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  • Milan, ecco Yonghong Li. Tim a Elliott

    Milan, ecco Yonghong Li. Tim a Elliott

    Yonghong Li è atterrato questa mattina all'aeroporto di Malpensa. Il presidente cinese del Milan, accompagnato da sua moglie Huang e dal braccio destro David Han Li, resterà almeno fino alla finale di Coppa Italia contro la Juventus. Come scrive La Repubblica in edicola oggi, il proprietario cinese deve fronteggiare la freddezza degli hedge fund nei confronti del rifinanziamento del suo debito con Elliott. Molti soggetti non hanno preso in considerazione il dossier. E le proposte pervenute avrebbero interessi superiori a quelli attuali col fondo di Paul Singer. Per questo il Milan sta riducendo i debiti a breve termine seguendo altre strade. 

    TIM A ELLIOTT - Intanto il fondo statunitense batte i francesi di Vivendi e controlla la Tim, conquistando la maggioranza dei posti nel nuovo consiglio d'amministrazione. Elliott ha vinto in assemblea con il 49,84% dei voti contro il 47,18% dei francesi, che le valgono 10 posti su 15 nel board. Ci sarà anche un ceo di garanzia, Amos Genish, indicato da Vivendi, che con il 23,8% resta comunque il primo socio di Tim. 
    "Il voto di oggi - ha commentato Elliott - rappresenta una vittoria per tutti gli azionisti e apre un nuovo capitolo per Tim, in cui la società può basarsi su una governance migliorata per garantire una creazione di valore sostenibile per tutti". 
    "Non è una vittoria dettata dal mercato - replica Vivendi -, la controllata del governo Cassa depositi e prestiti ha falsato la sfida votando per un hedge fund invece che per un azionista industriale". 
    I numeri tuttavia dicono un’altra cosa. La Cdp, con il 4,9% di Tim, è stata certamente importante ma non determinante visto che, al netto delle quote detenute direttamente, Vivendi ha raccolto il consenso dell’11% dei presenti contro il 20% andato a Elliott. 
    "Noi, fin dall'inizio, eravamo favorevoli all'intervento di Cdp, terzo azionista - ha commentato Giuseppe Guzzetti, presidente dell'Acri - se hanno ritenuto di cambiare governance un motivo ci sarà". 
    Il nuovo consiglio di Tim sarà composto da Fulvio Conti, Massimo Ferrari, Alfredo Altavilla, Paola Giannotti de Ponti, Luigi Gubitosi, Paola Bonomo, Maria Elena Cappello, Lucia Morselli, Dante Roscini e Rocco Sabelli, più i cinque indicati da Vivendi: Genish, Arnaud de Puyfontaine, Marella Moretti, Michele Valensise, Giuseppina Capaldo. Il board di riunirà lunedì per nominare Conti presidente senza deleghe (non ci sarà un vicepresidente), attribuire a Genish le deleghe e costituire i comitati consiliari. Poi il board dovrà iniziare ad affrontare i tanti dossier aperti: dal golden power, alla vendita (non più necessaria) di Persidera, alla societarizzazione della rete guardando a Open Fiber, alla conversione delle risparmio fino alla strategia sui contenuti media, che ora non dipenderà più dalle scelte di Vivendi.

    CHI E' SINGER - Il Corriere della Sera fa un ritratto di Paul Singer, uomo da 35 miliardi di dollari che nel giro di un anno è diventato protagonista delle principali battaglie finanziarie italiane. Implacabile, come viene spesso descritto negli ambienti della finanza. Attivo, forse anche troppo, sulla scena internazionale, l’imprenditore statunitense si fa notare per la prima volta a Piazza Affari nel 2017 con la scalata ad Ansaldo Sts di cui oggi il fondo Usa è il secondo azionista al 31%, dietro i giapponesi di Hitachi. Proprio la vendita da parte di Leonardo (allora Finmeccanica) al gruppo nipponico della società di segnalazione ferroviaria, assieme ad Ansaldo Breda cedute, secondo Singer, a un prezzo inferiore rispetto alle stime, aveva dato il via a una battaglia a colpi di Opa che ha portato Paul Singer a salire nel capitale del gruppo italiano.
    Chiusa la partita Tim, dunque, il fondo Elliott si trova ad avere il controllo del board. Ma non è l’unica partita 'strategica' per il fondo Usa, che in Italia ha anche un piede nel Milan, tramite il prestito da 303 milioni accordato ad aprile dello scorso anno all’imprenditore cinese Yonghong Li (a un tasso dell’11% per l’alto profilo di rischio riscontrato dagli analisti di Elliott), per comprare la squadra milanese. Questa volta a spingere Singer verso l’operazione sembra sia stata la sua passione per il calcio, in particolare per l’Arsenal di cui il miliardario (che può vantare anche una laurea in psicologia e una in legge) è tifoso sfegatato. Come garanzia Paul Singer ha in pegno le azioni del Milan e nel caso in cui a ottobre di quest’anno il prestito non verrà rimborsato, il miliardario potrà riscattare il Milan alla metà del prezzo speso da Li che ha sborsato circa 700 milioni per rilanciare la ex squadra di Silvio Berlusconi. Il coinvolgimento di Elliott ha alimentato speculazioni su un legame tra la partita su Tim e il futuro di Mediaset, con cui Vivendi aveva cercato un accordo strategico, passando per Premium, poi sfociato in una causa in Tribunale. 
     

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