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  • Mancini: 'Inter 6 da Scudetto, no a Pirlo. Sacchi? Con i 3 olandesi del suo Milan...'

    Mancini: 'Inter 6 da Scudetto, no a Pirlo. Sacchi? Con i 3 olandesi del suo Milan...'

    Roberto Mancini si è concesso a un forum di mercato con la redazione del Corriere dello Sport e sono stati tanti i temi trattati dall'allenatore dell'Inter, a partire dalla sconfitta contro il Napoli.

    Mancini, come è stato il ritorno dopo il ko di Napoli? 
    (Sorride) "Faticoso perché siamo arrivati tardi…". 

    E’ passata la rabbia per la sconfitta? 
    "Il dispiacere per il risultato subito dopo la partita è forte, ma poi uno metabolizza e cerca di pensare solo alle cose positive". 

    Sarri sostiene che l’Inter ha avuto solo un’occasione in 90'. 

    "Non mi risulta che sia andata così. Il Napoli è stato bravo e Higuain ha fatto la differenza con un gol straordinario dopo un minuto. Passare subito in svantaggio ci ha messo in difficoltà nel primo quarto d’ora, poi la partita è stata normale ed equilibrata. Credo che la nostra sia stata una delle migliori prestazioni di questo campionato e le cose positive sono state parecchie". 

    Cosa c’è invece da rivedere? 
    "A Napoli ci può stare di essere messi un po’ sotto. Anzi, pensavo ci mettessero molto più sotto... Andare sullo 0-1 dopo 60 secondi ti scombussola, ma poi, a parte i primi 15' in cui loro hanno tenuto più la palla, siamo stati bravi". 

    Sui due gol subiti c’è stata qualche vostra disattenzione? 

    "Sul primo c’è stata una svirgolata di Murillo, ma Higuain si è inventato il gol da campione. Sul secondo è partito nel momento in cui i nostri centrali stavano salendo perché ha capito che Albiol di testa poteva mettere la palla lì e poi ha calciato in diagonale. E’ stato lui che ha fatto la differenza, non i nostri errori". 

    A mente fredda sull’arbitraggio di Orsato è sempre critico come lunedì sera? 
    "Sì, la penso esattamente come ieri. Il primo di Nagatomo non era assolutamente un fallo da ammonizione e anche il secondo era un mezzo fallo perché Yuto non va diretto sull’uomo". 

    Quanti punti vi hanno portato via le espulsioni secondo lei ingiuste di Murillo contro il Palermo e Nagatomo contro il Napoli? 

    "Non so, ma non voglio parlare di questo. Il mio discorso è più generale e riguarda anche tutte le altre squadre. Prima di cacciare un giocatore o di ammonirlo, il fallo deve essere davvero da ammonizione". 

    Forse l’Inter è più a rischio di ammonizioni ed espulsioni perché è una squadra fisica? 
    "Forse, ma le statistiche dicono che facciamo meno falli di tutti e non abbiamo né giocatori che simulano né che picchiano". 

    Felipe Melo però in campo... si fa sentire, non crede? 
    "Sì, è aggressivo e ci sta che faccia qualche fallo, ma non è cattivo. Assolutamente". 

    Nel dopo partita del San Paolo, parlando con De Marco a Mediaset, è stato abbastanza duro con la categoria arbitrale. Teme ripercussioni? Gli arbitri a volte sono... permalosi. 

    "Che gli arbitri sono permalosi lo dite voi. Se un ex arbitro (De Marco, ndr) va in tv, non deve difendere gli ex colleghi, ma spiegare il regolamento e le dinamiche che portano a un fischio. Un avvocato difensore della categoria arbitrale non serve a nessuno, come non servono gli ex calciatori che fanno i commentatori e cercano di tenere sempre il piede in due scarpe". 

    L’Inter è la squadra di Serie A che fa meno falli, ma ha subito 4 rossi in 14 giornate. Dovete imparare ad essere più furbi? 
    "Dobbiamo imparare... a simulare, ma non ne siamo capaci perché ho una squadra composta da bravi ragazzi, calciatori che non fanno le cose che non vanno fatte". 

