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  • Malattia all'ultimo stadio: ormai si gioca nel deserto
Malattia all'ultimo stadio: ormai si gioca nel deserto

Malattia all'ultimo stadio: ormai si gioca nel deserto

  • L.C.
Non è solo questione di risultati, il calcio italiano è sempre più in crisi e una riprova importante arriva anche dal netto calo degli abbonati negli stadi. A bocce ormai ferme i dati certificano l’inesorabile discesa dei ticket stagionali venduti; escludendo Chievo e Cagliari, dei quali non sono disponibili i numeri del campionato scorso, il bilancio segna un quasi meno 20mila (per l’esattezza – 19.989) rispetto ad un anno fa: un dato che si amplifica ancora più escludendo le tre neo-promosse. E che certifica il chiaro declino del pallone come spettacolo “live”, oltre allo scarsissimo apprezzamento dei tifosi verso i nostri disastrati impianti. Tre disastri. Innanzitutto per Napoli, Lazio e Milan questa è una stagione da buttare già nel cestino, perlomeno sotto questo profilo. In assoluto il peggior risultato è quello della Lazio, passata da 23.112 abbonati a 16mila con una perdita secca di oltre il 30 %; un patrimonio di aficionados disperso proprio nell’estate che ha consacrato Claudio Lotito come “deus ex machina” della nostra Federazione. Decisivo nelle segrete stanze ma contestato e snobbato in casa: questa è stata l’ennesima dimostrazione di quanto il Palazzo sia lontano dal sentire dei tifosi. Male anche il Napoli: gli abbonati, ricorda il quotidiano Il Tirreno, calano da 12.500 a poco più di 8.000, complice la prematura uscita dalla Champions, una campagna acquisti deludente e un pessimo avvio di stagione, anche se nelle ultime due partite le cose sono andate meglio. E numeri negativi pure in casa Milan: sono 3.500 le tessere in meno, neanche l’obbiettivo minimo di 21mila clienti fissi è stato raggiunto: toccherà a Pippo Inzaghi e al suo gioco offensivo cercare di riportare i tifosi rossoneri a San Siro. In netto calo anche l’Udinese (-3.400) complice probabilmente il macchinoso restyling del “Friuli” e, a sorpresa, è in caduta anche il Verona (-2.000). Juve e Roma ok. Se la Lazio piange, i cugini della Roma sono i pochi che possono sorridere. La Lupa supera quota 26mila facendo registrare oltre tremila sottoscrizioni in più. Merito del gran campionato dello scorso anno, di un ottimo mercato e di prospettive societarie molto più affidabili del passato, come dimostra l’avanzamento abbastanza spedito del progetto di nuovo stadio a Tor di Valle. Nonostante l’addio di Antonio Conte, bene anche la Juventus: sono 28mila le presenze fisse allo “Stadium”; potevano essere di più se la politica societaria non fosse quella di lasciare una larga quota di posti vendibile ad ogni partita. Si difende anche l’Inter (numeri confermati, attorno ai 30mila, magari qualcuno si starà pentendo...) e chiude bene il Torino (+ 2.020). Stabili la Fiorentina e le due genovesi, con la Samp che vince (di 1.800 tessere) il derby con i cugini. Bene l’Atalanta, quasi incredibile la performance del Sassuolo A Bergamo staccano 10.600 tessere, 2.000 in più rispetto alla passata stagione: numero impressionante se rapportato alla popolazione di Bergamo (118.00). Di fatto un orobico su 11, comprese donne e bambini, ha in tasca la tessera stagionale della “Dea”. Una percentuale ancor più elevata la fa registrare il Sassuolo, nonostante i neroverdi giochino le gare interne a 25 km da casa (a Reggio Emilia); quasi il 20% dei 40mila abitanti ha acquistato l’abbonamento: sono 7.700. Chapeau. Le neopromosse. Come sempre un dato positivo arriva dalla neopromosse. L’Empoli sfondando il muro dei 6mila abbonati - veramente tanti - ha polverizzato il record che resisteva da un decennio; il Cesena è arrivato addirittura a 12mila, numero mai raggiunto nella storia del club romagnolo. Numeri discreti anche per il Palermo che sfiora le 10mila tessere. Ma quanto costano gli abbonamenti ? Prendendo in esame i prezzi delle curve, i settori più popolari, si parte da un minimo di 140 euro dell’Udinese (di fatto 7 euro a partita) e si arriva al massimo dei 280 del Napoli, uno dei chiari motivi del flop della campagna abbonamenti partenopea. Studiando le cifre si nota che se i prezzi sono contenuti gli abbonamenti arrivano: lo dicono i casi di Sassuolo (150 euro), Atalanta (160) e Parma (145). E’ un altro motivo di riflessione per le nostre società e le loro politiche sempre più miope e fallimentari.

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