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  • Messi, no all'Inter: 'A vita al Barcellona'

    Messi, no all'Inter: 'A vita al Barcellona'

    • L.T.

    Domani, sabato 19 marzo alle ore 23.30 su SKY Sport 1 HD, nuovo appuntamento con “I Signori del Calcio”. Protagonista il fuoriclasse argentino del Barcellona, Lionel Messi. Seguono gli estratti principali dell’intervista esclusiva al Pallone d’Oro in carica.

    LE ORIGINI

    L’inizio della tua carriera è stato complicato. Il Barcellona è stato determinante per la tua crescita come uomo e come calciatore?
    "All’inizio è stato difficile perché sono arrivato a Barcellona molto piccolo dall’Argentina e, soprattutto, perché dovevo sottopormi a particolari cure mediche. In ogni caso, tutto è andato per il meglio e per fortuna ho sempre potuto concentrarmi sul calcio senza altre preoccupazioni. Ovviamente la mia vita è cambiata molto rapidamente, ma sono felice di come sia andata".

    Come hai vissuto i tuoi problemi di salute, avevi paura di non poter più giocare a calcio?

    "Le cure mediche non mi hanno mai impedito di giocare a calcio. Vivevo quella situazione tranquillamente, ero solo un ragazzino e non mi facevo troppe domande: dovevo curarmi, rispettare il trattamento e non mi preoccupavo troppo perché non avevo altra scelta".

    Reschak fu determinante per te, vedendoti giocare disse che eri un calciatore fenomenale.
    "La decisione finale circa il mio tesseramento spettava a Charlie Reschak, il mio destino era nelle sue mani. Dopo avermi visto giocare mi fece firmare subito, gli devo molto".


    EFFETTO GUARDIOLA

    Nel 2008 arriva Guardiola, una grande novità e un cambiamento strutturale per il Barcellona: che rapporto avevi con Guardiola all’inizio?

    "Il mio rapporto con Guardiola è sempre stato ottimo. Quando lui è diventato allenatore del Barcellona qualcuno diceva che non andassimo d’accordo, ma erano tutte bugie. Guardiola è entrato subito in sintonia con tutti, si è inserito benissimo ed è stato molto bravo a creare un gruppo unito".

    L’inizio non fu facile: sconfitta contro il Numancia e pareggio col Racing con un tuo rigore. Avete comunque continuato a credere in Guardiola?
    "Nonostante le difficoltà iniziali non abbiamo mai dubitato di lui, soprattutto dato l’ottimo lavoro svolto durante il ritiro estivo. I tifosi però erano un po’ scettici, non avevano molta fiducia in lui perché non aveva mai allenato la prima squadra, ma solo le giovanili del Barcellona. Le prime partite non sono andate come speravamo e la gente ha iniziato a dubitare del suo valore, ma per fortuna poi tutto è cambiato e abbiamo terminato la stagione conquistando il triplete: abbiamo vinto tutto giocando un calcio fantastico, è stato un anno indimenticabile".

    Quale fu la novità di Guardiola rispetto a Rijkaard rispetto a te e rispetto al gruppo?

    "Guardiola ha cambiato il mio modo di giocare chiedendomi di stare più vicino all’area di rigore avversaria, non voleva che venissi a ricevere la palla basso a centrocampo come invece facevo prima. Ha avanzato la mia posizione in modo che potessi essere più vicino alla porta. Per quanto riguarda l’impatto sul gruppo, invece, Guardiola ha sicuramente cambiato la mentalità dello spogliatoio: eravamo tristi perché non vincevamo niente da due anni, ma siamo rimasti colpiti dalla fiducia che ci ha dimostrato. Credeva così tanto in noi che non volevamo deluderlo".

    Quello che è cambiato è il numero dei tuoi gol: 40 nei primi 4 anni, 128 in due anni e mezzo con Guardiola: è un miracolo?

    "Sto segnando tanti gol, è vero, e credo che sia merito di come giochiamo e della mia nuova posizione in campo, che mi permette di avere molte più occasioni da gol durante una partita. Adesso è più facile per me sfruttare gli spazi anche perché facciamo molto possesso palla, giochiamo un calcio offensivo e per noi attaccanti tutto ciò semplifica molto le cose".
     

    BARCELLONA A VITA

    Messi e il Barcellona sembrano una cosa unica: credi di poter essere un giocatore del Barca per tutta la vita?
    "Il mio obiettivo è restare per sempre qui. Vorrei finire la mia carriera nel Barcellona e poi, magari, esaudire il mio sogno di riuscire a giocare in Argentina. Mi piacerebbe che la mia carriera europea si svolgesse tutta in questo club".

    Sempre nel Barca, mai nel Madrid?

