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  • Milan, che occasione la Coppa Italia: se batti la Juve fai impazzire gli interisti

    Milan, che occasione la Coppa Italia: se batti la Juve fai impazzire gli interisti

    • Luca Borioni
    In questo giorno, 22 anni fa, il Milan conquistava la sua quinta Champions League subissando con un 4-0 il Barcellona. Una ricorrenza che suona beffarda se confrontata alla mediocre attualità rossonera. Con i trionfi di quegli anni il club di Berlusconi si era costruito e poi ha consolidato una reputazione internazionale valida fino ai giorni nostri, o meglio fino alle ultime battute a vuoto e alle esclusioni dalle coppe europee. Quelle che indubbiamente cozzano con la nomea di un club storicamente abituato a farsi valere, più di tutte le altre squadre italiane, fuori dai confini nazionali.

    Oggi la realtà è dura. L’involuzione ha toccato vette altissime/bassissime e la bizzarra idea di un rilancio legato alla nomina di Brocchi allenatore nello sprint di fine campionato non ha portato benefici. Anzi, l’impressione è che la squadra abbia acuito le spaccature interne emerse sistematicamente nel corso dell’anno anche durante le gestione Mihajlovic. E da un punto di vista tecnico o tattico, il quadro resta più che mai confuso.

    Tutto questo con alle porte la finale di Coppa Italia teoricamente più scontata degli ultimi anni. Quale avversario meno indicato del Milan di questo periodo per creare - o tentare di farlo – almeno qualche timido imbarazzo alla Juventus martello pneumatico che si è appena laureata pentacampione d’Italia?

    L’assurdo è che il divario pare superiore a quello che poteva essere ipotizzato in altre precedenti finali, quando magari lo squilibrio era dettato sulla carta da una differenza di categoria, tipo Sampdoria-Ancona del ’93-94. In questo caso a pesare come un macigno è la differenza di approccio mentale, quello spietato che sta alla base dei trionfi bianconeri, contro quello incomprensibile di un Milan apparso sempre a rischio-debacle in quasi tutti gli impegni affrontati in stagione. Per non parlare dei valori puramente tecnici, che pongono le sue formazioni su due piani nettamente diversi.

    Ma fino a che punto questi ragionamenti sono validi in una finale, in un match unico e imprevedibile?

    Perché il Milan disastrato dal campionato, vuol far credere di pensare alla Coppa Italia come a un contentino che poco sposterebbe rispetto anche ai programmi futuri, troppo condizionati dai problemi strutturali emersi nelle ultime stagioni. La realtà però è diversa. Se il Milan recuperasse per una sera i crismi da grande squadra, se ritrovasse l’estro di giocatori di livello come un Balotelli o un Menez, di quelli cioè che – almeno un tempo – erano capaci di risolvere da soli una partita con le loro prodezze, se beneficiasse di una fortuna irrazionale come quella che spesso nel calcio premia i Leicester di turno (con tutto il rispetto per la programmazione degli inglesi e con poca considerazione per l’improvvisazione mostrata dai vertici rossoneri), ecco che allora – forse – l’impresa potrebbe essere realizzata. Nel calcio si può.

    E non è vero che non cambierebbe il destino del Milan, ancora e sempre appeso a prospettive oppure ombre cinesi o comunque di nuove gestioni.

    Vincere la Coppa Italia per il Milan significherebbe vincere un trofeo e arricchire nuovamente la bacheca, conquistare una qualificazione diretta per l’Europa (League, ma sembrerebbe una Coppacampioni) e chiudere la stagione con un bilancio, per esempio, migliore dell’Inter. E addirittura ai danni della Juventus, ovvero sarebbe un successo pienamente appagante anche dal punto di vista della rivalità. Un tale exploit potrebbe indurre Berlusconi e Galliani a scelte al momento imprevedibili. Magari con la conferma di Brocchi, magari però con qualche colpo autentico sul mercato. Chissà.

    Insomma, una finale che è una specie di sliding door per il Milan, una finale salvastagione, un’occasione che chissà altrimenti quando potrà mai tornare. Molto più di importante di quello che si pensa. Allegri lo sa, e non a caso ha lavorato sulla concentrazione della squadra bianconera. Al Milan è bene che se ne rendano conto. 
     
     

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