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  • Moggi:| 'Stramaccioni non è Mourinho'

    Moggi:| 'Stramaccioni non è Mourinho'

    Cadono in fretta le illusioni dell’Inter. Aveva guadagnato tre punti sulla Juve, tutto da rifare. La squadra di Conte è tornata a +4, effetto dei sei gol di Pescara, e del tonfo nerazzurro a Bergamo, una lezione per Stramaccioni, che stavolta l’ha presa senza filosofeggiare, anche se il peso è da macigno. Come se Juve-Inter non si fosse mai svolta e il trionfo interista mai avvenuto. A Bergamo molto male, al di là del risultato di misura, grande invece la squadra di Colantuono (lui e Marino gli artefici del miracolo che continua). C’è chi per consolarsi prova a misurare i due confronti, il Pescara una cosa, l’Atalanta un’altra, insomma due trasferte differenti. Ci pare evidente, e lo avevamo anche scritto, che si attendevano due risposte, la Juve doveva dimostrare di aver ritrovato se stessa, l’Inter era chiamata a confermare il suo percorso d’assalto. Non è stato così, un Milito appannato ha provocato uno stravolgimento di forza nella squadra nerazzurra, un Quagliarella impegnato in una sorta di rivincita personale ha portato alle stelle la sete di riscatto dei bianconeri. Stramaccioni dovrà attendere un’altra occasione, la Juve ci starà più attenta, sotto questo aspetto incideranno anche gli aspetti psicologici del duello, la Juve ci è già passata, l’Inter il suo sforzo l’ha già pagato, e male.

     
    È l’effetto anche dei riflettori, quando sono troppo accesi. Molto più facile partire in sordina, le difficoltà aumentano quando tutti ti guardano. E forse la “beneamata” (di una volta) non è più abituata a questi palchi. Quando ha vinto l’Inter? Quando una gigantesca macchinazione mise da parte le rivali, e quando il sacco delle spoglie bianconere le diede una forza che non le apparteneva. I quattro scudetti di seguito, il primo contro nessuno, diventarono cinque nella conta interista, senza vergogna a considerare tale anche quello sottratto alla Juve. A scenario ripristinato, il club di Moratti nonce la fa più a interpretare la parte, raccatta un po’ di buoni risultati (49 a 10 rispetto alla Juve), splende persino per una notte, ma cade di botto. Stramaccioni non è Mourinho. Qualcuno ci aveva creduto? Ma siccome le illusioni sono dure a morire, c’è chi tra gli interisti fa ora il conto delle difficoltà a venire, che sarebbero più ostiche per la Juve. C’è qualcosa di vero in questa valutazione, ma la Juve è più forte in assoluto e in condizione di superare i duelli a distanza, anche quando sembrano più a portata degli avversari. E naturalmente questo potrebbe valere se fosse solo l’Inter a contrastare la Juve.

    Si rizzelano infatti il Napoli soprattutto e a questo punto anche la Fiorentina e la Lazio: per i campani un solo punto in meno dell’Inter, la viola tre e la Lazio cinque, che non sono pochi, fanno -9 rispetto ai 31 della Juve, mai dire mai però, perché già accadde in passato ma in condizioni irripetibili (vero Collina?). Il Napoli ha dato una bella dimostrazione di forza, Cavani c’è sempre ed è tornato capocannoniere con El Shaarawy e Lamela, ad Hamsik è bastato un lampo, quando ha messo dentro il pallone del 3-2 e Insigne non si può tener fuori, dal confronto con Pandev esce largamente vincitore. Il Genoa ha fatto quello che ha potuto, di più non poteva. Brutto momento per Del Neri, al pari di quello vissuto da Ferrara con la Samp, caduta anche a Palermo. Fiorentina e Lazio splendono alla pari, e alla loro giornata di gloria fanno da malinconico pendant gli avversari battuti: la viola ha steso seccamente il Milan, dove Pato non riesce a segnare nemmeno su rigore.

    Pektovic ha messo nell’angolo Zeman, che trova sempre modo di dare la colpa a qualcuno, nel caso la pioggia, come se dalla parte della Lazio splendesse invece il sole. Diciamo che il progetto di Baldini assomiglia sempre più al “pro gettò” di Blanc negli anni in cui alla Juve comandò il francese, esperto di tennis. Roma superata dall’Atalanta e poteva essere scavalcata anche da Catania e Parma, se non avessero chiuso in parità i rispettivi incontri. Pareggio anche dell’Udinese con il Chievo che ha scatenato la reazione del patron friulano Pozzo. Quando si tratta di attaccare gli arbitri, Pozzo non delega nessuno, dà botte da orbi, ma precisa, «voglio solo più attenzione». Dobbiamo ancora ripetere che gli arbitri sbagliano oggi come prima del 2006, e non c’era alcun burattinaio, come non c’è adesso? Si abbia il coraggio di fare ammenda.


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