    In Italia c’è chi si allena a simulare? 

    "C’è chi è predisposto a simulare. E non solo in area... Questa è la patria dei simulatori perché da noi fischiano al primo contatto, mentre in Inghilterra, in un campionato più duro, anche se non ho con me le statistiche credo ci siano meno espulsioni. In Italia si fischia e si ammonisce per niente. Tutto questo è sbagliato e gli arbitri dovrebbero imparare a fischiare di meno, senza farsi condizionare dal pubblico. Purtroppo questo è sempre stato un problema della Serie A". 

    Lei da calciatore ha mai simulato? 
    "Sì mi è capitato, ma non l’ho mai fatto in maniera spontanea". 

    Sono i simulatori la cosa che trova più insopportabile del nostro calcio? 

    "No, peggio... le interviste nel dopo partita. Sono sgradevoli: in Inghilterra durano 15' e vai a casa, in Serie A un’ora e mezzo di domande. Senza che i club ne traggano vantaggi economici". 

    Higuain è il miglior centravanti “puro” al mondo? 
    "Higuain in Italia è come Messi nel mondo. In Serie A c’è lui e tutti gli altri... dietro: fa 1-2 gol a partita e può essere decisivo a ogni palla che tocca".  

    Avere Higuain dà un vantaggio al Napoli nella corsa per lo scudetto? 
    "In questo momento credo di sì. Sta dando al Napoli quello che le altre squadre non hanno". 

    Perché gli azzurri, che più o meno hanno lo stesso organico dello scorso anno, adesso stanno volando? 

    "Hanno cambiato il modulo e dopo anni in cui giocano insieme, sono migliorati. Sarri ha fatto un buon lavoro e Higuain segna come in passato". 

    Quando sostiene che ci sono formazioni più attrezzate nella corsa per il titolo lo dice per togliere pressione all’Inter? 
    "Napoli, Roma, Fiorentina e Juventus sono più attrezzate di noi perché giocano insieme da tanto tempo. La Juve ha cambiato tre pedine di un certo calibro, ma ha messo dentro 4-5 calciatori importanti, le altre si conoscono da più anni. Se saremo bravi a restare in alto fino in fondo, vedremo quello che succederà". 

    La Juve è già rientrata in corsa per il titolo? 

    "Sì e non mi ha stupito perché credevo che sarebbe tornare nel gruppo di testa. I 7 punti di distacco dal Napoli sono recuperabili perché magari allungherà la sua serie o ne farà un’altra così". 

    La Roma invece non è stata capace di fare l’ultimo salto di qualità. Perché? 
    "La Roma è una squadra forte, ma Roma è… Roma. E questo vale per la Roma e per la Lazio. Un giorno sei qua (mima in alto, ndr), un giorno sei sotto il tavolo. Intendiamoci questa è la più bella città del mondo e ci sono stato benissimo per 7 anni, ma lavorarci per tecnici e giocatori non è semplice. Ciò premesso, i giallorossi sono in corsa piena per lo scudetto. Magari loro tra due giornate vinceranno a Napoli e noi conquisteremo i tre punti (a Udine, ndr)... Almeno trascorreremo un Natale di festa. Il campionato, però finisce all’ultima giornata: dopo aver recuperato 8 punti a 6 giornate dalla fine allo United e dopo averne “mangiati” 9 alla Juve con la Lazio, ho imparato che nel calcio può succedere di tutto". 

    Si aspettava un impatto simile sul nostro calcio di Paulo Sousa? 

    "La Fiorentina gioca bene, ma giocava bene anche lo scorso anno. Giocando insieme da tanto tempo, arriva un momento in cui le cose diventano automatiche. Ai viola sta accadendo adesso". 

    Alla Lazio sta succedendo il contrario. Perché? 
    "La Lazio lo scorso anno ha fatto tanto, forse troppo. Non si può sempre andare oltre il proprio limite". 

