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  • Magath a CM: 'Mi piacerebbe allenare in Italia, vi spiego com'è il mio calcio'

    Magath a CM: 'Mi piacerebbe allenare in Italia, vi spiego com'è il mio calcio'

    • GM
    Grande ex calciatore della nazionale tedesca e in seguito allenatore importante (tre Meisterschale in bacheca), Felix Magath è anche un profondo conoscitore di calcio. In esclusiva a Calciomercato.com, l'ex centrocampista, ed ex tecnico di Bayern Monaco e Wolfsburg, parla, fra le altre cose, delle recenti eurosfide italo-tedesche, e della sua carriera, in attesa di una chiamata. Magari proprio dall'Italia...

    Signor Magath, in Italia il suo nome è sinonimo di Juventus-Amburgo 0-1, finale di Coppa dei Campioni 1983. Lei è consapevole di rappresentare un incubo per almeno una generazione di tifosi bianconeri e una leggenda per tutti i tifosi delle altre squadre italiane?
    "Sono davvero lusingato. E' molto positivo il fatto di avere avuto un tale impatto sul calcio italiano, specialmente considerando la grandissima stima che ho per il vostro movimento calcistico, per i vostri club e per i calciatori italiani".

    Cosa succederebbe in Germania se, ad esempio, il Bayern Monaco dovesse perdere una finale di Champions League? I tifosi delle altre squadre sarebbero felici, a causa della rivalità interna, o sarebbero delusi, perché comunque in quel momento il Bayern sarebbe il rapppresentante di tutto il paese? In Italia le rivalità interne prevalgono sempre...
    "Quando ci sono partite internazionali, tutti i tifosi tedeschi tifano per tutte le squadre tedesche, senza rivalità interne".

    Ha visto Borussia Dortmund-Juventus 0-3? Cosa pensa dei bianconeri?
    "La Juve è la miglior squadra italiana in questi anni, non è stata una sorpresa vederla vincere a Dortmund, anche con un'assenza importante come quella di Pirlo. La Juve ha giocatori giovani e affamati, non ha paura del futuro". 

    E il Dortmund? Crede che Jurgen Klopp sia arrivato alla fine di un ciclo con i gialloneri?
    "No, è solo il primo anno negativo dopo tre stagioni straordinarie. Jurgen è ancora l'uomo giusto per il Dortmund". 

    In Europa League, dopo aver eliminato l'Inter, il Wolfsburg se la vedrà con il Napoli. Pensa che i Lupi possano vincere la coppa?
    "Sono le fra favorite, proprio insieme al Napoli. Chi passa può davvero andare lontano".  

    Quali sono secondo lei gli elementi che, in questa fase storica, fanno la differenza fra la Serie A e la Bundesliga, e fra la nazionale italiana e quella tedesca? (Soldi? Stadi? Più attenzione per i giovani calciatori? Altro?)
    "In Bundesliga vince un calcio diretto e orientato all'attacco, senza eccessivi tatticismi. In più, la Germania ha lavorato molto per dare spazio ai giovani, sia nei club che in nazionale. Credo che l'asset decisivo sia proprio questo".

    Parliamo della sua carriera di allenatore: lei ha vinto tre volte il campionato tedesco (due col Bayern, 2005 e 2006, e una col Wolfsburg, nel 2009). Di questi titoli, qual è il suo preferito? E perché?
    "Il mio preferito è il Meisterschale vinto con il Wolfsburg, senza dubbio, perché fui bravo a tenere davvero unito il gruppo e a vincere contro ogni pronostico".  

    Nel 2014, lei è stato il primo tecnico tedesco ad allenare in Premier League, al Fulham. Cosa non ha funzionato in quell'avventura?
    "Opinioni differenti sulla conduzione del club". 

    Il suo futuro: che esperienza sta cercando? Una squadra in Bundesliga o un'avvventura in un altro paese, magari in Italia?
    "Sono aperto a tutto. Comunque, avendo lavorato soprattutto in Germania, mi piacerebbe molto un'esperienza all'estero".

    Può riassumere in un concetto la sua filosofia come allenatore? Qual è la caratteristica più importante che deve avere una sua squadra?
    "L'identificazione del singolo con il club e con la squadra. Dedizione totale, voglia di vincere e fiducia in se stessi per poterlo fare". 

    Ultima domanda: qual è il calciatore attuale che più le ricorda le caratteristiche del Felix Magath giocatore? 
    "Mettiamola in questi termini: preferisco i calciatori che lavorano per la squadra e non per se stessi. Due esempi sono Thomas Muller e Andrea Pirlo". 

     

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