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  • Milan e Inter: Milano non merita questo disastro
Milan e Inter: Milano non merita questo disastro

Milan e Inter: Milano non merita questo disastro

  • Antonio Martines
Quella che si è appena conclusa è stata una stagione devastante per la Milano del pallone. Milan e Inter sono ormai solo un lontano ricordo: di questi due club leggendari, carichi di trofei, storia e tradizione sembra essere rimasto solo il nome e delle immagini sbiadite, e fa un certo effetto vedere uno stadio enorme come il Meazza, sempre più vuoto, sempre più rassegnato e sempre più simile ad un mausoleo. Proprio nell'annata 2015/16, stagione durante la quale c'è stato l'EXPO, la città ha preso atto – ancora una volta – che il grande calcio non è più di casa a San Siro. La cosa assume poi dei contorni beffardi se si pensa che tra pochi giorni proprio nella Scala del calcio si terrà la finale di Champions League che toglierà alla città della Madonnina il record delle 10 coppe dei campioni, attualmente in condivisione con Madrid. Inoltre se dovesse vincere l'Atletico si vedrebbe sfilare anche quello di essere l'unica città europea ad avere due squadre vincitrici della coppa. Se poi a tutto ciò, aggiungiamo il fatto che le due milanesi hanno concluso l'annata malissimo, perdendo entrambe per 3-1, allora si rischia di precipitare nello sconforto più nero visto che l'Inter ha chiuso la stagione ottenendo un deludentissimo quarto posto, che vuol dire solo Europa League, con tutto ciò che ne deriva.

C'è poi un altro dato incontrovertibile che certifica il declino di Milano come città del grande calcio, e cioè lo storico sorpasso di Roma. La capitale infatti negli ultimi 3 anni, come punteggio complessivo di Roma e Lazio è arrivata sistematicamente davanti. Andando a guardare le annate nello specifico, troviamo questi numeri: 2013/14; Roma 141 - Milano 117, 2014/15; Roma 139 - Milano 107 , 2015/16; Roma 134 - Milano 124. Il confronto con Torino è ancora più impietoso visto che la città della Mole nelle tre suddette stagioni ha totalizzato rispettivamente: 159, 141 e 136 punti, frutto soprattutto dello strapotere della Juve. Il saldo positivo resta invece nei confronti delle altre città da derby, ovvero Genova e Verona, ma stiamo parlando di due piazze dal peso specifico storico nettamente inferiore a quello di Milano. Bisogna partire da questi dati per provare ad analizzare la crisi di una città che è letteralmente sparita dal calcio che conta. A questo poi bisogna anche aggiungere il fatto che a Milano le due tifoserie sono accomunate da una strana rassegnazione, sembrano entrambe vittime di malinconici ricordi di un passato glorioso che mal si coniuga con un presente grigio e un futuro ancora più incerto.

La cosa che più colpisce della crisi delle milanesi è l'assoluta mancanza di progettualità e programmazione. Su entrambe le sponde si procede a tentoni, senza un obiettivo preciso a lunga, media o breve scadenza. Si parla spesso di rilanci clamorosi attraverso vendite societarie a dei facoltosi acquirenti provenienti dall'Asia, ma alla fine il risultato è sempre a somma zero e si rimane esattamente allo stesso punto. La situazione peggiore è quella del Milan, che anno dopo anno perde sempre più valore a livello di brand e appetibilità nei confronti dei grandi giocatori. Un tempo la squadra rossonera era il club più ambito in Italia e in Europa, dai top player internazionali, oggi il solo parlarne fa sorridere, visto che anche quei pochissimi che sono rimasti (Bacca) pensano di andarsene.

La cosa più angosciante di tutti è il comportamento di Berlusconi, che ormai stanco e preso da altre vicende non ha ne la forza ne la voglia di dedicarsi alla sua creatura prediletta, quella che più di ogni altra ha dato lustro al suo nome. Ma sulla sponda nerazzurra le cose non stanno molto meglio, visto che quest'anno l'obiettivo minimo era la qualificazione in champions e invece alla fine è arrivato solo il contentino dell'Europa minore. Thohir non sarà confuso come Berlusconi, ma da la netta sensazione di essersi trovato a maneggiare una patata bollente, della quale adesso farebbe volentieri a meno. Che Thohir abbia capito poco e nulla dell'Inter e di Milano in generale, si era intuito subito, quando disse che avrebbe voluto abbattere il terzo anello di San Siro per ridurre la capienza e per poterlo finalmente riempire. Un'idea di una pochezza e di una miopia a dir poco disarmanti, che dimostra quanto siano inadeguati la considerazione e gli orizzonti che quest'uomo ha per una realtà enorme come quella dell'Inter, un club che ha fatto la storia in Europa e nel mondo. Ma d'altronde che l'indonesiano non fosse un esperto di storia nerazzurra, lo si capii anche quando disse che il suo giocatore preferito era Ventola.. non Mazzola, non Matthaus, non Ronaldo, ma Ventola...e solo questo avrebbe dovuto farci intuire sin da subito quali fossero i suoi parametri. Viene il sospetto che non abbia mai visto le 3 coppe dei campioni e le tre intercontinentali che fanno bella mostra di se nella bacheca dei nerazzurri.

L'assenza di Milano fa male al calcio italiano, ma è un'assenza che desta scalpore anche all'estero, dove la mancanza di due nobili come Milan e Inter non è passata affatto inosservata. In Spagna ad esempio se ne sono accorti, e diversi sono stati nelle ultime stagioni gli articoli di Marca dedicati al cattivo momento delle milanesi. Insomma si sta dilapidando un autentico patrimonio calcistico, il cui valore evidentemente, non è chiaro a tutti.

Le soluzioni non sono facili e non sono veloci, bisognerebbe partire innanzitutto dai vertici societari di entrambi i club. Pare evidente infatti che in entrambi i casi, proprietari e i dirigenti non sono più all'altezza del nome e del passato delle due società. Milan e Inter meriterebbero sceicchi come City e PSG, e invece ogni anno si ritrovano a dover fare i conti della serva, per i mancati introiti derivanti dall'assenza nelle coppe. Una situazione insostenibile per le due squadre che insieme alla Juve hanno fatto la storia calcistica del nostro paese. C'è poco da dire, sono tempi assai cupi per le due grandi di Milano, ma prima o poi la Scala del calcio dovrà tornare ad essere il centro del mondo e non solo per ospitare finali giocate da altri.



@Dragomironero

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