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  • Lotito: 'Keita-Juve, serve offerta degna. Lazio come il Leicester, su Milinkovic...'

    Lotito: 'Keita-Juve, serve offerta degna. Lazio come il Leicester, su Milinkovic...'

    Dopo la conquista della Supercoppa Italiana della sua Lazio, il presidente Claudio Lotito si è concesso un'intervista al Corriere della Sera, dove ha parlato anche di uno dei casi di mercato di questa estate, quello relativo a Keita Baldé: "L'esclusione di Keita una mia decisione? Diffido chiunque dal dire questo. Ha deciso Inzaghi e quando me lo ha comunicato non ho voluto nemmeno ascoltare la motivazione. Se va alla Juve? Noi rispettiamo le regole. Quando acquistiamo qualcuno, teniamo conto delle esigenze di tutti: le ambizioni economiche del calciatore, il lavoro dell'intermediario, il valore di mercato. Se una società vuole Keita, deve accontentare anche noi. Abbiamo ricevuto tante offerte per lui, dall'Italia e dall'estero, tutte ufficiali, l'ultima nel giorno della Supercoppa. Il giocatore, finora, ha sempre detto no. Se ha un club di suo gradimento va bene, però questo deve portare una proposta pari non dico alla più elevata delle altre, ma almeno alla più bassa. Se andrà via gratis tra un anno? Non lavoro per il denaro, come tanti, ma principalmente per il rispetto delle regole. E sono pronto a lottare fino alla morte per certi principi. Se così ci rimetto dei soldi, pazienza. Vuole intraprendere azioni legali? Se ritiene che i suoi diritti non vengano rispettati, faccia pure i passi che vuole".

    DA MILINKOVIC ALLO SCUDETTO - "Non è vero che cediamo i calciatori per fare cassa. Biglia, ad esempio, ha chiesto di andare via. Ma noi programmiamo e avevamo già Lucas Leiva pronto per sostituirlo. Come Caicedo: lo abbiamo preso in anticipo, così se dovesse partire qualcuno non avremmo problemi. Altro che fare cassa: per Milinkovic ho rifiutato 70 milioni. La Lazio resterà competitiva? Lavoriamo per questo. Siamo una società seria e lo dimostra l'appeal internazionale di cui godiamo. Non possiamo competere a livello di ingaggi con i primi sette o otto club d'Europa, però manteniamo ogni impegno e paghiamo gli stipendi con puntualità. E i calciatori questo lo sanno. Una follia pensare di vincere lo scudetto? E perché una follia? Non mettiamo limiti alla divina provvidenza. In Premier è successo al Leicester, no? La nostra filosofia è chiara: mettere un pezzo in più alla volta, senza compiere passi troppo lunghi. Perché noi vogliamo vincere, ma senza prendere scorciatoie".

    MODELLO LAZIO - "La Juve fattura quattro volte più della Lazio, ma abbiamo vinto noi? Significa che quando ci sono persone capaci e serie e quando c'è una società organizzata con principi sani, si possono ottenere grandi risultati. Mi ha appena chiamato Bianchessi, che ho preso dal Milan per curare il settore giovanile e vedrete che farà un lavoro straordinario. Mi ha detto: sono arrivato in una grande famiglia. Ecco, la Lazio è racchiusa in questa frase. Più bello vincere contro i miei 'nemici' della Juve? La contrapposizione politica non incide nei rapporti personali, anzi proprio Agnelli e Marotta sono venuti da me dopo la partita e si sono congratulati. Andrea ha ammesso che la Lazio ha meritato il successo e lo stesso ha fatto pubblicamente Allegri: parole che rendono onore a entrambi. La festa sotto la curva? Avere riconquistato il nostro popolo è l'aspetto più importante. La gente ha capito che c'è una grande campagna contro di me perché voglio introdurre principi nuovi nella gestione dei club. Ma pian piano ci sto riuscendo: cerchiamo di imporre la trasparenza. Quando sono entrato nel calcio mi ridevano dietro, mi prendevano per pazzo. Ricordo ancora cosa disse all'epoca un dirigente, e non faccio il nome perché non voglio infierire: Lotito salterà presto. Invece sono ancora qui, anzi la Lazio, che ho rilevato moribonda, ha una posizione economica fortissima e un patrimonio immobiliare di oltre 200 milioni. Le tre regole per una società solida e vincente? Numero uno, la scelta dei giocatori: deve avvenire in base alle potenzialità atletico-agonistiche, alla moralità, alla compatibilità economico-finanziaria. Numero due, la catena di comando: cortissima. Ci sono io, c'è il ds Tare, c'è l'allenatore e, in mezzo a loro, opera Peruzzi. Numero tre: il rispetto dei ruoli. Io non mi addentro mai nelle valutazioni tecniche".

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