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  • Moggi: 'L'Inter non vinceva perché erano pippe'. E svela: 'Sono superdotato'

    Moggi: 'L'Inter non vinceva perché erano pippe'. E svela: 'Sono superdotato'

    Luciano Moggi, ex dg della Juventus, parla anche ai microfoni di Radio 24, nella trasmissione La Zanzara: "Calciopoli? Non finirà mai fino a quando non cancello radiazione. Chiederò i danni per soldi che ho perso in questi anni. Radiato per Paparesta, ma lui non mi ha mai querelato. Mai rinchiuso in bagno, lui aveva paura di quello che aveva fatto. Ci fece perdere la partita a Reggio Calabria. Alla sentenza ho fatto gesto ombrello, tiè. Sono come Marchese del Grillo: io so io e voi…. La prescrizione? Io innocente, tempo passato per colpa loro. Sentirò la mancanza dei tribunali, mi ero affezionato". 

    Sull'Inter: "L’Inter non vinceva perché erano un po’ pippe e incapaci. Io non ho mai comprato Vampeta, Taribo West e Hakan Sukur. Moratti? Tweet sulla mano l’ho scritto io, non mi pento, era solo una battuta. La mano non l’ho lavata, non c’erano i bagni".

    Moggi prosegue: "Sono molto dotato, mortacci. Più di 20 centimetri, mi impaurisco quando lo vedo. Mi metto paura da solo. Altro che Rocco. I miei sogni dopo la prescrizione? Andare a cantare a Sanremo. Non sono intonato ma mi faccio aiutare. E anche l’inno della Juve l’ho fatto fare io a Paolo Belli". 

    Infine, Moggi e la politica: "Forza Moggi? Se facessi una lista così alle elezioni vengo eletto subito, prenderei dieci milioni di voti, tutti i tifosi della Juventus". 

    13.05, PARLA ABETE - "La sentenza conferma la validità della posizione della Federazione. Nessuna valutazione differente in merito, poi vedremo le motivazioni. I soggetti interessati sono rimasti delusi. Tavecchio ha confermato la legittimità della Federazione, la cui posizione ora è rafforzata e consolidata". Così Giancarlo Abete all'ingresso del Consiglio Federale, riunito per parlare tra i vari argomenti anche del caso Parma. L'ex presidente della FIGC comenta anche la possibilità che Luciano Moggi possa tornare nel mondo del calcio dopo sentenza della Cassazione: "Ora c'è una radiazione, normale e comprensibile l'aspettativa di Moggi dal suo punto di vista. Bisogna però vedere se ci saranno le condizioni giuridico-normative necessarie perché questo avvenga".

    Riportiamo integralmente l'intervista realizzata dal collega Marco Mensurati de La Repubblica a Luciano Moggi dopo la sentenza della cassazione sui fatti di Calciopoli.

     "Cosa ho fatto dopo la sentenza? Mi sono distratto, ho riposato la mente. Ho preso cinque gocce e hanno funzionato ora sono fresco come una rosa. Pronto".

    Per cosa?
    "Per continuare la mia battaglia davanti alla Corte Europea".

    Non si accontenta della prescrizione?
    "La prescrizione? È stata utile all'accusa, mica a me".

    Veramente la prescrizione l'ha salvata da una condanna per un'associazione a delinquere che comunque oggi può dirsi "definitivamente accertata"...
    "Ma scusi, dicevano che i campionati erano irregolari e la giustizia sportiva ha detto che i campionati erano regolari. Hanno detto che avevamo rapporti esclusivi con i designatori arbitrali, poi anche Moratti ha ammesso che non era vero, che anche loro avevano rapporti. Hanno detto che le mie visite negli spogliatoi degli arbitri erano irruzioni, poi si è scoperto che il regolamento permetteva di andare... Poi, per carità, io mi incazzavo, ma questa è un'altra questione, e comunque Paparesta non mi ha mai denunciato né ha detto di essere stato minacciato. Poi visto che non sono riusciti a dimostrare i favori alla Juve l'hanno buttata sugli interessi personali e sui miei rapporti con la Gea. Ma sono stato assolto in quel processo. Voglio dire, i vari gradi di giudizio hanno smentito tutto e ancora mi tocca sentire questa storia dell'associazione a delinquere?".

