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    Milan d'Arabia: 250 milioni per il 30%

    Milan, 500 milioni dalla Russia.
    Il magnate Deripaska, amico di Putin, vuole il 30% del club rossonero: affare possibile.
    (Corriere dello Sport)
     

    Club, stadio e tv: dagli sceicchi pronti 250 milioni di euro.
    Milan, si fa avanti il Qatar.
    Possibile una cessione del 30% della società rossonera al Fondo Sovrano della famiglia Al Thani, la stessa che controlla il Psg.

    Un piano per tornare al top, in tempi brevi. Un Milan d'Arabia per convogliare capitale fresco nelle casse rossonere e avere un budget di spesa degno di un club che secondo la rivista Forbes vale oltre 764 milioni di euro. Berlusconi valuta la sua creatura un po' di più (circa 800 milioni), ma non intende cederla completamente. Esiste invece un progetto di cessione di una quota di minoranza, intorno al 30 per cento, e i contatti con il Fondo Sovrano del Qatar sono ormai costanti. L'obiettivo è di avere denari freschi per 250 milioni di euro. Ma allo studio ci sono più varianti.

    Rilancio - All'inizio possono esserci in comune progetti immobiliari. È la formula scelta dall'Inter per far entrare un gruppo cinese in società: il Milan potrebbe fare lo stesso con il fondo arabo e lanciare così anche il progetto stadio nuovo che tanto sta a cuore a Barbara Berlusconi. Stadio nuovo o San Siro rimesso a nuovo. Ma questo sarebbe soltanto l'inizio, perché al gruppo qatariota interessa entrare non soltanto nel calcio italiano (possiede già il Psg), ma anche nel mercato televisivo. Grandi movimenti finanziari si sviluppano intorno al Milan. Il sentiero è tracciato: visti i bilanci della galassia Fininvest, difficilmente il Milan potrà permettersi di tornare alle spese di un tempo, a meno di ricorrere al patrimonio personale dei membri della famiglia Berlusconi. Cercare di coinvolgere investitori stranieri in grandi progetti, mantenendo di fatto il controllo del club, è considerata la scelta migliore. Certo, investire in un settore in perdita come il calcio italiano (peraltro con una quota di minoranza), non è nello stile dei magnati del Qatar. Ma quel che interessa è un'espansione nel settore della comunicazione. Investire nel Milan significa interagire con Mediaset. Non a caso di recente s'è parlato di una collaborazione tra la tv di Cologno Monzese e Al-Jazeera, il colosso televisivo della famiglia Al Thani, autentico ponte mediatico tra il mondo arabo e l'Occidente.

    Pazienza - Serve discrezione per operazioni tanto delicate. Così si sa e si saprà sempre poco delle trattative in corso, e Galliani ieri si è limitato a una dichiarazione quasi noncurante: «Non c'è niente di vero, ma non si può stare a smentire tutto». Si riferiva all'affare arabo, ma anche alle indiscrezioni su un'offerta arrivata dalla Russia. La trasferta di piacere di Silvio Berlusconi a casa Putin infatti ha riacceso le voci sull'interessamento di Gazprom e altri investitori russi. Però al momento sono arabi i candidati più vicini a un ingresso in società.

    Decisioni - Il piano arabo potrebbe portare circa 250 milioni nelle casse del Milan, nelle quali lo scorso anno la famiglia Berlusconi ha depositato altri 80 milioni per ripianare i conti. Le cessioni di Thiago Silva e Ibrahimovic hanno fatto il resto, con il conseguente pareggio di bilancio. Ma questa politica non va necessariamente d'accordo con grandi risultati sportivi. Altre volte il Milan ha imboccato e poi abbandonato la via dell'austerity. Nel 2001, quando già i conti delle sue società consigliavano moderazione, arrivò il sussulto di Silvio Berlusconi, che a sorpresa acquistò Rui Costa per 35 milioni di euro, l'affare più costoso della sua storia. E un paio d'anni fa, in momenti di proclamata necessità di risparmio spuntarono dal cilindro Ibra e Robinho. Adesso l'austerità sembra totale, ma Berlusconi non si rassegna a un ruolo di secondo piano nel calcio. L'antidoto è proprio la caccia ai capitali stranieri.


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