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  • Milanmania: Un 2013 a due velocità. Le pagelle dei protagonisti rossoneri

    Milanmania: Un 2013 a due velocità. Le pagelle dei protagonisti rossoneri

    Un anno a due velocità quello che sta per concludersi anche per il Milan. Un 2013 chiuso nel modo peggiore con la sconfitta nel derby con l'Inter che proietta i ragazzi di Allegri a distanze siderali da qualsiasi piazzamento di vertice: Juventus a -27, terzo posto distante 17 e l'Europa League agguantabile solo in caso di successo in Coppa Italia. E pensare che l'annata che sta per andare in archivio era partita in maniera esaltante con il colpaccio Balotelli, il giocatore che ha trascinato i rossoneri verso un preziosissimo terzo posto che è valsa la qualificazione in Champions League al fotofinish. Un piazzamento che sembrava aprire le porte a un futuro decisamente più promettente, anche in ottica mercato; invece il bimestre luglio-agosto ha portato la cessione eccellente di Boateng per finanziare l'acquisto di Matri, che sino a qui si è dimostrato fallimentare, e operazioni di piccolo cabotaggio (Poli, Saponara, Birsa) che non hanno innalzato il valore tecnico della squadra. Con la speranza che gli arrivi di Honda, Rami e degli altri calciatori seguiti per gennaio (D'Ambrosio, Nainggolan,...) aiutino il Diavolo a rialzare la testa in vista dell'ennesima rivoluzione della prossima estate. In attesa del 2014, ecco i voti ai protagonisti dell'anno che volge al termine!

    IL MIGLIORE

    Mario Balotelli: anche lui ha vissuto un anno a due facce, soprattutto una seconda parte in cui non è riuscito a trascinare la squadra sia sotto il profilo tecnico e della personalità e nel quale sono emersi anzi i lati più oscuri del carattere, tra scenate contro gli arbitri, squalifiche e ritardi. Eppure non si possono dimenticare i 18 gol segnati nell'anno solare, che ne fanno il miglior marcatore assoluto in Serie A e soprattutto i 12 in 13 giornate che hanno permesso ai rossoneri di vincere il testa a testa con la Fiorentina che valeva la Champions. Competizione nella quale ha inciso con un gol al PSV Eindhoven nel playoff di fine agosto e con altre due reti ad Ajax e Celtic che sono valse il passaggio agli ottavi, oltre a una serie di prestazioni da leader vero, come quando nella sfida decisiva con i Lancieri si è preso sulle spalle una squadra ridotta in 10 dall'espulsione di Montolivo. Nel grigiore generale della squadra, è l'unico calciatore in grado di risultare decisivo e di vincere la partita da solo.

    IL PEGGIORE

    Allegri e la società: un patrimonio economico e di entusiasmo come quello fruttato dalla magnifica rincorsa del passato campionato è stato dilapidato nel peggiore dei modi sia dalla componente tecnica che da quella dirigenziale della società. Prima la conferma tutt'altra che convinta di un allenatore mai accettato dal proprietario, una scelta che ha delegittimato l'allenatore a un anno dalla naturale scadenza del contratto. E Allegri, che dal mercato ha avuto solo (ma su sua richiesta precisa) Matri, ha finito per assuefarsi al clima di disfattismo generale non dando mai la sensazione di poter imprimere la svolta su una squadra desolatamente piatta. Quattro vittorie su 17 partite è il misero bottino della prima metà di questo campionato, uno dei peggiori avvii di sempre dell'era Berlusconi. E che dire delle lotte intestine che vedono protagonisti Barbara Berlusconi e Adriano Galliani per il controllo del club che hanno partorito il mostro a due teste. La tregua prima della tempesta inevitabile di fine stagione.

     

    LA SORPRESA

    Kakà e Mattia De Sciglio: il vecchio e il bambino, parafrasando una famosa canzone. Due protagonisti diversi, ma accomunati dal fatto di essere campioni fuori dal campo prima che sul terreno di gioco con comportamenti sempre irreprensibili. Se il terzino cresciuto nel settore giovanile si è confermato un predestinato al suo primo anno da titolare in una squadra abitutata a frequentare i quartieri alti della classifica e a convivere con la pressione (salvo poi doversi fermare nei primi mesi dell'attuale stagione per un guaio al ginocchio), il brasiliano è tornato da Madrid per ritrovare la ribalta nell'anno del Mondiale. Bollato come giocatore finito, l'ex Bambino d'Oro si è rivelato invece il volto migliore per classe e spirito di sacrificio (ricordate le sue corse a perdifiato sulla fascia per frenare gli assi del Barcellona a San Siro?) della squadra di Allegri fino ad oggi. Arrivato a parametro zero dal Real, può considerarsi l'operazione di mercato più azzeccata dell'ultima estate.

    LA DELUSIONE

    Il 2013 doveva essere l'anno della conferma su grandi livelli, l'anno che gli avrebbe consegnato la leadership assoluta nel Milan e forse anche nella Nazionale multietnica di Prandelli che guarda alla prossima Coppa del Mondo. E' stato invece tutto il contrario per El Shaarawy, trascinatore della rimonta rossonera della prima metà dello scorso campionato, salvo poi svanire, soffocato dalla personalità di Balotelli e dall'incapacità di sopportare le prime critiche. Soltanto tre gol nell'intero anno solare, una Confederations Cup da comprimario e, da settembre in avanti, una sequenza infinita di infortuni che gli hanno impedito di riprendersi la scena. Il suo futuro al Milan è rappresentato da un grande punto di domanda.


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