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  • Milan in castigo con l'incubo serie B

    Milan in castigo con l'incubo serie B

    Boateng e Nocerino verso l'esclusione a Malaga.
    Ultima spiaggia Milan.
    Squadra in ritiro forzato, ma tra i giocatori c'è chi mugugna.
    (Corriere della Sera)

    Berlusconi manda tutti in ritiro dopo dieci anni.
    Il Milan vede la serie B: assalto a Van Basten.
    La pazienza con Allegri sta per finire: piacciono l'olandese e Guardiola, l'alternativa è Costacurta.
    (QS)


    Milan in zona B e in castigo.
    In ritiro fino alla sfida al Genoa, Allegri si gioca l'ultima chance.
    Telefonata Galliani-Berlusconi: Malaga e San Siro per una reazione vera o sarà separazione.

    Il futuro: Guardiola medita e a certe condizioni si può...

    Come disse una volta Alberto Zaccheroni, «a forza di ultime spiagge prima o poi si arriva in mare». L'ultima spiaggia di Massimiliano Allegri si allunga ormai su tutta la costa: l'allenatore è stato ancora una volta confermato da Adriano Galliani, che ieri ha avuto un paio di conversazioni con il presidente Berlusconi. La sabbia itinerante, tipo campo da beach volley, si sposta a San Siro, Milan-Genoa sabato, sempre che non si affoghi in Champions, in Andalusia. La squadra starà in ritiro, da oggi alla prossima partita di campionato: dopo il misfatto, il castigo, per tutti. La società dà un'altra chance al tecnico e per rafforzarlo chiede ai giocatori senso di responsabilità, sacrificio e umiltà. Soprattutto umiltà, che a qualche soggetto manca.

    Due partite - I giocatori hanno fatto il solito allenamento defaticante ieri mattina, poi Allegri li ha riuniti e ha comunicato la decisione della società. Nessuno ha avuto il coraggio di obiettare qualcosa. Il ritiro come strumento di meditazione e autocoscienza collettiva non è ovviamente amato dai calciatori, ma tant'è. Non capitava da anni che la società decidesse di tenere tutti a Milanello, dove ormai anche il ritiro estivo tende ad accorciarsi. Però la situazione è gravissima, la squadra è terz'ultima, la media punti fa intravedere un rischio retrocessione impensabile a inizio stagione, quando si immaginava un anno di transizione, non un tale disastro. Berlusconi però per il momento è d'accordo con il suo braccio destro calcistico: Galliani sta tentando di puntellare in tutti i modi Allegri perché non crede che un avvicendamento con Tassotti, che lavora in sintonia con Allegri da più di due anni, porterebbe grandi differenze. Ma le regole del gioco sono queste: se vincerà o pareggerà a Malaga e batterà il Genoa, Allegri sarà momentaneamente fuori pericolo. La partita-chiave dovrebbe essere quella di campionato, però è chiaro che una sconfitta pesante a Malaga potrebbe far cambiare i piani.

    Piano A - Il Milan poi dovrà pensare anche al futuro, perché è certa, in ogni caso, la separazione consensuale da Allegri a fine stagione. Il piano A ha il nome di Pep Guardiola, che agli amici ha confessato che proverebbe volentieri ad allenare in Italia, ma vorrebbe capire direttamente da Berlusconi (e finora i due non si sono parlati) quali siano le prospettive e le possibilità di spesa del club per i prossimi anni. Guardiola vorrebbe un grande progetto, a partire dalla riforma del settore giovanile, con la possibilità di lavorare tranquillamente sul lungo periodo. Vorrebbe però essere certo di avere a disposizione i mezzi per avviare un ciclo e vincere nel giro di due o tre anni, e questo è difficile da ottenere dal Milan attuale, che non ha un portafoglio molto fornito.

