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  • Milan, nuovi soci stranieri: c'è la pista del pista Qatar

    Milan, nuovi soci stranieri: c'è la pista del pista Qatar

    Berlusconi, porte aperte: soci stranieri in arrivo al Milan? "Mai dire mai... Ma il club per me è un affare di cuore".
    Capitali stranieri nel Milan? Mai dire mai. «Il Milan per me è una questione di cuore», ha detto Silvio Berlusconi all'agenzia Ansa. «Ma ci ho messo tanti capitali, in maniera eccessiva forse. Il Milan fa parte della famiglia, però mai dire mai, perché magari in futuro saremo costretti a cambiare idea. Se la crisi dovesse continuare e ci dovesse essere qualche costrizione il discorso potrebbe cambiare». Non è una presa di posizione scioccante, perché altre volte il presidente onorario si era espresso in questi termini, però è il segno che qualcosa potrebbe muoversi. E di questi tempi Berlusconi tratta volentieri argomenti considerati in passato spinosi: mentre era ospite alla trasmissione di Rai 2 Un giorno da pecora, si è pure spinto a dire «Forza Inter, con grandissima felicità». E' un Berlusconi ecumenico, veramente.

    Io e Santiago - Compratori veri o presunti si sono affacciati sul palcoscenico milanista. Russi prima, arabi poi. Per ora il Milan è sempre nelle mani della famiglia Berlusconi, che anche nell'ultimo mercato è tornata a investire con l'ingaggio di Balotelli. Berlusconi ha decretato la linea verde, ma non ha saputo restare lontano da un acquisto ultramediatico, oltre che anagraficamente in linea con la nuova policy aziendale. Il Milan è il suo giocattolo preferito e il suo presidente fa fatica ad abbandonarlo. «Mi ricordo ancora di quando mio padre mi portava allo stadio e non pagavo il biglietto perché ero piccolo piccolo. Ripeto, per me il Milan è una questione di cuore, anche se nel corso degli anni ci ho messo tanti capitali. Ma questo mi ha permesso di far diventare il Milan la squadra più titolata del mondo, e io sono diventato il presidente che ha vinto più trofei. Santiago Bernabeu ne ha vinti la metà e gli hanno pure intitolato uno stadio».

    Barbara e il club - Il Milan è fonte di spese, di onori e a volte di studio. Ci si è dedicata più dei fratelli Barbara Berlusconi, al momento in vacanza dal fidanzato Pato in Brasile. Dopo la cessione del giocatore al Corinthians la storia continua, ma continua anche il percorso di Barbara all'interno della società. «La squadra fa parte della famiglia, tant'è che sta fuori del gruppo, anche se adesso c'è mia figlia Barbara che ha cominciato a lavorarci e stiamo facendo la verifica dei conti come fosse una società del gruppo», ha detto Berlusconi. «Questo non significa comunque che siamo disponibili a far entrare nuove forze. Mai dire mai. Ma per adesso siamo felici che il Milan sia un affare e un affetto di famiglia». E di famiglia è anche il manager Galliani, che, capitali stranieri o no, deve muoversi in equilibrio fra le necessità del bilancio e le pretese sportive del presidente, il quale fa fatica ad accettare il pensiero di Milan non più competitivo come una volta in Europa.

    Ripartenza - L'affare Balotelli segna una ripartenza anche in questo senso, per ora soltanto dal punto di vista mediatico. Mario infatti non può essere schierato in Champions League, ma il suo arrivo al Milan ha prodotto nuovi picchi di popolarità per la squadra che ha vinto la sua ultima Champions nel 2007, non un secolo fa. Eppure pensare adesso alla coppa è proibitivo, e forse anche per questo Berlusconi ogni tanto cova l'idea di capitali freschi per il club. Abbandonare l'idea di vincere è improponibile per lui, ma non si può tornare al top senza investimenti continui. E allora, cedere quote non è più un tabù. Anche se non è semplice trovare partner che si accontentino delle partecipazioni di minoranza che Berlusconi ha individuato come soluzione accettabile.

     

    C'è la pista del Qatar sull'asse televisivo Mediaset-Al Jazeera.
    C'è un pretendente che merita attenzione per il futuro azionario del Milan. Arriva dal Qatar, precisamente dalla famiglia Al Thani, proprietaria (tra l’altro) di Al Jazeera. Oltre che del Paris Saint Germain, naturalmente. Oggi come oggi questo scenario non può avere conferme ufficiali. Per tante ragioni, tutte importanti. Ma il dialogo ai massimi livelli sta procedendo su un fronte parallelo: quello televisivo. E l'entourage di Silvio Berlusconi sta concertando con gli uomini dello sceicco una linea comune che deve fare i conti con mille difficoltà circostanti. A cominciare dai difficili equilibrio nel duopolio Sky-Mediaset sul fronte premium.

    Lo sviluppo - Non è un mistero che il progetto internazionale di Bein Sport ponga il mercato italiano al centro dei propri interessi. Il ramo sportivo della tv qatariota è già entrato da leader in Francia ed è appena sbarcato negli Usa con grandi ambizioni: tanto è vero che il matrimonio Beckham-Psg sia legato a futuri progetti anche nella Major League.

    L'approdo - Ma nell’agenda dei vertici di Doha l’attenzione per l’Italia non è meno strategica. E il dialogo con Mediaset è nato proprio per cementare una partnership importante a medio termine. Non a caso proprio nelle scorse settimane un broker internazionale (Pitch) abbia messo le mani sui diritti italiani della Premier League per la stagione 2015-16, soffiandoli proprio alla tv di Murdoch. Ma prima che scadano gli attuali contratti della Lega di serie A con Sky e Mediaset bisogna arrivare al 2015 e Bein Sport deve fare i propri passi con cautela. Ciò spiega come l’asse berlusconiano con il Qatar rimanga ancora sotto traccia. Sarebbe pericoloso fornire anzitempo ulteriori indicazioni.

    Divieto Uefa - E poi c’è l'aspetto calcistico vero e proprio. Le norme dell’Uefa vietano le multiproprietà. Ecco perché, ad esempio, Nasser El Khaleifi, presidente del Psg e responsabile di Al Jazeera Sport non potrà mai aver un ruolo esplicito in quest’operazione. Tanto è vero che sono allo studio soluzioni meno impegnative, ma che in prospettiva possano dare un aiuto significativo alle casse rossonere. Ciò spiega il riserbo attorno a questa storia. Tuttavia lo stesso Silvio Berlusconi qualche settimana fa aveva così commentato i suoi rapporti con il mondo qatariota. "Non ho bisogno di andare a Doha, abbiamo ottimi rapporti con gli sceicchi: in estate abbiamo già venduto loro due nostri giocatori". Ovviamente si riferiva alla super-vendita di Thiago Silva e Ibrahimovic al Psg per 67 milioni di euro. Un’operazione che ha permesso al Milan di riportare il dissestato bilancio in pareggio. Ora siamo nella fase due, quella dei rinforzi.


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