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  • Martin Vazquez a CM 'Milan, vinci la Champions! Ibra decisivo, ma Pato...'

    Martin Vazquez a CM 'Milan, vinci la Champions! Ibra decisivo, ma Pato...'

    • Antonio Moschella/Raffaele Riverso

    Quando arrivò in Italia con i suoi baffoni era senza dubbio uno dei migliori centrocampisti d’Europa. Rafael Martin Vazquez, prima di atterrare a Torino nel 1990, aveva fatto la storia del Real Madrid vincendo cinque campionati consecutivi e due coppe Uefa (eliminando in semifinale in entrambe le occasioni l’Inter). Unico neo di quegli anni d’oro, a lato di Butragueño e Hugo Sanchez, un 5-0 rifilatogli in semifinale di Coppa dei Campioni dal Milan di Arrigo Sacchi e degli olandesi volanti. Era la “maledetta” sera del 19 aprile del 1989, San Siro: “È stata una sconfitta molto dura - dice a calciomercato.com - è sempre duro perdere, ma con quel risultato lo è ancora di più. Loro furono molto superiori e quando questo succede, non puoi fare altro che complimentarti con il rivale”. Cinque sberle, stesso risultato di un'altra batosta storica delle ‘merengue’: quella dell’anno col Barcellona di Pep Guardiola.

    Milan e Barcellona si giocano il primato del girone a San Siro. Che partita si aspetta?

    “Una partita difficile per tutt’e due le squadre. Anche se credo che lo sarà di più per il Barça, che gioca fuori casa”.

    In Europa la squadra di Guardiola ha vinto le ultime quattro partite giocate lontane dal Camp Nou...
    “Infatti, rimane il massimo favorito per la vittoria finale. È molto difficile contrastare il suo stile di gioco, sempre. Credo che sarà una partita equilibrata. Il Milan dipende da se stesso per essere primo del gruppo e ci proverà in ogni modo”.

    Cosa devono fare i rossoneri per mettere a disagio il ‘Pep team’?

    “Il Milan è una grande squadra composta da grandi giocatori. Allegri si sarà preparato benissimo, lo ha già dimostrato all’andata quando ha saputo portar via un punto, che è molto difficile.  Sicuramente giocherà per vincere”.

    Sì, ma come si vince col Barcellona?
    “Finora chi ha messo in difficoltà il Barça lo ha fatto o pressando molto alto per non farli giocare, oppure chiudendosi bene in difesa e sfruttare il contropiede. Personalmente credo che se dai molto spazio agli ‘azulgrana’ è molto difficile fargli del male. Io opterei per il pressing alto, in modo che se gli rubi la palla, poi non ti devi fare tutto il campo per arrivare alla porta”.

    Più che Allegri-Guardiola, il duello della partita sembra essere quello tra Ibra e Pep.

    “Zlatan è uno di quelli che fa la differenza. Vede bene la porta, ha una grande personalità e credo che sarà determinante. Però penso che la cosa più importante sia il collettivo, perché solo quando tutta la squadra gira le individualità possono emergere. E il Milan ha grandissimi giocatori, con un anno di esperienza in più. Ora sanno bene cosa gli chiede il proprio allenatore: Ibra a parte, ci sono Pato, che anche se molto giovane ha dimostrato di essere fortissimo, e Robinho. E peccato che non ci potrà essere Cassano, un grande giocatore”.

    Perché Zlatan non ha sfondato in Catalogna?

    “Gli unici a sapere la verità sono loro che l’hanno vissuta da dentro”.

    Come vede le italiane in Champions?
    “Il calcio italiano non è più quello degli anni Novanta, quando era nettamente superiore. Oggi sono le squadre inglesi e spagnole a comandare in Europa. Detto questo le italiane sono sempre forti e competitive”.

    Da evitare, insomma.
    “Certo. Perché sono sicuro che il Milan arriverà tra le migliori e non dobbiamo dimenticare che l’Inter, campione due anni fa, se la può giocare”.

    Anche con il Barça di Messi e il Real di Cristiano Ronaldo?

    “In questo momento il Barça è il punto di riferimento, però il Milan può tranquillamente vincere la coppa. Per quanto riguardo, Leo e Cristiano, credo siano molto importanti, ma Barça e Real non dipendono da loro perché hanno una raggiunto una propria struttura collettiva. È evidente che sia Messi che Ronaldo sono fondamentali, però non imprescindibili. Nessuno lo è, anche se sono i migliori giocatori del mondo”.

    Il Milan di Sacchi e il Barcellona di Guardiola. Testa o croce?
    “Non sono comparabili perché sono di due epoche diverse. Il Milan di Sacchi segnò un’epoca vincendo molti trofei. Una squadra straordinaria, così come il Barça di Pep. Per dire chi è la più forte bisognerebbe fargli fare una partita e questo non è possibile”.

    Con i granata due anni splendidi: un terzo posto in campionato e la finale di coppa Uefa.

    “Ho molti bei ricordi di quegli anni. Sono state due stagioni molto positive che mi hanno arricchito sia dal punto di vista professionale che personale. Ho tanti amici che ricordo con affetto. L’Italia è un paese che adoro perché è simile alla Spagna. Mi sono trovato come a casa. Ho un ricordo meraviglioso. Ancora oggi, quando torno a Torino la gente continua a trattarmi bene. L’ultima volta ho rivisto anche Mondonico, il nostro allenatore. Bello, molto bello”.

    In semifinale di quella Coppa Uefa eliminaste il ‘tuo’ Real con un 2-0 memorabile...

    “Affrontare ed eliminare una squadra come il Real Madrid è stato molto bello e difficile. Ricordo il campo pieno e la gente felicissima. Qualcosa di spettacolare…”.

    Oggi, in Italia, è la Roma a puntare sulla Spagna?
    “È difficile adattarti a una mentalità diversa, ma credo che i calciatori spagnoli stanno dimostrando di poter fare bene anche fuori dal nostro paese. Luis Enrique sta provando a fare qualcosa di nuovo, però ha bisogno di tempo. Se lo avrà vincerà la sua scommessa”.

    Anche l’Italia di Prandelli ha ancora il cartello di ‘lavori in corso’.

    “L’Italia è sempre una nazione calcisticamente potente. È difficile giocarci contro e in qualsiasi tipo di competizione è sempre tra le favorite. Sicuramente chi vorrà vincere gli Europei dovrà fare i conti con gli azzurri”.


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