    Piano B - Un programma alternativo, perché se le condizioni sono queste sarà difficile ingaggiare il catalano, sta prendendo forma nella testa di Galliani, ma per il momento è nebuloso. La priorità va al presente, al Malaga e al Genoa: l'incubo della retrocessione esiste, soprattutto esiste il timore di eguagliare il decimo e undicesimo posto (con Capello e Sacchi) che rappresentano i peggiori piazzamenti dell'era Berlusconi. E con un anno senza Europa, il budget per il mercato sarebbe ancora più basso, la via della ricostruzione impervia. L'ordine per ora è di stare uniti e di abbandonare false certezze che hanno fatto soltanto del male. Di scudetto e risalite non si parla più nemmeno al bar di Milanello.

     

    Numero 10 in crisi.
    L'altra B da incubo, Boateng giù: il flop gli costerà il posto.
    B-factor. E non solo come Serie B. Ma anche come B di Boateng. Al Milan ormai è un problema vero, e non si sa quando verrà risolto. Se il Boa fosse uno dei concorrenti a «The Apprentice», Flavio Briatore lo fisserebbe negli occhi con sguardo cattivo, alzerebbe il braccio sinistro indicando la porta e gli direbbe: «Prince, sei fuori». The apprentice, l'apprendista. Quest'anno il termine gli calza a pennello, in una sorta di carriera al contrario: Boateng ha smarrito praticamente tutto ciò che aveva saputo esibire nelle prime due stagioni rossonere. Un'involuzione talmente profonda e, al momento, irreversibile che Briatore sta davvero per entrare in azione. Sotto le sembianze di Allegri, ovviamente. Per il momento il Boa si ferma al capolinea e a partire da dopodomani a Malaga si accomoderà a riflettere in panchina. Il tempo della pazienza è finito, l'allenatore non è più disposto ad attendere un cambio di marcia che sembra lontano anni luce. Prince ha ancora due giorni di tempo per accendere l'interruttore ma mercoledì Allegri, oltre ai tre punti, si giocherà anche la panchina e quindi ha un'ottima ragione in più per non rischiare l'ennesima fiducia concessa a vuoto.

    Pazienza non corrisposta - Per quanto riguarda le tempistiche del castigo, ovviamente dipenderà tutto dal diretto interessato. L'altra sera a Roma il Boa ha toccato il fondo smarrendo, dopo dinamismo, tecnica e combattività, anche la corsa. Perché fin qui, pur giocando quasi sempre male (nove apparizioni, otto insufficienze in pagella), se non altro si era mosso. Ora invece Allegri si ritrova un giocatore da recuperare sotto tutti i punti di vista: mentale e fisico. Il problema è che Prince occupa un ruolo delicato e fondamentale, che non è possibile regalare agli avversari ogni partita. Altrimenti le mezzali salgono a vuoto e il centravanti resta senza rifornimenti. Ad Allegri si potrà dire di tutto, ma non che gli sia mancata la pazienza. Anzi, gli si può magari imputare di averne avuta troppa, e forse di non essersi imposto col ragazzo, schierandolo mezzala. Il suo ruolo naturale, che però Prince ha sempre cercato di schivare, come se si trattasse di una posizione poco degna. Quest'anno la consegna della maglia numero 10 non ha evidentemente contribuito a contenere l'ego — già abbastanza pronunciato — del giocatore e le sue ambizioni da fantasista accanto agli attaccanti.

    Il fantasma di Ibra - E questo è uno dei problemi di carattere mentale. Dopo luci e lustrini dell'annata scudetto, seguiti da un'altra buona stagione, probabilmente Boateng si è calato un po' troppo nella parte del trequartista geniale e libero dagli schemi. Le cose andavano così quando vicino aveva Ibrahimovic e, nonostante Nocerino pochi giorni fa abbia illustrato che si tratta quasi di una sorta di persecuzione giornalistica, non è una bestemmia affermare che senza lo svedese il rendimento di Prince (e non solo il suo) è crollato. C'è chi sostiene — in termini maliziosi — che sia colpa della fidanzata Melissa Satta. Più facilmente, il problema è tutto nella testa del Boa. Dicono anche che potrebbe cambiare aria: ma per farlo occorre un acquirente.

    (Gazzetta dello Sport)


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