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  • Milan al Bernabeu:| Allegri apprendista stregone

    Milan al Bernabeu:| Allegri apprendista stregone

    Rossoneri stasera contro il Real. Il tecnico italiano: «E' vero, tra me e José non c'è paragone».
    Milan, Allegri scopre il Bernabeu e ritrova il "nemico" Mourinho.
    Dentro il Bernabeu che scopre per la prima volta da professionista, Massimiliano Allegri ci ricorda lo spettatore che il domatore del circo ha fatto entrare per gioco nel recinto della tigre. E' impacciato, sa che è addomesticata e che oltre la rete c'è chi è pronto a intervenire ma non si fida. Nel caso di Allegri al disagio si aggiunge la febbre per l'influenza che gli gela le mani e lo fa sudare copiosamente mentre i giornalisti spagnoli gli ripetono impietosi: «Sa che Mourinho ha detto in tv che non può esistere la rivalità tra chi ha vinto due Champions League e ha 74 partite alle spalle e chi ne ha soltanto 2?». L'indossatore, come lo descrisse Berlusconi presentandolo a Milanello, si asciuga la fronte e replica sempre allo stesso modo: «Ha ragione lui, non c'è confronto», finché anche gli spagnoli si convincono che quella è la risposta e non c'è altro sugo in cui inzuppare il pane.

    Milan e Real Madrid sono club dall'esistenza parallela: cercano il riscatto dopo anni poveri (il Milan non vince dalla Champions 2007, il Real dalla Liga 2008), provano a sovvertire l'ordine imposto da Inter e Barça, i rivali di sempre, e magari ci riusciranno. Hanno gioco e campioni e trofei cui aggrapparsi. Li differenzia l'approccio degli allenatori. Allegri recita da apprendista. Mourinho sembra muoversi in questi match come nel salotto di casa. Ieri si è spostato al Bernabeu, mentre i rossoneri si allenavano (sotto gli occhi anche di Barbara Berlusconi), per salutare Galliani arrivato in carrozzina col piede ingessato appeso all'aria. «Mi ha ringraziato di aver detto che ero contento che se ne andasse dall'Inter», ha rivelato il vicepresidente rossonero, l'altro infortunato eccellente del Milan insieme a Thiago Silva. Mou ci teneva al bel gesto e all'idea che lo si notasse. Avrebbe anche voluto abbracciare Ibrahimovic ma non c'era tempo. Lo farà prima della partita. «Saluterò Zlatan prima e dopo perché chi mi dà molto e se ne va dopo aver festeggiato con me qualcosa di importante resta sempre nel mio cuore - aveva spiegato Mourinho nel ritiro del Real Madrid -. Fu fantastico nella mia prima stagione all'Inter che per me fu fondamentale. Sono felice che sia felice come non lo era al Barcellona dove non sentiva la fiducia e l'autostima: Ibra è l'uomo che cambia una squadra e sta cambiando anche il Milan che ha un'organizzazione collaudata negli anni. Voglio che abbia fortuna ma che lo scudetto lo vinca l'Inter».

    Ibra del resto aveva appena finito di raccontare a «El Pais» che Mourinho ha la capacità di tenere insieme 22 campioni mentre Guardiola al Barça è ancora troppo giovane per riuscirci. Scambi di cortesie da padroni della scena. Quella su cui Allegri si arrampica in silenzio, sudando freddo. L'ex calciatore, cresciuto alla scuola controcorrente di Galeone, da allenatore del Milan sembra più ingessato del piede di Galliani. Mourinho regala frecciate in sequenza: «Davvero Allegri ha detto che il Milan avrà 6 punte? A me basta che non giochi Inzaghi». Lui invece smorza ogni palla: «Quella dei 6 attaccanti era solo una battuta». Va di moda spiegarsi così. Tuttavia siamo curiosi di vedere se il livornese stasera ribalterà i ruoli pur con il Milan che ha Abbiati malconcio e mancherà di Thiago Silva che neppure ieri si è allenato.

    «La sfida è affascinante - racconta Allegri - tuttavia per noi contano soltanto i punti perché questa è una tappa fondamentale della nostra Champions League. Dobbiamo giocare una partita tatticamente perfetta. Se non facciamo punti contro il Real Madrid qui e a Milano, dovremo poi vincere le due gare successive e non voglio arrivare impiccato a quegli appuntamenti». C'è poca poesia. Più da mediano che da fantasista. Eppure, quando funziona, il Milan di Allegri è più scenico e di grana madridista di quanto non sia il Real Madrid, di cui il tecnico rossonero dice di temere il tedesco Ozil.

    «La partita arriva in un periodo in cui stiamo molto bene fisicamente e mentalmente - prosegue -. L'assetto che ho trovato mi convince: con due punte, Pato ha più spazio che non con tre. E Ronaldinho (che sarà chiamato il Nazionale, ndr) ha dimostrato di saper fare il trequartista perché si muove molto». Stasera giocherà la replica della formazione vista con il Chievo. Comunque 2 anni fa Allegri tolse a Mourinho che aveva vinto lo scudetto la «Panchina d'Oro», il premio per il miglior tecnico della serie A: fu una sorpresa come lo sarebbe se gli rovinasse la settantacinquesima partita di Coppa insegnando allo Special One che anche quando i confronti sembrano blasfemi bisogna starci molto attenti.
     


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