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  • Mancini e Sousa: vince il calcio semplice

    Mancini e Sousa: vince il calcio semplice

    C’è poco da fare. Ogni campionato in Europa esprime una propria peculiarità, legata alle radici storiche e culturali del paese di riferimento. E’ una caratteristica che resiste nonostante il mix crescente di giocatori stranieri. Da sempre in Inghilterra si gioca ad alto ritmo, in velocità e all’attacco. In Germania contano fisico e determinazione. In Spagna si manovra con stile per esaltare le giocate dei singoli. In Italia, storicamente, si fortifica la difesa prima di organizzare qualsiasi puntata offensiva. 

    Curioso come il dibattito si sia sviluppato in queste prime cinque giornate di serie A attorno ai successi di misura ottenuti dell’Inter di Mancini. Se vincere – e non solo per Boniperti – è l’unica cosa che conta, tutto il resto può passare in secondo piano e non si può non condividere il pensiero di Sacchi quando si sorprende delle critiche rivolte ai nerazzurri: hanno ottenuto cinque successi di fila cancellando in un sol colpo i disastri della stagione scorsa, e qualcuno si lamenta perché non giocano bene? Criticare chi ha successo: pure questa è una caratteristica nazionale.


    Mancini ha avuto l’intuizione giusta. In un momento in cui si fa un gran parlare dell’estetica del gioco, perdere di vista il lato concreto del calcio può essere pericoloso. Così il tecnico ha allestito una squadra forte fisicamente cambiando assetto alla difesa con almeno un acquisto azzeccatissimo: Murillo. Prendiamo l’esempio della Roma: dove nascono i guai di Garcia se non in una retroguardia che da anni ormai non riesce a trovare l’assetto giusto pur avendo individuato interpreti all’altezza? E nel caso in cui i problemi non riguardino la linea davanti al portiere, spesso nascono sulla mediana. Pensiamo alla Juventus: le assenze di Marchisio e Khedira hanno finito per esporre a una partenza travagliata i pur bravi Bonucci-Chiellini-Barzagli e non è un caso se la vittoria di Manchester e quella di Genova sono coincise con alcune splendide parate di Buffon. Guardiamo anche al Napoli: non è forse la difesa il reparto su cui Sarri deve ancora lavorare? E poi il Milan: non è la difesa il settore dove negli ultimi anni sono state investite minori risorse in fase di mercato e dunque - proprio per questo - non si è forse cercato di invertire la rotta con il colpo Romagnoli? 

    Sarà banale, ma dopo cinque giornate la classifica parla chiaro: l’Inter capolista ha subito un solo gol, la Fiorentina (altra interprete del gioco concreto) appena 3. Il Milan invece 8, la Roma 6 come il Napoli, la Juve 5. Il calcio è un gioco semplice: regola immortale. Proprio la Fiorentina, al momento inseguitrice dell’Inter, ha fatto storcere la bocca ai suoi esigenti tifosi: ma dopo le belle geometrie di Montella è arrivato un tecnico dotato di senso pratico come Paulo Sousa e le cose in classifica vanno meglio. 

    Essere solidi davanti alla propria porta significa avere una chance in più degli avversari. Le giocate dei campioni (vedi Icardi o Jovetic) fanno poi la differenza. E per solidità si intende anche semplicità, ovvero saper rendere facile ogni soluzione in apparenza difficile. Come l’Inter appunto, che vince 1-0 senza fronzoli. Non come la Juve preda di una crescente confusione tattica o come la Roma che non riesce più a pensare in grande. L’esempio di calcio solido e lineare di Mancini (con il benestare di Capello) e del deb Sousa è quello vincente, per adesso.

    Luca Borioni


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