    "Non andrò mai a Madrid, ne in altre squadre. Oggi dico che vorrei giocare qua per sempre ma so anche che non si può mai essere certi di quello che succede nella carriera di un calciatore. La mia intenzione in ogni caso è restare qui".

    In Italia, Moratti stravede per te: è impossibile immaginare un futuro di Messi in Italia?
    "Ringrazio Moratti perché parla sempre molto bene di me e sono molto contento che una persona così importante abbia tanta considerazione di me. Come ho detto, però, la mia carriera sarà tutta a Barcellona".

    PALLONE D’ORO “A SORPRESA”

    Xavi, Iniesta: altri due giocatori fondamentali per questo Barcellona. Pensavi di vincere il Pallone d’Oro quest’anno?
    "Non mi aspettavo di vincere ancora il Pallone d’Oro, sono rimasto anch’io molto sorpreso. Tutti davano Xavi o Iniesta per favoriti e secondo me lo avrebbero meritato perché hanno disputato una stagione fantastica, vincendo anche il Mondiale che ovviamente per questo premio pesa molto. Ero tranquillo, non credevo che avrei vinto e per questo è stata una bella sorpresa, perché è senza dubbio un premio che fa molto piacere".

    Non è cambiata la tua relazione con Xavi e Iniesta?

    "Il rapporto con Xavi e Iniesta non è cambiato: giochiamo insieme da tanto tempo, siamo amici e viviamo all’interno di un gruppo molto unito. Un premio in più o in meno non può certo rovinare la nostra amicizia".


    RONALDO, RONALDINHO, IBRAHIMOVIC

    Che rapporto hai con Cristiano Ronaldo: particolare o come con tutti gli altri?
    "Con Cristiano Ronaldo ho un rapporto normale, ci conosciamo, quando lo incontro ci salutiamo e c’è rispetto fra di noi ma nulla di più, non abbiamo un legame speciale come quello che posso avere con i miei compagni. Non abbiamo mai approfondito la nostra conoscenza".

    Come è stata la tua relazione con Ronaldinho, che importanza ha avuto lui per te?

    "Avevamo un rapporto fantastico,  i suoi consigli sono stati importantissimi, così come quelli di Deco, Silvinho, Motta: tutti mi hanno aiutato tanto, ma loro in modo speciale. Mi tranquillizzavano, erano sempre disponibili e hanno reso molto più facile il mio inserimento fra i professionisti. Li ringrazierò per sempre, perché non era facile riuscire a farsi accettare in uno spogliatoio dove c’erano così tanti campioni. Se ci sono riuscito è soprattutto per merito loro".

    Cosa non ha funzionato a Barcellona per Ibra?
    "Non penso che Ibra abbia fallito qui, con lui abbiamo pur sempre vinto la Liga. Tutti sanno come è andata fra lui e il club: non ha lasciato Barcellona per motivi tecnici, ma per altre situazioni delle quali non m’interessa parlare. Ci intendevamo bene in campo, lui ha segnato tanti gol come ha sempre fatto. Il problema non è sicuramente stato tecnico".

     

    MARADONA

    Per diventare il numero uno di sempre  manca molto, Maradona ha vinto il Mondiale: ti pesa non aver vinto in Sudafrica?
    "Non aver vinto in Sud Africa non rappresenta un peso, direi più una delusione. Speravamo di andare più avanti e di poter disputare la finale per vincerla. Non sento un peso ma sono molto triste perché eravamo tutti convinti di farcela".

    E’ un problema per te essere sempre paragonato a Maradona?
    "Non credo di essere paragonabile a Maradona perché lui è stato unico. Diego è Diego, non ce ne possono essere altri. Io penso solo a giocare per essere orgoglioso della mia carriera, lasciare il segno nel mondo del calcio, aiutare il Barcellona e la mia Nazionale".

    OBIETTIVO COPA AMERICA

    Il Barcellona è in lotta per tutto, se tu potessi decidere ogni anno di vincere una cosa, quale sarebbe?
    "Non posso dire quale trofeo preferisco, dipende da stagione a stagione. E’ sempre bello vincere qualcosa, qualunque sia: la Liga è importante, così come lo sono la Copa del Rey e la Champions. Più si vince, meglio è".

    La Copa America sarà in Argentina: può diventare l’obiettivo per voi?
    "Il nostro obiettivo a breve termine è senza dubbio vincere la Copa America. Sarebbe bellissimo conquistarla nel nostro paese".

    Per voi la Copa America è importante come un Mondiale?

    "La Copa America è una competizione molto importante, l’Argentina non la vince da molti anni e ottenere un successo sarebbe il modo migliore per intraprendere la strada verso il prossimo Mondiale".


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