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City, Mancini: posto assicurato anche nella storia

City, Mancini: posto assicurato anche nella storia

Roberto Mancini resta al suo posto, solo che non è più lo stesso. Non semplicemente sulla panchina del Manchester City ma ormai nella storia del club perché il trionfo in Fa Cup porta il suo nome e qui non si sta parlando di un successo qualsiasi.

Sono passati 35 anni, 2 mesi e 16 giorni dall'ultimo trofeo alzato dai Citizens, un'eternità e la vittoria di Wembley contro lo Stoke City (1-0) arriva giusto nel giorno in cui il Manchester United si porta a casa la 19ª Premier e diventa la società più titolata d'Inghilterra con il sorpasso sul Liverpool. Togliere spazio ai rivali significa estasi per tifosi che da decenni si sentono definire: «noisy neighbours», vicini fastidiosi. Da ieri vicini pericolosi.


L'unico gol di una partita nervosa e tirata arriva da Yaya Touré al 73' e non può che essere lui, l'uomo più pagato d'Inghilterra (212 mila euro a settimana) a firmare la prima coppa degli sceicchi. In tribuna il presidente Mansour bin Zayed Al Nahyan vicino al primo ministro David Cameron e anche questo è un segno di rivincita dei miliardari considerati invasori e diventati parte del sistema. Ieri hanno annunciato che lo stadio prenderà il nome dai nuovi sponsor (tutti arabi) e che la squadra diventerà stellare. Mancini ha centrato l'obiettivo, con molti soldi a disposizione e alcune idee fisse che hanno consentito alla squadra di crescere.

Non si è lasciato prendere in ostaggio da Carlito Tevez e dalle sue smanie di cessione («se vuole andare è libero») e ha insistito su Mario Balotelli, senza proteggerlo e senza escluderlo. Lo ha sgridato per le multe, insultato per le espulsioni e prima della gara contro lo Stoke City lo ha pure minacciato: «L'ho avvertito che se mi avesse deluso lo avrei sostituito subito, anche dopo un quarto d'ora» e Balotelli si è meritato la bottiglia di champagne che va al «man of the match» e ancora meglio, ha festeggiato. Vera partecipazione, sfilata con i compagni per il campo e saltelli sotto la curva che intona: «Oh Balotelli he's a striker, he's good at darts». Un coro perfetto che racconta dell'attaccante bravo a freccette, folle e talentuoso. Su quelle rime si scatena anche il Super Mario incapace di sciogliersi dopo la tripletta nerazzurra: «Una bella emozione, soprattutto dopo tante critiche. Ho dimostrato che ho fatto bene a venire qui».

Mancini non ha neanche bisogno di controllarlo durante la festa, dopo un anno di strigliate, lo lascia libero e si gode il momento. Gli applausi, i complimenti dell'amico Lombardo che lo travolge, le pacche dei giocatori. È il terzo italiano che conquista la Fa Cup, prima di lui Ancelotti (l'anno scorso) e Vialli (nel 2000) entrambi con il Chelsea. Il primo trofeo inglese lo lega ancora una volta al suo compagno di sport, Gianluca Vialli e il tutto succede a 20 anni dallo scudetto della Sampdoria. Date che si rincorrono e conti che si azzerano come l'ultimo striscione che resta appeso alle balconate di Wembley: un enorme 35 barrato. È arrivato Mancini, l'attesa è finita.


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