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  • Milan, Kessie: 'Non mi stanco mai, il derby va vinto anche giocando male. Sui rigori, la mia età e il numero 19 a Bonucci...'

    Milan, Kessie: 'Non mi stanco mai, il derby va vinto anche giocando male. Sui rigori, la mia età e il numero 19 a Bonucci...'

    "Io no che non mi stanco". Franck Kessie alla Jovanotti. Il centrocampista ivoriano del Milan, 21 anni il prossimo 19 dicembre, ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera: "Non sono stanco, per nulla. Io più lavoro, più ho voglia di lavorare. Per me è normale, nel Cesena ho giocato 35 partite, l'anno scorso sono stato espulso e mi sono fermato a 32. E questa stagione voglio farne anche di più. Sono sempre sul pezzo ricordando l'obiettivo. Il Milan mi ha chiamato per tornare in Champions. Questa è una nuova sfida per me, voglio essere all'altezza". 

    "L'Atalanta gioca per restare in serie A, il Milan per vincere lo scudetto. È chiaro che le pressioni siano maggiori, ma io non leggo niente, né giornali né social. Penso solo a lavorare, ci sono tanti compagni di livello che mi danno fiducia. E anche l'allenatore. Montella è un grande allenatore, perché prende tutte le pressioni su di lui e fa il bene della squadra. Il derby va vinto, non importa se si gioca bene o male, va vinto in qualunque modo. Quale giocatore dell'Inter temo di più? Perisic. Cosa ricordo dei derby del passato? I gol di Shevchenko, ma anche Zanetti". 

    "Il mio idolo è Essien. Ho iniziato col calcio per strada, in Costa d'Avorio, a Ouragahio, da piccolissimo. Ho altri tre fratelli e tre sorelle più grandi, ma solo io faccio il calciatore. La mia famiglia mi diceva di andare a scuola. Ci andavo? Un po'... Ogni tanto torno nel mio Paese, provo a dare una mano ai ragazzi meno fortunati. Visito le strutture, porto libri e vestiti. Ho capito che sarei diventato un calciatore ai Mondiali Under 17 del 2013. Ho visto lo stadio pieno, c'erano un sacco di procuratori, hanno cominciato a dirmi 'ti porto al Manchester United', 'ti porto al Real Madrid'. Ho capito che potevo venire davvero in Europa. L'arrivo a Bergamo è stato freddo, sono arrivato a gennaio, non avevo neanche vestiti invernali. Volevo tornare indietro subito. Sono stati mesi difficili, avevo 18 anni, non parlavo la lingua. A Bergamo sono rimasto sei mesi in Primavera, giocavo ancora difensore centrale. Poi sono andato in prestito a Cesena, le cose hanno cominciato a migliorare, mister Drago mi ha spostato a centrocampo e fatto giocare sempre. Preferisco a centrocampo, perché ogni tanto si fa gol. Anche se per me il piacere maggiore è l'assist. Quando segno faccio il saluto militare in omaggio a mio padre Alexi, morto quando avevo 11 anni. Ha giocato a calcio, come me a centrocampo, ma non so dire se gli assomiglio. Poi è diventato un soldato. Ricordo che faceva sempre quel gesto quando salutava i suoi superiori, mi è rimasto impresso. Così quando segno, lo ricordo". 

    "Alla fine della stagione voglio arrivare a otto gol. Chi tira il prossimo rigore tra me e Ricardo Rodriguez? Chi si sente meglio. Io e lui siamo i rigoristi, poi decidiamo assieme. Com'è andata la storia della maglia numero 19 contesa a Bonucci? Parlando anche con la società, ci siamo messi d'accordo. Ora ho il 79 perché è il più simile al 19. Mi sono arrabbiato quando hanno messo in discussione la mia età? No, neanche lo sapevo. Non ho ami avuto problemi di razzismo negli stadi italiani. Nel tempo libero esco pochissimo, quasi solo per giocare a bowling, sono bravo! Guardo molti film, mi piace la serie Transporter. Vivo da solo in zona San Siro, ma tra due mesi dovrebbe raggiungermi mia madre Natalie. Le dirò che farà freddo, così lei sarà preparata. Se segno e vinciamo il derby, prometto che vado da Milano e Milanello a piedi". 
     

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