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  • Rivoluzione Allegri:| Ibra, Robinho, Boateng
Rivoluzione Allegri:| Ibra, Robinho, Boateng

Rivoluzione Allegri:| Ibra, Robinho, Boateng

"Bisogna pensare solo a vincere" dice Massimiliano Allegri. Così si conquista uno scudetto. Lapalissiano. Ma onore al merito all'allenatore livornese: partito in sordina, ma rientrato in carreggiata con un prepotente balzo sulla corsia di sorpasso, fino alla guida della corsa. Ci mancherebbe altro con quella mostruosa macchina da gol costruita in una delle estati più imprevedibili della casa rossonera.

rivoluzione — Inaugurata dagli acquisti di Yepes e Sokratis con un buona dose di mugugni da parte dei tifosi, in parte mitigati dall'arrivo di Boateng, la campagna è esplosa con il clamoroso avvento di Ibrahimovic prima e Robinho poi. Senza togliere nulla ai meriti dei due difensori, gli arrivi del ghanese, dello svedese e del brasiliano hanno praticamente rivoluzionato la storia recente del Milan e non è un caso se con il Brescia sono andati in gol tutti e tre. "Sono venuto qui per vincere; vinceremo tutto" disse Ibra nella presentazione improvvisata nell'intervallo di Milan-Lecce, prima di campionato finita 4-0. Ma per vincere occorrono gli uomini giusti al posto giusto. Ma anche un allenatore coraggioso, testardo e ricco di personalità, che, come ripetè nella passata stagione Adriano Galliani, fosse in possesso del "phisique du role" per allenare il Milan.

no dinho — Alzi la mano chi non ha dubitato di Allegri o chi abbia individuato in lui il modello di aziendalista ligio al datore di lavoro. Non è così. L'allenatore del Milan non solo ha dimostrato di non guardare in faccia a nessuno, ma ha addirittura escluso dalla formazione (con il Brescia per la settima volta di fila) Ronaldinho, la passione di Silvio Berlusconi che nel giorno del raduno aveva indicato nel Gaucho il leader assoluto della squadra.

ognuno al posto giusto — Il percorso di Allegri è stato all'inizio tortuoso e tormentato alla ricerca del famoso equilibrio, ma giornata dopo giornata, soprattutto dopo la sconfitta di Madrid, è riuscito a trovare la quadratura del cerchio con soluzioni che alla fine si sono sempre rivelate vincenti. Quando afferma che "chi va in campo sa quello che deve fare" non parla a sproposito: ogni rossonero ha il suo compito e lo esegue perfettamente. Come nel caso di Boateng lanciato al posto di Seedorf nei panni inediti di terquartista: miracoloso. "Ho schierato Prince perché avevo bisogno di un giocatore che facesse più inserimenti".

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