    Da ex laziale le dispiace vedere l’Olimpico biancoceleste sempre più vuoto? 
    "Mi spiace di questa situazione perché la Lazio è un grande club. Speriamo che l’Olimpico torni a riempirsi: nella Lazio ho vissuto momenti indimenticabili e quella è stata la squadra più forte nella quale ho giocato". 

    Adesso che siete entrambi a Milano, come sta vivendo l’amicizia con Mihajlovic? 

    "Siamo entrambi impegnati e siamo andati a cena qualche volta, ma ci siamo visti più volte per i derby amichevoli che per cenare insieme". 

    Da interista dentro, lei sarebbe mai andato al Milan come ha fatto Mihajlovic? 
    "Non mi hanno mai cercato e adesso credo che sia abbastanza difficile che lo facciano, ma se uno fa questo mestiere non può escludere niente". 

    Chi sono i migliori giovani allenatori italiani? 
    "La nostra scuola resta la migliore. Montella e Di Francesco sono bravi e danno alle loro squadre qualcosa di importante". 

    I nostri tecnici piacciono anche all’estero: Ranieri è primo con il Leicester... 

    "Mi fa piacere per Ranieri e per il Leicester dove ho giocato per un mese, prima di andare alla Fiorentina". 

    Sorpreso dalla sua Inter seconda nonostante gli 11 volti nuovi rispetto al 2014-15? 
    "Per costruire una squadra ci vuole tempo, ma se nel frattempo arrivano anche i risultati...". 

    Firmerebbe per il secondo posto finale? 
    "No. E’ difficile firmare per il secondo posto per uno sportivo". 

    Nel 2004 lei ha ricostruito un’Inter vincente. Le piace essere considerato l’uomo della seconda ricostruzione? 
    "L’Inter nel 2010-11 ha finito un ciclo e, dopo aver vinto tutto, se ne sono andati giocatori chiave. Per ricostruire ci vogliono tempo e il lavoro di allenatori e dirigenti. Piano piano l’Inter arriverà a rivincere il campionato". 

    Per Mancini sarebbe un’impresa più grande vincere il primo scudetto dopo 18 anni di digiuno come nel 2006-2007 o il primo titolo dopo il triplete, magari già questa stagione? 

    "Sono stato felice di aver vinto dopo tanti anni, ma il lavoro c’è stato anche da parte di chi mi ha preceduto. Adesso spero che possa andare allo stesso modo, anche se faccio un po’ più fatica perché per me questa è la seconda volta all’Inter. E se da una parte ho il vantaggio di conoscere l’ambiente, ripetersi dove hai fatto bene è sempre abbastanza complicato". 

    Ha fatto un voto in caso di scudetto dell’Inter? 
    "L’ho fatto lo scorso anno e sapete com’è andata. Stavolta niente voto". 

    Ci dia qualche motivo per cui l’Inter può puntare al tricolore. 

    "Perché crederci non costa niente e sognare è la cosa più bella che si può fare. Perché l’Inter ha una grande storia e una tradizione che le consente di giocarsela fino in fondo. Perché penso che i nostri giocatori stiano facendo un grande lavoro e non si fermeranno fino alla fine. E perché non avremo le coppe europee: a marzo questo potrebbe essere un vantaggio, a livello fisico e mentale, se le altre saranno ancora in corsa. Detto questo, il nostro obiettivo è qualificarci per la prossima Champions League, meglio con il secondo posto che con il terzo almeno evitiamo i play off". 

    Per costruire una squadra che possa far bene il prossimo anno in Europa quanti altri innesti servirebbero? 

    "Difficile dirlo anche perché bisogna vedere qual è l’obiettivo: passare la fase a gironi, arrivare fino in fondo... Al City pensavano di avere sempre una rosa almeno da semifinale e nonostante questo andavamo fuori prima. Ogni squadra ha un suo processo di maturazione e comprare 8-9 giocatori a stagione non sempre aiuta: alla Samp abbiamo fatto bene con 1-2 innesti a estate, cementando il gruppo che avevamo costruito". 

    Che voto darebbe alle prime 14 giornate di campionato dell’Inter? 
    "6". 

