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  • Ma davvero criticare il presidente vuol dire essere meno tifosi?

    Ma davvero criticare il presidente vuol dire essere meno tifosi?

    Si è molto discusso di De Laurentiis in questa settimana, e tanto ancora si discuterà. Carratelli scrive che è la sua estate. Al presidente il protagonismo piace, eccome. È riuscito a calamitare l’attenzione su di sé e a essere divisivo come solo un’altra persona in Italia. Non c’è nemmeno bisogno di nominarlo.Il punto è semplice. Guai a criticare il presidente. Chi si azzarda minimamente a porre rilievi alle sue azioni, dalla capa di leone agli insulti ai giornalisti, viene bollato come non autentico tifoso del Napoli nonché ingrato. E vabbè fin qui ci può anche stare. La storia di Napoli e del popolo napoletano del resto insegna che i capipopolo sono sempre piaciuti e magari questa volta, visti i risultati fin qui conseguiti, si tratta anche di un capopopolo illuminato.

    La verità è che questa logica manichea impedisce un franco dibattito sul presidente. Non capisco come mai si debba solo acriticamente appoggiare ogni suo gesto solo perché ci ha portati dalla serie C al terzo posto. De Laurentiis potrebbe rivelarsi il miglior presidente che il Napoli abbia mai avuto. Ha senso dell’imprenditoria come pochi, è un vero manager. Ha senso innovativo. Ma è umanamente – almeno per me -poco simpatico. Non vorrei un altro presidente per il Napoli, ma non mi sento meno tifoso se non avallo tutti i suoi atteggiamenti.
    Infine una cosa. Quel che mi ha colpito è stata la reazione al rincaro degli abbonamenti. Almeno qui sul Napolista i commenti sono stati quasi tutti positivi, persino l’aumento del 25% è visto con favore dal popolo napoletano. Ecco, in questo Aurelio ha superato Silvio. Avesse aumentato del 25% le tasse, dubito che il più accanito berluscones lo avrebbe difeso. Certo, dalla sua De Laurentiis ha i risultati, e non è poco. Da tifoso, lo amo. Mi ha fatto regalato soddisfazioni che non provavo da una vita, mi ha restituito l’orgoglio di andare in trasferta a testa alta. Ma, perdonatemi, non baratterei nemmeno una Champions per la libertà di dire ciò che penso.

     


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