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  • Mancini e Sousa, andatevene via prima che sia troppo tardi

    Mancini e Sousa, andatevene via prima che sia troppo tardi

    • Fernando Pernambuco
    Fra le quinte del teatro calcistico, una commedia che si ripete è quella dell'allenatore sfiduciato. Continua ad allenare, ma ormai il vuoto si apre attorno a lui. Passa il suo tempo a discutere coi dirigenti, mentre la squadra sbanda e i calciatori si defilano. Di solito la scena avviene dopo qualche mese dall'inizio del campionato. Nel calcio estivo invece dell'allenatore sfiduciato tiene banco l'allenatore sfiduciante, che comincia a seminare dubbi, a mettere le mani avanti e a giustificarsi. 
     
    Prendete, ad esempio, Sousa e Mancini. Il primo ha dimostrato di essere un ottimo tecnico, ha dato un gioco brillante alla Fiorentina e ha giustamente chiesto un rafforzamento, soprattutto relativo alla panchina. Ma i Della Valle nicchiano. E non da ora. Da sempre Andrea, e soprattutto Diego sono attentissimi al bilancio, in termini economici e di ritorno d'immagine. I Della Valle non hanno mai manifestato un grande amore per il calcio, non hanno comprato una squadra, ma un brand. Ora questo brand ha stentato a decollare. Dinamico sul campo, fermo nel versante economico perché non si è sviluppato l'indotto. Cittadella viola, stadio, centro commerciale. Questo sta a cuore a Diego, tutto il resto è secondario. Alla squadra senza brand, si può fare un tagliando, ma non si cambia il motore. Il ritorno di un prestigiatore come Pantaleo Corvino serve poi a fare qualche gioco di meraviglie e illusioni.
     
    Di fronte a questo scenario, ampiamente prevedibile perché i fratelli Della Valle non sono oggetti misteriosi, Sousa ha preso cappello. Si è ritirato sull'Aventino e dichiara che lui si occupa solo di pallone, esercizi, schemi. Poi sarà quel che sarà. Insomma, fa il ragazzo offeso. Un atteggiamento che non aiuta la squadra, ma l'allenatore sfiduciante è così: regge poco la pressione ed è incline alla permalosità. Pensa un po' se dovesse lavorare con Lotito, Zamparini o Preziosi. 
     
    L'altro sfiduciante per eccellenza è Mancini. Non sente troppa fiducia attorno a se' e allora sfiducia, dubita, si lamenta e rimpiange. Da quando è arrivato all'Inter gli hanno comprato fior di giocatori, Banega è l'unico nome degno di un mercato per ora dominato dalla Juve, ma lui continua a dire che "ci vuole tempo" (dopo 2 anni a dir poco mediocri), che "la Premier è molto meglio, che in Inghilterra danno tempo, mentre da noi vogliono tutto e subito". Ora, non pare che, per esempio al Chelsea, abbiano avuto molta pazienza con Mourinho o al Liverpool non abbiano preso drastiche decisioni. Chi decide di allenare grandi squadre dovrebbe saper sostenere grandi pressioni, invece Mancini preferisce "sfiduciare " un ambiente e una società che sente un po' troppo fredda. Forse di fronte a un film che si ripete, intitolato "Aspettando Godot" i nuovi soci di Thohir sono comprensibilmente perplessi. Mancini, vecchio ragazzo un po' viziato, non ci sta: lui sfiducia e sogna un paese dei balocchi, che un tempo esaudiva ogni suo desiderio. Un tempo...E ora?

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