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  • Montella, basta esperimenti: senza Bacca e Donnarumma addio Europa
Montella, basta esperimenti: senza Bacca e Donnarumma addio Europa

Montella, basta esperimenti: senza Bacca e Donnarumma addio Europa

  • Giancarlo Padovan
La Lazio la butta via, il Milan si prende il punto. Simone Inzaghi non ha sbagliato nulla e la sua squadra ha giocato meglio e creato di più, ma Montella, con una mossa apparentemente banale (il tanto bistrattato Sosa per il beatificato Locatelli) ha trovato l'ancoraggio del centrocampo e un calciatore che ha pressato e contrastato fino all'ultimo pallone utile. Quello servito a Suso discende da una palla recuperata a Milinkovic Savic, forse troppo sicuro su un controllo difficile in zona calda, la trequarti della Lazio. Il resto è stata un'invenzione dello spagnolo che ha rubato il tempo a tre avversari e al portiere Strakosha (Marchetti si era infortunato nel riscaldamento), mettendo il pallone a giro nell’angolo più lontano.
 
Quarantesimo della ripresa. Eppure due minuti prima, Immobile, solo anche se un po' decentrato davanti alla porta milanista, un pallone più comodo di quello di Suso non era riuscito a piazzarlo. L'attaccante è stato troppo superficiale (era sicuro di fare gol), ma Donnarumma ha esibito il meglio del suo repertorio: la parata bassa in pieno allungamento del corpo.  Questo per dire che, senza Donnarumma (strepitoso nel primo tempo su Hoedt), o con un portiere solo un po' meno bravo di lui, il Milan avrebbe subito il secondo gol e sarebbe uscito dall'Olimpico senza un pari che significa tenere la porta ancora aperta sull'Europa di scorta. Esultano anche Inter e Atalanta che non hanno subito il sorpasso della Lazio: sarebbe andata a 46 punti, quarta da sola dietro Juventus, Roma e Napoli.

A dispetto della superiorità tecnica e dinamica dei biancocelesti, la squadra di Inzaghi è andata in vantaggio solo al 46' del primo tempo e su un calcio di rigore assai discutibile. Ad assegnarlo è stato l'arbitro Damato, ma il suggerimento è venuto dall'addizionale Mazzoleni, una garanzia di sciagurate visioni. Di certo c'è che Donnarumma, in uscita bassa, non commette fallo su Immobile. Di incerto - dunque possibile - che la caduta, molto indotta dall'attaccante, sia provocata da una spintarella di Gomez che, dalla sua posizione, Mazzoleni non può cogliere, né l'arbitro sanziona. Comunque il rigore viene assegnato e Biglia lo realizza con un tiro forte alla destra di Donnarumma. Il quale, sia prima del tiro che dopo, ha un paio di contatti troppo ravvicinati con Mazzoleni per essere tollerati. Il portiere milanista andava punito e, più in generale, gli andrebbe insegnato che non ci si deve comportare così.

L'azione che ha portato al rigore è stata la premessa di quanto accaduto all'inizio della ripresa. Felipe Anderson, infatti, ha innescato la sua velocità triturando Vangioni che, per 45 minuti, aveva retto bene. Il Milan, già sotto a livello di occasioni per 4-1 fino all'intervallo, ha cominciato a vacillare, ma a tenerlo in piedi, oltre a Donnarumma, ha provveduto la pessima mira dei laziali e il sacrificio di Abate che si è esibito da podista di tutta la fascia. A metà ripresa, tra l'altro, Lulic gli è franato addosso in area, dopo un controllo del milanista, facendolo cadere. Era rigore almeno quanto quello concesso ad Immobile, ma Damato (e Mazzoleni) hanno preferito non vedere.

Considerazione tattica. C'era molta attesa per vedere quanto e come Deulofeu si adattasse al ruolo di finto nove. Una partita non può dire la verità su nulla, ma fin dalla conclusione del primo tempo ho notato come fosse prevalentemente Ocampos ad accentrarsi, lasciando a Deulofeu lo spazio sulla sinistra. L'ingresso di Lapadula (17' del secondo tempo) ha sgombrato l'equivoco: fuori Ocampos e Deulofeu a sinistra. Il catalano non è stato continuo, sia perché veniva dallo sforzo sovrumano di Bologna, sia perché ama giocare negli spazi e la Lazio ne ha concesso solo uno alla fine. Fossi in Montella non insisterei. Pur con tutti i suoi limiti, anche comportamentali, Bacca vede la porta più di qualsiasi altro e Lapadula è un Mandzukic minore (ha tanta qualità in meno), nel senso che lavora, lotta, sgomita, sbuffa, si incolla ad ogni avversario. Rattoppato com'è, il Milan ha bisogno di certezze anche un po' scolastiche. La sperimentazione è rischiosa e, a questo punto della stagione, forse inutile.

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