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  • Malagò svolta: 'Basta favori ai politici'

    Malagò svolta: 'Basta favori ai politici'

    Il presidente del Coni, Giovanni Malagò ha commentato al Circolo Canottieri Aniene per un evento benefico in favore dell'Ospedale Pediatrico Bambino Gesù: "Non è che i politici sono fuori dalla tribuna d'onore. La tessera nazionale consentiva, compatibilmente col numero dei posti disponibili, di assistere a manifestazioni sportive in genere, non solo le partite della Roma e della Lazio. Le tessere erano in scadenza e abbiamo pensato fosse giusto che questa concessione non venisse rinnovata. Sono stati tutti d'accordo, compresa la categoria dei politici. Non ci saranno categorie privilegiate. Gli unici che avranno questa tessera sono gli sportivi con la 'S' maiuscola che hanno vinto una medaglia alle Olimpiadi o che sono stati Campioni del Mondo. Sono un patrimonio dello sport italiano".

     

    RASSEGNA STAMPA:
    La decisione del neo presidente Malagò "per evitare strumentalizzazioni su favori e privilegi riservati ai parlamentari".
    Il Coni chiude le porte degli stadi: "Basta tessere omaggio ai politici".
    Tutto si poteva immaginare. Tranne la deriva grillina di Giovanni Malagò. Il neoeletto presidente del Coni ha terremotato Roma con una mossa che fa sembrare Papa Francesco un grigio tradizionalista: ha eliminato le tessere gratuite con le quali i parlamentari potevano, per tradizione avita, entrare allo stadio. Panico all’Olimpico. Panico nella Roma generona, che vede in una buona postazione in tribuna Monte Mario un’affermazione del potere assoluto. La Roma dei mille Cafonal di Dagospia che viene immortalata nel magna magna da derby, dove tutti sono amici di tutti e sciarpe giallorosse o biancazzurre possono legare in abbracci commossi persino D’Alema e Gasparri (magari proprio loro due no, che D’Alema non è tipo da abbracci).

    Era un simbolo quella tribuna gremita anche per certi Lazio-Chievo di Coppa Italia, perché nella fenomenologia del potente, ma ancor più del peone, essere ammessi a quel mostruoso privilegio era una cosa da raccontare a parenti e amici per intere settimane, quelle precedenti e quelle successive all’evento sportivo (del quale a non molti interessava realmente, diciamo).

     
    L’importante era essere lì, gratis, per diritto divino. Niente fila, niente parcheggio, visto che più d’uno arrivava in autoblù fin oltre i cancelli, niente coatti da curva. Quello era il posto in cui, forse più di ogni altro, la Roma godona specchiava il suo potere, tra una ferillona abbonata doc e qualche meno nobile bellezza pronta a scortare il potente fin quasi all’entrata degli spogliatoi.
     
    E invece Malagò, principe alato di quel Romanordismo che pensa che qualsiasi cosa al di fuori dei Parioli sia periferia, ha tradito. Sarà stato l’assedio dei grillini (“Arrendetevi, siete circondati!”), sarà che da qualche tempo le società Roma e Lazio parlavano di preferire, tutto sommato, di vendere qualche biglietto in più e avere ospite qualche sottosegretario in meno, sarà che effettivamente la prassi era odiosa.
     
    Sta di fatto che quel che è successo è il crollo di un mondo come lo abbiamo conosciuto finora. Gli annali della Repubblica ricorderanno il 18 marzo 2013 come il giorno in cui gli scrocconi sono stati espulsi dal tempio: sempre che non sia ricordato come quello in cui 150 parlamentari imbufaliti hanno cinto d’assedio e dato alle fiamme il Circolo Aniene che Malagò presiede.


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