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  • Mancini: 'Ero della Juve, Bettega il mio eroe. Futuro? Sogno la Nazionale'
Mancini: 'Ero della Juve, Bettega il mio eroe. Futuro? Sogno la Nazionale'

Mancini: 'Ero della Juve, Bettega il mio eroe. Futuro? Sogno la Nazionale'

Roberto Mancini, ex allenatore dell'Inter, si racconta in un'intervista al Corriere dello Sport: "La mia stanza da bambino? Di calcio c'erano un paio di scarpe e un pallone di cuoio, quei palloni di cuio che andavano tanti anni fa. Quelli di cuoio con le pezze legate l'una all'altra con i lacci. Poi pian piano sono andati modernizzandosi e ogni Natale io chiedevo a Babbo Natale un paio di scarpe nuove e un pallone da calcio. Di che squadra ero allora? Della Juventus, Bettega il mio eroe". 

Sul passaggio al Bologna: "E' una storia divertente. Potrei dirle che passai con i rossoblù perché mia mamma un giorno doveva andare a Bologna da un dentista. Mio pare si organizzò in modo da andarci quando c'erano dei provini. Una volte le squadre facevano molti più provini durante l'anno, per i giovani che venivano da fuori. Quindi si organizza senza dire niente a mia mamma, perché mia mamma non voleva che io mi mettessi grilli calcistici per la testa. Non aveva tutti i torti: avevo tredici anni. Di nascosto". 

Gli allenatori che gli hanno dato di più: "Non ho conosciuto tanti allenatori, perché ho avuto per molti anni Boskov ed Eriksson. Credo che loro due siano stati gli allenatori dai quali ho appreso di più".

Delusioni e gioie: "E' chiaro che la sconfitta della Samp nella finale di Coppa dei Campioni con il Barcellona è stata devastante. Anche per come avvenne, nei supplementari. Un'occasione unica, per cui il rimpianto e la rabbia furono immensi. Ma questo fa parte dello sport".

Su Ranieri: "Hanno sbagliato. Perché Ranieri ha fatto una cosa che non avverà più nei prossimi mille anni. Era più giusto retrocedere con Ranieri per poi tornare di nuovo in Premier. Perché in Inghilterra non è che facciano un dramma se retrocedono un anno. Poi non è detto che sarebbero retrocessi con Ranieri".

Sulla Nazionale: "Andai per la prima volta con Bearzot nel 1984, a 20 anni. Poi una notte uscii a New York, quando eravamo in tournée, lui si arrabbiò, io non lo chiamai per scusarmi e così persi i mondiali dell'86 in Messico. Poi con Vicini facemmo gli Europei dell'88, i mondiali del '90, poi potevo fare quelli del '94 ma cambiarono gli allenatori. Sacchi? Avevo un bel rapporto".

Esperienza più bella da allenatore: "L'Inghilterra è stata una bellissima esperienza: le partite sono divertenti, le squadre non pensano tanto a difendersi perché tatticamente non sono così evolute. Balotelli? Mario lo conosco bene. Aveva grandi qualità quando ha debuttato. Al Manchester ha fatto bene perché comunque ha fatto gol, abbiamo vinto quasi tutto anche con lui. Poi non so cosa sia successo, è stato un dispiacere. Rischiare di buttare via una carriera che poteva essere formidabile. Gli ho parlato tante volte, speravo potesse capire". 

Sull'Inter: "Abbiamo costruito una buona squadra e poi ci siamo lasciati perché secondo me non c'erano le condizioni giuste per lavorare bene e per lavorare insieme. Poi quando si è in un momento di cambiamento, arrivano proprietari da un altro continente che non sanno tanto di calcio italiano, diventa un po' difficile lavorare e far capire che con poco quest'anno l'Inter poteva lottare per il vertice". 

Sul futuro: "Ora aspetto la fine del campionato. Vediamo cosa accadrà e cosa potrà arrivare di nuovo, per continuare a vincere. Romanticamente mi piacerebbe allenare la Nazionale. Per tanti motivi. Giovani italiani? Berardi è molto forte. Bernardeschi, Chiesa, Donnarumma, Locatelli. Tempo un paio d'anni e credo possa venir fuori una buona Nazionale. Gagliardini dell'Inter, mi sembra un bravo giocatore. Il più forte al mondo? Messi".

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