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  • Lussemburgo, ecco il Toro Club 'Noi, anti-juventini all'estero; e Rolandinho...'
Lussemburgo, ecco il Toro Club 'Noi, anti-juventini all'estero; e Rolandinho...'

Lussemburgo, ecco il Toro Club 'Noi, anti-juventini all'estero; e Rolandinho...'

  • Marco Gori

Il Granducato di Lussemburgo rappresenta il cuore dell'Europa: dalla sua omonima capitale (una delle tre sedi istituzionali dell'Unione Euorpea -assieme a Bruxelles e Strasburgo-) si possono raggiungere in poche ore Parigi, Bruxelles e Francoforte, e nel Paese sono presenti cittadini di ogni parte d'Europa e del Mondo: funzionari dell'UE, investitori americani, russi ed arabi, ma anche semplici emigranti attratti dall'altissimo tenore di vita: si tratta, tuttavia, pur sempre di una nazione con una superficie inferiore a quella della Val D'Aosta, con una popolazione di poco più di mezzo milione di abitanti, un quinto della quale concentrata nella capitale: e il fatto che in questo pugno di terra esista un club di tifosi granata, tra l'altro attivissimo, ci pare qualcosa di veramente eccezionale. Per conoscere meglio la realtà del Toro Club Giorgio Ferrini sez. Lussemburgo ne abbiamo intervistato il presidente Roberto Bertelli:


Roberto, sei nato in Lussemburgo da famiglia proveniente dalla Romagna -terra tradizionalmente di fede juventina-, come è nata la tua passione per i colori granata e come l'hai portata avanti negli anni?
"Ho iniziato a seguire il Toro più o meno a metà degli anni ottanta, ed è stato soprattutto per essere in controtendenza: molti immigrati di origine italiana -tra cui mio fratello maggiore- erano di fede juventina: non volendo essere uguale ma 'speciale' ho cominciato a seguire il Toro (più speciale di così non si poteva essere) e ad appassionarmi ai colori granata. Tra l'altro, a quell'epoca il Toro aveva una bella squadra: Lorieri, Francini, Cravero, Dossena e...il mitico Junior. Poi, una volta che hai preso il virus granata, diventa -come canta la 'Maratona'- 'una malattia che non và più via'".

Che cosa significa tifare Toro da così lontano?
"Tanta, anzi, tantissima passione".

Come è nata l'idea di fondare un Toro club a Lussemburgo? E perché hai scelto di affiliarti al "Giorgio Ferrini"?
"L'idea del club è nata una sera dell'autunno del 2010, guardando una trasmissione sul Toro su Rete7: malgrado i risultati deludenti della squadra (era l'epoca di Franco Lerda), mi piaceva molto seguire quel programma, soprattutto perchè c'era come ospite fisso il presidente del 'Toro Club Giorgio Ferrini Nichelino' Mario Cacciolatto, il quale parlava del Toro senza peli sulla lingua. Era possibile per i telespettatori intervenire chiamando oppure inviando dei messaggi, e, vedendo la sua passione per il Toro, mi venne voglia di scrivere a Mario per chiedergli come fare per creare un Toro Club. Lui, una volta letto quel messaggio, mi chiese di chiamarlo sul suo cellulare: lo feci, e lui mi propose di creare una sezione lussemburghese del TC Giorgio Ferrini Nichelino. Credetemi, non ci conoscevamo per niente, non ci eravamo mai visti di persona, eppure il 16 dicembre 2010 era già in Lussemburgo per festeggiare la nascità del Toro Club Giorgio Ferrini Lussemburgo. Eravamo in 6 quella sera, oltre a Mario, e c'era mezzo metro di neve: non lo dimenticherò mai".

Quanti sono i soci del club  e quale è la loro provenienza geografica?
"Del 'Giorgio Ferrini' in generale credo oltre 3.000, mentre per quantro riguarda la sezione Lussemburgo proprio oggi abbiamo raggiunto quota 50 membri con due ragazzi francesi che si sono appena iscritti. Siamo un club 'internazionale' con appunto dei Francesi, dei Lussemburghesi e dei Belgi, un Olandese, una Greca, un Portoghese (ma con un vero cuore granata), e poi, ovviamente, tanti Italiani, provenienti da Piemonte, Emilia-Romagna, Friuli e Toscana. È un club di tifosissimi granata e di simpatizzanti, ma tutti uniti nel nome del Toro e. ovviamente, di Giorgio Ferrini".

Quali sono le attività usuali del club e quali le iniziative?
"Ci ritroviamo al ristorante Adriano and Co., che è anche la sede del nostro club, per seguire insieme ai ragazzi ogni posticipo o anticipo del Toro. Il tutto ovviamente mangiando un buon piatto preparato dallo chef Philippe. Poi organizziamo due trasferte a Torino durante la stagione calcistica. A dicembre, per esempio, siamo andati a vedere Torino-Milan. E durante quel weekend, grazie al nostro presidente Mario, abbiamo potuto calpestare l'erba del Filadelfia....un momento davvero emozionante, da brividi".

Come vedi il Toro quest'anno? Sei soddisfatto della campagna trasferimenti? E cosa ne pensi del caso-Bianchi?
"Il Toro lo vedo abbastanza bene, attualmente abbiamo una buona posizione in classifica ma non dobbiamo esaltarci troppo. Sono piuttosto soddisfatto della campagna trasferimenti. L'idea di pescare giovani talenti in Belgio è buona visto l'ottimo stato di salute della calcio belga, con giocatori giovani come Hazard, Kompany, Felaini e tanti altri. Il caso Bianchi, per quanto mi riguarda, è motivo di grande rammarico: a mio avviso non c'è stata abbastanza chiarezza tre le parti e forse nemmeno troppa convinzione nell'affrontare la situazione di un giocatore che ha dato davvero tanto al Toro. Personalmente sono convinto che il capitano sarebbe stato disposto a rinnovare anche agli standard attuali del club....ma senza un confronto diretto col presidente era difficile farlo. Ripeto, è un vero peccato, perchè ha un grande attaccamento alla maglia granata, più di quanto ne abbia, ad esempio, Ogbonna, che è cresciuto nelle giovanili granata".

Quali sono i progetti futuri del club?
"Stiamo organizzando una nuova trasferta in Italia, pensavo di farla in occasione della gara contro la Roma che si terrà all''Olimpico' a metà Aprile, ma spetterà, come sempe, ai membri decidere...... ".


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