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  • Juve, ora il rimpianto è la Champions. Milan: passi avanti, il ritiro è servito

    Juve, ora il rimpianto è la Champions. Milan: passi avanti, il ritiro è servito

    • Giancarlo Padovan

    La Juve non è cinica. E’ sadica. A San Siro, dove in pratica è andata a prendersi il suo quinto scudetto consecutivo, ha vinto segnando nel momento in cui il Milan le aveva fatto vedere le streghe e Buffon si era esaltanto per quello che probabilmente ancora è: il miglior portiere del mondo.

    La partita, che al novanta per cento ha chiuso definitivamente il campionato (con un eventuale più sei, la Juve può anche permettersi di perdere a Firenze), è stata rovesciata da Paul Pogba che, prima, ha replicato alla traversa di Balotelli con un palo su punizione; poi ha segnato da un’azione di calcio d’angolo con un tiro di rimbalzo carico di veleno e precisione. Nella circostanza colpevole Abate per avere perso la marcatura. 


    La partita è stata vibrante e non solo per l’intero primo tempo. L’ha fatta più il Milan, vicino al gol con Balotelli su punizione e in vantaggio con Alex al 18’, anche se non va sottaciuto che le due occasioni sono venute da palla ferma (un calcio d’angolo nel secondo caso). Sempre bravo Buffon prima e dopo, cioé quando la Juventus ha concesso troppo campo al ritmo dei rossoneri. Curioso sottolineare come sul pareggio juventino il lancio sia stato proprio di Buffon, avanzato fuori dall’area di rigore.

    Un pallone del genere, lento e prevedibile, di solito è preda del difensore. La si lascia all’attaccante se, come nel caso specifico, ha le spalle girate alla porta. Romagnoli, invece, non solo ha attaccato Mandzukic, perdendo il duello aereo, ma non si è ricordato che, su palla scoperta, si arretra cercando la copertura. Peggio il comportamento dei due esterni, soprattutto Antonelli, che hanno lasciato la coppia centrale al proprio destino, senza un minimo di diagonale.

    La combinazione con Morata, ha regalato a Mandzukic il secondo gol consecutivo in sette giorni (l’altro fu con l’Empoli). E dire che per lui la partita era cominciata male causa una gomitata sul naso di Alex che non ne ha condizionato la prestazione, ma certamente lo ha fatto penare fino all’intervallo. Non sono arrivati al novantesimo, invece, né Morata (ottima la sua prestazione), né Asamoah (meno bene di altre volte). Per entrambi problemi muscolari che alla Juve stanno diventando un problema cronico.

    Il Milan ha fatto bene sia a centrocampo, sia davanti, la coppia Montolivo-Kucka è certamente la meglio assortita ed efficiente tra i centrali, mentre sull’esterno Honda, a destra, ha fatto di più e meglio (soprattutto in copertura) di Bonaventura a sinistra. Mihajlovic ha piazzato Bacca su Marchisio e questo tipo di marcatura ad personam, quando il Milan non era in possesso di palla, ha costretto la Juve ad affidarsi a Bonucci, non sempre preciso in fase di costruzione. Non male Mario Balotelli, almeno fino a quando la partita è stata in equilibrio.

    Poi lui, come tutto il Milan, è saltato sul piano della tenuta atletica e della condizione fisica. Ci si chiederà se i sette giorni di ritiro siano serviti. La risposta, almeno apparentemente, è sì, anche se di fronte alla Juve capolista non era difficile trovare stimoli e concentrazione. La risposta su questo Milan l’avremo più avanti.

    Quanto alla Juve c’è poco da dire: raramente è splendida, ma non si riesce a frenare neppure quando, come con il Milan, ha lasciato qualche occasione di troppo all’avversario. Qualità individuale e mentalità vincente l’hanno riportata in testa, ora addirittura con distacco, quando i più (e io tra questi) non ci credevano più. Il rimpianto sta nella Champions. Vista l’andata dei quarti, nessuna squadra le si può dire superiore sul piano della forza e del carattere.  


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