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  • Marco Caligiuri:|Un italiano a Mainz

    Marco Caligiuri:|Un italiano a Mainz

    Magonza ha eleganza francese e pulsioni italiane. Tre ristoranti su quattro servono pizza e spaghetti ed è tra quelli (in particolare Il cortile e L’Incontro) che si sparpagliano i giocatori del Mainz, gli eroi della Bundesliga. I nostri connazionali sono quasi tutti emigrati di seconda generazione, tedeschi di nascita e di cultura come Sebastiano Lombardo, abbonato al Mainz da quand’era bambino. «Li seguivo in terza serie, e lo stadio era sempre pieno. Ma adesso cominciano a riscuotere gli interessi della nostra passione. Ho fatto i conti: prima di Natale avremo 47 punti, perché le vinceremo tutte e pareggeremo soltanto a Friburgo e Moenchengladbach». Italiano di seconda generazione (è nato dalle parti di Stoccarda) è anche Marco Caligiuri, centrocampista, colonna della squadra, padre calabrese, madre tedesca, parenti a Milano, cuore milanista. L’anno scorso giocava in seconda serie, come molti altri compagni. Adesso è in cima al mondo.


    Caligiuri, state vivendo un miracolo?
    «No, perché è dal primo giorno del ritiro estivo che lavoriamo per questo. Se siamo primi è perché ce lo siamo meritati. Però è vero che avremmo dovuto lottare per non retrocedere».
    E adesso pensa allo scudetto, alla Champions League?
    «Il nostro allenatore ci insegna a ragionare settimana per settimana. Stiamo pensando a come vincere la prossima, con l’Amburgo».
    Bel

     

    tipo Thomas Tuchel, no?
    «Ci sta insegnando l’equilibrio tra la libertà e la disciplina, ci lascia liberi ma pretende rispetto: dei ruoli, dei compagni, delle posizioni in campo. Con lui ci si allena in allegria e si gioca con passione, ma mai oltre il limite. E ci parla tantissimo, uno per uno, anche della nostra vita privata».

    E vi propina dvd su dvd, vero?
    «La tattica ce la presenta a inizio settimana, vuole che la assimiliamo il prima possibile e che eventualmente facciamo le nostre osservazioni. E ogni settimana cambia formazione e modulo, a seconda dall’avversario che dobbiamo incontrare. In questo modo ci coinvolge tutti».
    E i dvd?
    «Li prepara il suo staff. Ogni giocatore, se vuole, può richiedere il suo: contiene gli errori e le cose giuste fatte da ognuno di noi nell’ultima partita. Non ci sono spiegazioni: spetta a noi a capire dove abbiamo sbagliato e dove no, come possiamo correggerci, dove dobbiamo migliorare».
    E chi non vuole il dvd?
    «Nello spogliatoio c’è un registro con le statistiche individuali di ogni giocatore».
    Lei lo consulta?
    «Certo. Nell’ultima partita, sei-sette passaggi li ha messi dove dovevo e tre o quattro non sono arrivati».
    Buon bilancio?
    «Settanta per cento, discreto. Ma posso fare meglio. Devo fare meglio».
    Che tipo di giocatore è Caligiuri?
    «Non mi piace parlare di me. Posso dire che i miei modelli sono Pirlo e Gattuso: vorrei essere una via di mezzo tra loro due».
    Milanista?
    «Sì. Quando posso vengo a San Siro, quest’anno ho visto il Trofeo Berlusconi, il ricordo più bello è legato alla partita d’addio di Van Basten».
    Mai avuto la possibilità di giocare in Italia?
    «Mai. Tra i miei agenti c’è Maurizio Gaudino, lo ricorderete, giocava nello Stoccarda ed è italiano, ma non ha mai avuto contatti con vostri club».
    Come è arrivato al Mainz?
    «Giocavo in serie B, mi sarei svincolato a giugno, hanno cominciato a seguirmi già in inverno e ho firmato a marzo: nulla di casuale, i dirigenti del Mainz lavorano così, hanno la vista lunga. Tra l’altro Magonza è bellissima, ho una casa con una splendida vista sul Reno e la gente è caldissima, c’è un rapporto meraviglioso tra i tifosi e la squadra. A fine partita si festeggia insieme con il pubblico e allo cantano tutti, non solo gli ultrà».
    Quanto guadagna?
    «E’ giusto che me lo chieda, ma non voglio rispondere».
    È vero, comunque, che a Magonza si guadagna poco?
    «Non abbiamo gli stipendi del Bayern, ma non capisco questi discorsi: vincono solo i giocatori pagati tanto?».
    Quasi sempre.
    «Ogni tanto no. Prendete il Bayern: Gomez è costato tantissimo e ha reso poco, Olic è arrivato a parametro zero e ha fatto un sacco di gol».
    Questa è l’occasione della sua vita?
    «Avevo giocato in Bundesliga tre anni fa con il Duisburg: retrocedemmo. Qui sento che può essere la svolta. Sto imparando tantissimo».
    Duisburg: dove l’Italia preparò il trionfo del 2006.
    «Ero lì, in quei giorni, e talvolta mi allenavo dopo gli azzurri perché stavo recuperando da un infortunio. Una volta andai nello spogliatoio che loro era appena usciti. Erano rimaste solo le ciabatte di Nesta ancora bagnate dalla doccia».
    Com’è stato vincere a Monaco in casa del Bayern?
    «Eccitante. Abbiamo fatto un pressing spaventoso per 90 minuti, è così che vuole Tuchel. Corriamo come dei pazzi, giochiamo velocissimi e l’allenatore ci proibisce di fare passaggi all’indietro».
    Cosa succederà quando smetterete di vincere?
    «Prima o poi capiterà, ma non cambieremo. Il nostro allenatore ci insegna a pensare. Lui ha sempre un piano pronto».
    La vedremo in Champions League, l’anno prossimo?
    «Ve lo dico dopo la trentesima giornata».
    Si sente italiano o tedesco?
    «Se c’è Italia-Germania, tifo per gli azzurri».


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