    Non è un po’ severo? 

    "No, è una sufficienza piena. Con 6 a scuola si viene promossi". 

    Come ha fatto a cambiare la testa dell’Inter così in fretta? 
    "Lo scorso anno rivoluzionare tutto in poco tempo non era semplice. Adesso si stanno vedendo i risultati di quel lavoro". 

    Le dà fastidio se qualcuno dice che l’Inter gioca male? 
    "Meglio giocare male e vincere che perdere dando spettacolo". 

    Reputa eccessive le critiche che avete ricevuto finora? 
    "Non mi danno fastidio. Ognuno vede le partite a suo modo e la pensa come vuole". 

    Sacchi sostiene che l’Inter giochi un calcio antico. Esiste un calcio giovane e uno antico? 

    "Non mi interessa fare polemica. Non c’è un depositario della verità nel calcio: non lo è Sacchi e non lo sono neppure io... Ognuno dà la sua opinione e tutte sono da rispettare. Come tecnico sono uno che guarda la realtà: se avessi Gullit, Van Basten, Maldini, Baresi, Donadoni e tutti gli altri campioni di quel grande Milan giocherei un certo calcio, ma a disposizione ho un’altra rosa e quando affronto una formazione più forte che non posso mettere sotto perché ha più certezze ed è insieme da più anni, mi adatto. Sarebbe da fessi comportarsi in un altro modo. Una squadra cresce se fa i risultati anche all’inizio, quando non è al 100%. Rimanere attaccati alle prime può essere importante in vista della crescita futura". 

    A proposito di crescita, Icardi quanto può migliorare? 

    "Mauro è giovane ed è il classico attaccante da area di rigore che fa sempre 20 gol. Ha un tipo di gioco che necessita dell’aiuto della squadra, ma ha margini di miglioramento importanti". 

    Finora ha segnato poco. Sia lui che Dzeko. 
    "Edin ha bisogno di tempo per capire il calcio italiano. In Premier si gioca in maniera più aggressiva, ma ti lasciano spazi. In Italia c’è più tattica. Vedrete che farà 20 reti. Come Mauro". 

    E’ difficile far coesistere sul campo Icardi e Jovetic? 
    "Hanno bisogno di giocare insieme 6 mesi e non è detto che bastino per trovare un’intesa". 

    Perché Jovetic sembra più adatto alla Serie A che alla Premier League? 

    "E’ una punta tecnica ideale per l’Italia e la Spagna, ma in Inghilterra ha comunque vinto un campionato". 

    Contro Frosinone e Napoli si è visto il vero Ljajic, quello che lei ha voluto all’Inter? 
    "A lui avevamo pensato anche a giugno, ma non sapevamo se la Roma lo avrebbe ceduto. Appena si è presentata l’occasione l’abbiamo colta al volo". 

    A gennaio pensa ad altri acquisti? 
    (Sorride) "Dovete chiederlo a Michael (Williamson, il corporate director nerazzurro presente al nostro forum, ndr)... Ora dobbiamo fare del nostro meglio per conquistare più punti possibili fino al 20 dicembre, poi valuteremo se sul mercato c’è qualcosa che può aiutarci. Cambiare volto alla squadra a gennaio non è semplice: servono elementi che si adattino subito e che facciano la differenza. Mica facile...". 

    Sapete in quali reparti dovete intervenire? 

    "Sì". 

    Pirlo vi darebbe una mano? 
    "E’ forte, ma con lui non abbiamo mai parlato. E non abbiamo pensato a un rinforzo lì in mezzo". 

    Neppure a Biglia? 
    "Non credo. Potremmo avere bisogno in altri ruoli". 

    Magari un esterno offensivo a destra come Bellarabi... 
    "Bellarabi è un bravo giocatore, gioca in Champions con il Bayer ed è difficile da prendere a gennaio". 

    Feghouli, Ben Arfa, Van der Wiel e Ivanovic: scelga un parametro zero che farebbe fare un salto di qualità all’Inter la prossima stagione? 

