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  • Milan:| Ricomincia da quei tre

    Milan:| Ricomincia da quei tre

     

     
     
    Se quello è depresso, avrà pensato Allegri, speriamo che non gli torni più il sorriso. Zlatan Ibrahimovic, l’esistenzialista di Malmoe, ha rimesso in piedi il Milan. Ha innescato il primo gol di Nocerino, ha mandato in rete Robinho per il 2-0, ha spalancato la porta ad altri compagni e sfiorato più volte il marchio personale. Il migliore. Il sigillo al 3-0 lo ha timbrato Cassano, l’altro col mal di pancia, segno che il Maalox di Milanello funziona bene. Diavolo felice Allegri, lui sì, può tornare a sorridere. Non solo per i due malati di routine
    e per Robinho, che ha riacceso il carnevale Milan. Anzi, le belle prove di Aquilani e Nocerino valgono di più:
    perché il reparto affannato, falciato dagli infortuni, ha bisogno di energie nuove. E poi per la difesa, che nelle prime cinque partite ha preso più gol che nell’intero ritorno del campionato scorso:
    ieri neppure un tiro in porta. Unico neo: l’infortunio di Thiago Silva uscito per un col- po al costato. Infine la classifica: il Milan è già a 2 punti dal quotatissimo Napoli e ora ha due impegni non titanici (Lecce e Parma) per risalire ancora. I tonfi di Inter e Napoli sono una spinta in più. Il Diavolo è andato a letto felice. Se il Palermo non ha fatto un tiro in porta, però, non è solo merito del Milan. Dopo tanti complimenti al simpatico Mangia, qui ci sta la strigliata. Ha presentato una squadra impaurita, stordita, come forse era lui
    all’esordio nella cattedrale di San Siro. Tutti allineati e coperti, senza orizzonti di gioia e di gloria. Quanta nostalgia del bel Palermo che negli anni scorsi è venuto qui a giocarsela con allegria e coraggio, ripartenza dopo ripartenza. Serve ragionare su un dato: un solo punto in trasferta sui dieci conquistati. Paperi Binho, Ibra e Cassano hanno i piedi gialli come Qui,  uo, Qua, ma faticano a colorare il Milan, che per 40 minuti
    gioca in bianco e nero. Il brasiliano, al rientro, tiene spesso  a destra nel tentativo di allargare le maglie della difesa. A volte, Binho e Ibra arretrano alle spalle di Cassano, che s’incunea in area. Insomma,
    disegnano un caleidoscopio di forme per non dare riferimenti, ma il problema sono i rifornimenti. Orfana delle verticalizzazioni di Seedorf, la mediana fatica a innescare i suoi paperini dalle scarpe gialle. Van Bommel soffre all’inizio. Volonterosi Aquilani e Nocerino, che Allegri schiera su bande inedite: l’ex romanista
    a destra, Nocerino a sinistra, dove ama stare per usare meglio il destro. Palermo timido I due interni
    rossoneri si agitano, ma faticano a dettare l’idea buona tra le due linee del Palermo, che Mangia tiene strette e bloccate. Troppo. Perché richiama avanti il Diavolo e perché ci sarebbe spazio per ripartire,
    sia sulle fasce, sia al centro, dove il cavallone Ilicic potrebbe far pagare dazio al passo lento di Van Bommel. Uno spreco non provare a spendere la velocità di Hernandez che, a San Siro, in passato ha fatto disastri. Uno spreco e una colpa, perché il Palermo timido e taccagno consente al Milan di accamparsi al limite e di studiare il varco buono. Lo intuisce Ibra al 37’: attira nemici sulla destra e spalanca la strada a sinistra a Binho che spara due volte sul portiere. E’ la prova generale. Maalox Il gol arriva tre minuti
    dopo: Ibra ripete il movimento e Pisano ripete l’errore accentrandosi troppo sul traversone e sguarnendo la fascia dove si avventa Aquilani che di testa assiste Nocerino. L’ex brutto anatroccolo dalle scarpe
    bianche, segna e non festeggia per onorare il suo passato. Mangia lascia in spogliatoio l’appesantito Miccoli per Alvarez, ma non cambia nulla, perché è il solito Palermo, rintanato e impaurito, che
    Ibra infilza come un pupazzo da rito voodoo. Con il primo spillone mette Cassano davanti al portiere, con il secondo manda in gol Binho (10’), con il terzo sfiora l’incrocio. Cassano chiude il conto su cross basso
    del bravo Abate (19’). Il Palermo chiude triste con il solo Pinilla di punta e cinque in mezzo a pressare per limitare i danni. Al fischio finale, Ibra è il primo che imbuca lo spogliatoio a testa bassa. Triste?
    Ma no... Se gioca così, il Maalox lo prende chi lo marca. 

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