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Milan, vincere in contropiede non è reato: immeritate critiche a Montolivo

Milan, vincere in contropiede non è reato: immeritate critiche a Montolivo

  • Giancarlo Padovan
A volte si può vincere anche con il contropiede senza vergognarsene proprio. Primo, perché non è reato. Secondo, perché spesso succede che sia l’avversario ad offrirtelo su un piatto d’argento. Milan-Lazio (2-0) è andata così e alla fine i rimpianti sono tutti dalla parte di Simone Inzaghi, tradito più da errori (e casualità) individuali che dalla prestazione complessiva. E’ mancata, quella sì, la fase offensiva, a parte un inizio brillante che aveva inibito il Milan.   

Partita non bella, anche se assai combattuta e più equilibrata di quanto non dica il punteggio. Il Milan ha sfruttato le sventatezze altrui, la Lazio non ha trovato spazio per le occasioni proprie. Peccato perché i due allenatori, con le loro recenti prestazioni, promettevano uno spettacolo migliore. Invece ne è uscito un confronto arido, senza costrutto, ma con molto vigore, deciso da due episodi.

Il primo, generato da una leggerezza abbinata ad un errore tecnico. La leggerezza è stata di De Vrij che ha appoggiato palla su Parolo, scoprendo contemporaneamente la linea di difesa. Parolo (errore tecnico) ha invece mancato il controllo regalando palla a Kucka. L’azione è proseguita così: servizio immediato sullo scatto di Bacca e contropiede in campo aperto, concluso con un diagonale alla destra del portiere.

Va detto subito che non era Marchetti, ma l’albanese Strakosha, figlio d’arte (il padre è il portiere più famoso dell’Albania, una sorta di Zoff balcanico), l’anno scorso alla Salernitana, chiamato al debutto in serie A per un problema ad un polpaccio del titolare. Strakosha ha fatto bene, subito dopo il vantaggio rossonero, quando il MIlan ha forzato per chiudere la partita prima dell’intervallo. Intervento provvidenziale su diagonale di Bonaventura e salvataggio, in cooperazione con Basta, prima sul tentativo di autogol di Bastos (di tacco), poi ancora sul tiro di Bonaventura, quando già la linea di porta era presidiata da quattro laziali.

Sfida di strappi, non di incisioni. Fino al momento del gol di Bacca (37’), il quinto in campionato come Callejon, la Lazio non aveva subito nulla, ma aveva prodotto poco. Nel 3-5-2 di Inzaghi Basta era l’esterno destro e Lulic quello di sinistra, in mezzo Parolo, Cataldi e Milinkovic; Djordijevic e Immobile davanti. Il primo quasi nullo, il secondo molto mobile, ma solo. Giusto, quindi, inserire Keita per Djordjevic e Felipe Anderson per Bastos. In difesa è scalato Basta che ha affiancato De Vrji (molto falloso e fuori condizione) e Radu.

Immutabile il 4-3-3 del Milan (con Bonaventura al posto di Sosa) almeno fino a quando, poco oltre la metà della ripresa, la squadra di Montella non ha trovato il gol del raddoppio con un rigore di Niang (netto fallo di mano di Radu su un cross dello stesso Niang). Prima, però, il Milan aveva sprecato il raddoppio, forse sulla migliore azione della partita. Innesco di Bacca per l’inserimento a destra di Calabria (uno dei migliori), cross radente con Strakosha tagliato fuori e Niang a porta vuota che arriva inspiegabilmente in ritardo per ribadire in una porta vuota.

Il Milan non è stato bello, né troppo montelliano. Ma adesso ha un corpo, una forma e soprattutto una direzione. Sceglie di andare avanti con misura, giudizio e determinazione. Certo, per adesso, hanno fatto più le giocate dei singoli che il collettivo, tuttavia è una squadra equilibrata, geometrica, a volte perfino aggressiva.

Singolarmente - l’ho detto e lo ripeto - molto bene Calabria che, qualche mese fa, il MIlan stava per cedere al Cagliari. Poi Bacca e Montolivo. Sì, ho scritto Montolivo e non me ne pento. Anzi, se avesse fatto un primo tempo all’altezza del secondo, l’avrei forse giudicato il migliore in campo. Criticarlo è un diritto dei tifosi, ma distinguere le buone prerstazioni dalle altre, fa parte dell’onestà intellettuale.     
 

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