polemiche su quello che succede fuori dal campo sono quasi una conseguenza inevitabile. Non è una cosa molto positiva, soprattutto quando si parla di giovani, come Icardi. Noi siamo uguali a tutti gli altri giovani e facciamo le stesse cavolate che fanno tutti i nostri coetanei, ma bisogna giudicarci per quello che diamo in campo".

In Croazia sta crescendo una generazione molto interessante: Kovacic (che è arrivato all'Inter quando tu sei andato via), Pasalic e tanti altri. Vi sentite il futuro del calcio croato?Tra i tuoi obiettivi c'è anche giocare in nazionale maggiore?

"In Croazia siamo poco più di 4 milioni di persone e da sempre, dal nostro campionato, vengono fuori grandi giocatori. E ne verranno fuori sempre. Pasalic abita vicino a casa mia, è un grande talento ed ha un bel carattere. Ha dimostrato tanto in Croazia, ma adesso lo deve fare all’estero dove le cose sono più difficili. Kovacic è un grande talento. Giocare con lui - in nazionale - è sempre un piacere perché in campo ci capiamo senza parlare: mi passa la palla esattamente dove me la aspetto. Farà una grande carriera. È ovvio che come ogni giovane calciatore sogno la nazionale, spero che arriverà molto presto".


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