Quello che è successo al Milan la scorsa estate non ha precedenti fra i grandi club a livello mondiale. Nessuno, ma proprio nessuno, si era mai privato in una sola estate di tutti i suoi campioni, veterani, leader dello spogliatoio, e chi più ne ha più ne metta. Certo, l'avvio della stagione è stato drammatico, come era largamente preventivabile; certo, la società è stata brava a difendere e confermare il tecnico nel momento in cui da tutti era dato per spacciato; certo, il mercato di gennaio ha portato a Milanello quello che probabilmente è stato il miglior colpo di mercato di tutto il panorama europeo: Mario Balotelli. 

 

Ma poi, al netto di tutte queste considerazioni, restano i meriti, enormi, di Allegri. Che ha ricostruito una squadra e le ha ridato un gioco e una convinzione. Fino a portarla, nel momento in cui scriviamo, lassù al terzo posto, a pari punti con la Lazio (al quarto posto, se consideriamo lo scontro diretto dell'Olimpico, che ha visto vittoriosa la squadra biancoceleste). Alla luce della rivoluzione targata estate 2012 (l'anno zero della storia rossonera) e del traumatico avvio stagionale, una qualificazione alla prossima Champions League sarebbe miracolosa, e i meriti di Allegri sarebbero addirittuta superiori a quelli avuti nella conquista dello scudetto del 2011.

 

E poi c'è la Champions di quest'anno: la sfida con il Barcellona di Messi sembra al di là delle potenzialità di questo Milan, ma chi è stato capace di una rimonta record come quella confezionata nel campionato di Serie A in corso può permettersi di sognare altri miracoli...