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  • Milanmania: il no di Maldini? Colpa di Fassone e della proprietà cinese
Milanmania: il no di Maldini? Colpa di Fassone e della proprietà cinese

Milanmania: il no di Maldini? Colpa di Fassone e della proprietà cinese

  • Luca Serafini
La proposta di un incarico a Paolo Maldini nel Milan non sarebbe mai potuta essere frutto di una reale esigenza manageriale, dirigenziale, funzionale. Non sarebbe mai potuta essere un'offerta di lavoro convenzionale strutturata su misura nei confronti di una figura che avesse una preparazione specifica, delle mansioni conseguenti alle sue esperienze, al suo know-how, a una carriera fuori dal campo che non c'è mai stata se non nel ruolo di
padre di famiglia.

Il vecchio Milan non gliene ha mai sottoposta una per incompatibilità con Adriano Galliani. Punto. Il nuovo Milan ha sbagliato tempi, modi e sopratutto strategia. Per contattare Maldini immediatamente dopo il suo insediamento, Fassone avrebbe dovuto conoscere a fondo la storia del club degli ultimi anni e gli umori della tifoseria che - se ne dimenticano sempre tutti quando fanno le stime dei debiti, dei crediti, del valore immobiliare di Milanello, del parco-giocatori eccetera - costituisce il vero grande solido patrimonio del club. Maldini andava contattato e possibilmente ingaggiato da subito per offrire a tutti una garanzia. Punto. La sua sola presenza nei quadri, aldilà di ingaggio incarico poteri e mansioni, sarebbe stata la risposta più concreta e intelligente ai molti, inquietanti dubbi sollevati da ogni parte del mondo sulla composizione della nuova proprietà. Con Paolo Maldini garante in società, grazie semplicemente non al suo curriculum ma alla sua integrità morale, tutti sarebbero si sarebbero sentiti rassicurati sul futuro, sulle strategie, sulle ambizioni dei successori di Berlusconi: fino a quando Maldini avesse deciso di vivere questa esperienza, di condividere questa avventura, avremmo avuto la certezza che dietro le cordate o la cordata o il mosaico psichedelico della nuova costituzione societaria non si sarebbero nascoste speculazioni, sotterfugi, secondi fini. 

Questo era il senso di portare da subito in sede una figura importante, integerrima, integra, affidabile. Sarebbe stato lui stesso il primo a capire di dover crescere, fare esperienza e gavetta verso responsabilità nel tempo più ampie e articolate. Invece il contatto è stato tardivo e confuso, spingendo Maldini a volersi interfacciare direttamente con i cinesi oltre che con Fassone. Richiesta legittima e autorevole, oltre ogni pretenziosa velleità dirigenziale. E' questo che Fassone e buona parte dell'opinione pubblica non hanno colto: Maldini voleva sapere chi siete voi e dove volete portare il Milan, prima di decidere se farne parte lui stesso.  

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