    Lo dice la Cassazione. E a dire la verità non solo la Cassazione. Le tesi sostenute dall'accusa, quelle della Cupola per capirsi, hanno retto davanti a nove - nove - diversi collegi giudicanti: oltre al gip e al gup, hanno confermato la bontà dell'impianto accusatorio due giudici di primo grado e due di secondo grado nel penale, tre giudici nel processo sportivo, e persino uno della magistratura contabile.
    "Il processo davanti alla corte dei Conti riguardava altri".

    Gli arbitri e quelli della Figc che sono stati condannati a risarcire 3,97 milioni di danno.
    "Resta che la cosa dell'associazione a delinquere fa ridere. Tranne De Santis, che hanno incastrato per una partita che non c'entra niente con la Juventus, tutti gli altri arbitri sono stati assolti. E con chi lo truccavo il campionato? La verità è che, come le dicevo, la prescrizione ha salvato la procura di Napoli".

    E allora perché non ha fatto come De Santis, perché non ha rinunciato alla prescrizione?
    "Perché quando sono stato condannato in appello non avevo i termini per farlo, i miei reati non erano ancora prescritti".

    Poteva farlo in Cassazione. L'articolo 157 del codice di procedura dice che "la prescrizione è sempre espressamente rinunciabile dall'imputato". Comunque, il punto è che lei non si fida della giustizia.
    "No. Conservo una sentenza in cui un giudice dice nelle motivazioni di una sentenza che gli investigatori hanno manomesso le intercettazioni. Di questa gente c'è poco da fidarsi".

    Però non possiamo fare finta che la Cassazione non abbia detto che in effetti c'era la famosa Cupola.
    "La vera domanda è: qual era la cupola?".

    La sua? "Quando un presidente della Figc (Franco Carraro, ndr) intercettato, dice a un designatore: "Bisogna salvare la Lazio e sarebbe un peccato che la Fiorentina fosse retrocessa", secondo lei di cosa stiamo parlando? A chi interessava salvare la Lazio e la Fiorentina? A Moggi? Penso che non farà fatica a comprendere come a Moggi della Fiorentina non fregasse assolutamente nulla".

    Sta dicendo che la vera Cupola era quella di Carraro?
    "Sto dicendo quello che ho detto. Che è una presa per il culo pensare che io abbia fatto un'associazione a delinquere con un solo arbitro".

    Parliamo del ruolo di Carraro?
    "Lei ha parlato della cupola, no? Io ho dovuto imparare a memoria le intercettazioni di Calciopoli. È stato un inferno. Ma penso che, oggi, se dovessi dire tutto quello che ho imparato mettendo insieme quello che sospettavo con quello che ho letto, succederebbe un casino".

    Facciamolo succedere.
    "Un giorno forse ci scriverò un libro".

    Quali sono le sue intercettazioni preferite?
    "26 novembre 2004: il giorno del sorteggio di Inter-Juventus, Carraro chiama Bergamo per sapere chi è l'arbitro. Quello gli dice che è Rodomonti e allora Carraro gli fa: "Dì a Rodomonti di non fare favori alla Juventus". Bergamo chiama Rodomonti, ma non lo fa subito dopo la chiamata di Carraro, lo fa due ore prima della partita. "Questa chiamata rimane tra te e me, ché ad andare giù si fa prima che ad andare in su". Ne posso raccontare a centinaia di cose come queste".

    Lei è sempre stato molto critico con Carraro.
    "E con Petrucci e con Abete. Supponevo ci fossero cose che non andavano bene, poi quando ho letto le intercettazioni mi si sono chiarite le idee".

    C'è qualcosa di cui è pentito?
    "Di non aver preso a calci qualcuno".

    Chi?
    "No, scherzavo. Io sono un non violento. Comunque l'avvocato Zaccone che dice di aver letto 170mila telefonate in una settimana e chiede la serie B con penalizzazione per la Juventus, non lo dimenticherò mai. Sa qual è la verità ultima su Calciopoli? Che erano morti l'Avvocato Agnelli e il Dottore. Altrimenti tutto questo casino non sarebbe mai successo".

    Un'ultima cosa. Pensa davvero di tornare nel calcio? Che progetti ha?
    "Vediamo".

     

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