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  • Lotta di classe:| Il calcio e il nuovo contratto
Lotta di classe:| Il calcio e il nuovo contratto

Lotta di classe:| Il calcio e il nuovo contratto

Ingaggi flessibili e tutela medica. Poi, multe, collegi arbitrali, dentro o fuori rosa: il calcio che cambia è qualcosa che preoccupa o rasserena, a seconda dei punti di vista. I giocatori non hanno più un contratto di lavoro collettivo dallo scorso 30 giugno e per riscriverlo occorrerà, adesso, il pieno di pazienza e di confronti. Il punto di svolta lo ha segnato il vertice ad alta quota (Lega Calcio-Associazione calciatori) andato in scena ieri negli uffici della Federcalcio a Roma: niente commissariamento ad acta, più sfumata l’ipotesi di sciopero dei tesserati dei club, ma parti distanti e non poco.

Le società sono sbarcate nella Capitale affidando al presidente della Confindustria del pallone, Maurizio Beretta, e all’avvocato della Juve, Michele Briamonte, il compito di non indietreggiare sui motivi di possibile rottura, ma di giocare ancora una volta in contropiede consegnando alla controparte le sette regole per la svolta. «Ci vorranno almeno due mesi per trovare l’accordo, ma, intanto, abbiamo fissato dei punti significativi», così Beretta. Quali? La Lega Calcio chiede un contratto per la sola serie A (la B farà da sola vista la consacrata scissione) da dove esce una figura del calciatore meno blindata, ma più al passo con i tempi. Più vinci, più guadagni perché sono i risultati dell’azienda calcio a fare le fortune di grandi o piccoli: così la pensano, ormai, i club e questa è la strada da loro indicata. Ingaggi flessibili, è la traduzione più immediata alla riflessione dei presidenti la cui apertura è solo nella quantificazione del tetto dello stipendio da garantire al proprio tesserato (500 mila o qualcosa di più, di vedrà).

La Lega non cambia marcia, anzi. I giocatori si trovano, per la prima volta, faccia a faccia con un mutamento di rotta epocale: in gioco c’è la loro tutela, la difesa di qualcosa che dovrebbe interessare l’intera categoria della serie A. Quali le contromosse? L’Aic ha fatto le barricate sul tema dei «fuori rosa» così come su quello delle multe invitando, per ora, i suoi rappresentati a non mettere la firma sotto a contratti «liberi» in tutto e per tutto, in attesa del nuovo contratto di lavoro collettivo. C’è da chiedersi come la pensino i diretti interessati. I tempi sono cambiati, le prospettive anche: la via alla fumata bianca si troverà solo se il tetto sotto al quale i club non potranno scendere per quanto riguarda la parte fissa di stipendio segnerà il punto di equilibrio esatto. L’ultima volta che fu messa mano all’accordo collettivo era il 2004. Allora, c’era una sola Lega, oggi la A va da sola.

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