Calciomercato.com

  • Milanmania: si salvano solo Donnarumma e Bonaventura

    Milanmania: si salvano solo Donnarumma e Bonaventura

    • Andrea Distaso
    Dal rottamatore al rottamato per poi passare al rottamatore (già) rottamato. Prendendo in prestito alcuni termini dall'attualità politica, potremmo descrivere sinteticamente così il continuo avvicendarsi di volti nuovi sulla panchina del Milan, che in questo 2015 ha visto consumarsi in maniera tutt'altro che gloriosa la breve parentesi del "Guardiola made in Milanello", alias Pippo Inzaghi, subentrato tra squilli di tromba al reietto Clarence Seedorf e fattosi da parte la scorsa estate per lasciare spazio al sergente di ferro Sinisa Mihajlovic.

    I SOLITI ERRORI - Quello che l'ambiente rossonero ha prima digerito come l'uomo della provvidenza, il generale in grado di riportare la disciplina nonostante un passato a forti tinte nerazzurre (da giocatore prima e da tecnico poi), salvo poi etichettarlo come "spia" nei momenti (tanti) di prevedibile difficoltà. Sì, perchè gli errori commessi dalla dirigenza del Milan nel 2014 non sono stati la molla per una brusca inversione di tendenza, anzi se possibile sono stati ripetuti a amplificati nell'anno che ci siamo lasciati alle spalle. Il modus operandi è sempre lo stesso: giocatori acquistati con poco raziocinio e con scarsa considerazione dell'aspetto tattico e allenatori che si trovano pochi mesi dopo a raccogliere, loro soltanto, i cocci dello sfacelo creato da una società incapace di costruire un presente vincente e porre le basi per un futuro ancora più glorioso attraverso la programmazione.

    FOLLIE DI MERCATO - Basti pensare all'incredibile operazione Destro nel gennaio 2015, corteggiato all'inverosimile (ricordate Galliani al citofono dell'abitazione romana del centravanti?) manco si trattasse del miglior van Basten salvo essere poi scaricato da allenatore e società dopo pochissime settimane, ancora meno gol e prestazioni incoraggianti e soprattutto col fardello di un diritto di riscatto  mai onorato nei confronti della Roma. Il bomber che avrebbe dovuto far dimenticare a suon di prodezze l'impalpabile presenza del deludente Torres in rossonero è finito invece nella lista degli innumerevoli flop di mercato collezionati da quello che più che "condor" del mercato da troppo tempo a questa parte ha le fattezze di altro genere di pennuto, tutt'altro che scalto e rapace nel carpire le occasioni. Lo stesso personaggio che, smaltita la cocente delusione di un ignominioso decimo posto e la seconda stagione consecutiva da disputare col Milan fuori dalle coppe europee, riesce nell'impresa nell'estate scorsa di superarsi, in peggio ovviamente, dilapidando un patrimonio di oltre 80 milioni di euro messo sul piatto da un Berlusconi improvvisamente riscopertosi generoso ed interessato alla sua creatura. Tolto Bacca (sfidiamo chiunque a trovare una società che sperasse di pagarlo meno dei 30 milioni della clausola rescissoria dopo oltre 40 reti nelle precedenti due annate e due Europa League in bacheca da protagonista), Luiz Adriano a 8 milioni 6 mesi prima della scadenza del contratto e due bravi giocatori italiani (ma certamente non dei fuoriclasse) come Bertolacci e Romagnoli, pagati complessivamente 50 milioni, appartengono alla categoria delle follie. Solo un velo pietoso merita invece la ancora misteriosa gestione delle vicende Kondogbia, Jackson Martinez e Ibrahimovic, nomi prima sbandierati sulla pubblica piazza per poi essere bollati come suggestioni di mercato, alla stregua dell'intramontabile Witsel, colpi mancati anche a causa dell'incredibile e infinita trattativa con mister Bee, che chiama in causa soprattutto Berlusconi.

    LE COLPE DI BERLUSCONI - Un presidente che ha già scaricato il suo nuovo Milan e il suo nuovo allenatore, che tra mille difficoltà e dopo la solita campagna acquisti che, per quanto dispendiosa, non ha colmato affatto il gap con le concorrenti, pare essere riuscito a trovare una parziale quadratura del cerchio col definitivo passaggio al 4-4-2. Un presidente che a gennaio non si produrrà in ulteriori sforzi, lasciando a Mihajlovic il compito di tentare quanto meno una risalita fino ai piazzamenti che valgono l'Europa League per poi cedere il testimone a qualcun'altro a giugno. Un presidente che lascia in eredità il capriccio Boateng e che spera di vederlo in campo alla ripresa insieme a Bacca, Balotelli e Menez, con buona pace dell'allenatore, costretto ancora una volta ai salti mortali per non vedersi ulteriormente delegittimato a mezzo stampa nello spazio di poche giornate di campionato.

    DONNARUMMA E BONAVENTURA - In uno scenario in cui le incognite continuano a prevalere sulle certezze, nell'anno che verrà ci portiamo però il volto imberbe e sfrontato di un portiere con le stimmate del predestinato (Donnarumma), le giocate di classe e lo spirito guerriero di un Bonaventura sempre più leader e meritevole della fascia di capitano e più in generale questa apparente inversione di tendenza all'insegna dell'italianità, con gli arrivi di Bertolacci e Romagnoli. E nel cassetto dei ricordi custodiamo gelosamente anche i fugaci momenti di godimento regalatici dalle parate di un Diego Lopez scaricato in fretta e furia per questioni di bilancio e le genialate di un Jeremy Menez che forse meglio di chiunque altro rappresenta il Milan di oggi: bello nelle intenzioni ma totalmente inespresso.

    Altre Notizie