    "I nostri scout (guidati da Mirabelli sotto la supervisione del ds Ausilio, ndr) sono bravi, lavorano bene e conoscono tutti i giocatori che si svincoleranno. Vedremo quello che potremo fare". 

    Ripensando allo scorso mercato estivo, è Dybala il suo più grande rammarico? 
    "Dybala è bravo e ha un grande futuro perché è tecnico e veloce. E’ stato il nostro primo obiettivo". 

    Stavolta la sua telefonata non ha fatto la differenza come in altri casi. Ha trovato il telefono dell’argentino... occupato? 
    "No, uno parla e spiega quello che ha in mente, ma ci sono anche le altre squadre e capita di non prendere un calciatore". 

    All’Inter Dybala avrebbe giocato di più rispetto alla Juventus? 

    "Mi sembra che stia giocando anche alla Juve". 

    Qualche mese fa avete pensato anche a Perotti che sfiderà sabato in Inter-Genoa? 
    "Sì perché è molto bravo, ma non era facile da acquistare". 

    Rammaricato dal fatto che Totti finirà la carriera senza che lei lo abbia potuto allenare? 
    "Lo posso allenare a... Paddle (ride, ndr). Prima o poi dovrà smettere perché i giocatori non sono eterni. Lui è forte, quello che forse mi assomiglia di più come colpi di tacco e gol segnati, ma facendo il centravanti ne ha realizzati di più". 

    Cosa manca a Balotelli per essere nuovamente l’attaccante che lei ha lanciato all’Inter nel 2007 e ha valorizzato anche al City? 

    "Spero che possa tornare quel giocatore capace di pensare solo al calcio, che sarà la sua vita per i prossimi 10 anni. E’ un po’ di tempo che non lo alleno e non so cosa sia successo, ma quest’anno al Milan aveva iniziato bene". 

    Chi vincerà il Pallone d’Oro? 
    "Impossibile dire chi sia più forte tra Messi, Ronaldo e un Neymar che sta diventando un altro Messi. Credo comunque che vincerà ancora Messi". 

    Vota Florenzi come gol dell’anno? 
    "Sì perché sennò vince tutto Messi". 

    Per Mancini in passato la panchina della Nazionale è stata una possibilità? 

    "Non c’è mai stato niente". 

    Le piacerebbe un giorno ricevere una chiamata dalla Figc e... 
    "L’Italia è un’avventura molto importante e non capita spesso. Devi essere fortunato ed essere libero nel momento giusto. Se capitasse sarebbe una cosa fantastica". 

    Non crede che le mancherebbe il contatto quotidiano con il campo come successo a Conte? 
    "Guidare la Nazionale è diverso rispetto ad allenare tutti i giorni, ma chi fa il ct e viene da un club, deve adattarsi". 

    Perché dopo diversi anni all’estero ha sentito il richiamo dell’Italia? 

    "Non era mia intenzione tornare, ma se ti chiama l’Inter...". 

    Ha notato che dei nostri tecnici emigranti lei è l’unico che ha fatto ritorno in Serie A? 
    "Vuol dire che gli altri sono più furbi di me. Evidentemente sono ancora fuori perché non amano le... interviste post partita (sorride, ndr). Lavorare all’estero ti arricchisce e ti fa crescere perché lì il calcio è vissuto in maniera diversa. E lo dico con grande rispetto, esattamente come ieri (lunedì) ho citato il ping pong. Mi spiace se qualcuno si è offeso, ma intendevo dire che il ping pong non è uno sport di contatto, ma è ugualmente bellissimo e ha tanti appassionati in Italia e nel mondo. Ci ho anche giocato da ragazzo, chi di noi non lo ha fatto?". 

    Come ci si rapporta con un presidente straniero? 

    "Per me non è un problema. In Inghilterra i presidenti non si vedono mai, il proprietario del City, Sheik Mansour byn Zayd, lo avrò visto 2-3 volte in 4 anni. Thohir viene in Italia spesso e ci sentiamo al telefono 1-2 volte a settimana". 
     


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