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  • Moratti: 'Con Thohir ho fatto fatica, fiducia in Suning. Mancio e Leonardo...'

    Moratti: 'Con Thohir ho fatto fatica, fiducia in Suning. Mancio e Leonardo...'

    Massimo Moratti lascia l'Inter dopo 21 anni, ma il suo saluto è un arrivederci e non un addio. L'ex presidente nerazzurro ha dichiarato in un'intervista al Corriere della Sera in edicola oggi: "Da tifoso sono fiducioso dopo l'arrivo dei cinesi di Suning, mi hanno regalato un'impressione di serietà. Non è detto che la prima impressione sia sempre quella giusta, ma quando i nuovi proprietari dell'Inter vennero a Milano, tempo fa, facemmo un incontro a Imbersago, in campagna. Notai in Zhang Jindong concretezza, un uomo che non ha bisogno di recite, nessuna voglia di apparire. Così anche il figlio, educato, abituato ad ascoltare. La delegazione rispettosa del proprio leader. Da questo, e da altro ancora, ne ho tratto un giudizio positivo. La prima mossa della proprietà cinese dell'Inter? Affidare la responsabilità dirigenziale a un uomo collaudato, di esperienza, che conosca non solo il calcio italiano, ma anche il territorio, Milano, i tifosi. Oltre non vado. Se in futuro alla guida dell'Inter ci sarà un altro Moratti di terza generazione? Nessuno avrebbe detto che io avrei preso l'Inter da Pellegrini nel 1995, nemmeno mia moglie. Il futuro? Perché no? Ho cinque figli innamorati dell'Inter". 

    L'ERA THOHIR- "La mia vera uscita è stata quando ho ceduto l’Inter a Thohir. La tappa odierna fa parte di un cammino, di un processo, di una costruzione. Nel tempo mi sono preparato psicologicamente, quindi nessun trauma. Io e Thohir rappresentiamo due mondi opposti di vivere l'Inter? Non sono confronti da fare. Ognuno vive secondo la propria cultura, il modo di essere, il proprio carattere. Ammetto che ho fatto fatica, malgrado l'infinita cortesia di Erick Thohir. E in questa mia confidenza non c'entra proprio niente l'imprenditore indonesiano, disponibilissimo nei miei confronti, sensibilissimo verso di me. Le responsabilità erano di Thohir, la gestione era la sua, quindi ogni mio intervento avrebbe potuto creare imbarazzi ed equivoci". 

    COLPI DI MERCATO - "Cosa significa essere presidente dell'Inter? L'ultima cosa che intendo fare è salire in cattedra e impartire lezioni. Mai voluto inseguire mio padre Angelo, ma sicuramente un insegnamento l'ho assorbito: il senso del dovere. Papà interpretava benissimo questo valore: guidare una grande squadra, l'Inter, vuol dire sentirsi responsabile del sentimento di centinaia di migliaia di tifosi sparsi in tutto il mondo. Ecco, io ho sempre pensato che fosse la cosa più importante, ho creduto in questo valore e mi sono comportato di conseguenza. Non è solo la passione. Sì, ovvio quella c'è, ma c’è dell’altro: capire che quel giocatore, che hai visto giocare, ti è piaciuto, ti ha emozionato, può interpretare il calcio che hai in mente, non solo risolvere i problemi del momento. Poi pensi ai tifosi, a quella gente, ed è tanta, che vuol bene alla tua squadra. È questo insieme di sensazioni-situazioni-problemi che ti consentono certe operazioni, che ti spingono a osare. A volte è come fare un bel regalo ai propri figli. Thohir non doveva nemmeno farlo. Ognuno ha il proprio carattere. Ho sempre ritenuto che sia importante nella vita non recitare. Oggi il calcio è cambiato com'è giusto, è lo specchio dei tempi. Bisogna dare certezze a chi investe in Italia, la cosa peggiore che possa capitare è non avere davanti a sé una strada certa. Da noi manca qualcosa di definitivo per il futuro. I presidenti pagano troppo i giocatori? È sempre stato così: anche una volta i campioni erano molto ben pagati. Adesso, oltre all’ingaggio, godono di altre entrate. Tre campioni da Moratti? Ronaldo, Ibrahimovic e Recoba. Alvaro è quel tipo di giocatore che regala colpi pregiatissimi, inattesi, che emozionano. Poi, sono il primo a sapere che mancava assolutamente di continuità". 

    ALLENATORI - "Mourinho è stato bravissimo, ha vinto tutto. Ma anche qui me ne faccia dire tre... Mancini è stato fondamentale per riportare l'Inter alla vittoria, ha rotto un periodo di astinenza. E Leonardo per la sua intelligenza. L'allenatore che non ho potuto prendere? Zeman. Lo cercai al telefono, non rispose, temendo uno scherzo. La situazione poi cambiò, sa quelle cose improvvise, e il suo arrivo non poté concretizzarsi. Ma lo stimo molto, ha delle idee rivoluzionarie. La nuova proprietà dell'Inter deve confermare Mancini? Credo proprio di sì: è stata una stagione difficile, tormentata per Mancini. Troppi problemi, troppe situazioni poco chiare. In un'Inter radicalmente cambiata a livello societario, Mancini può rappresentare un punto fermo a livello tecnico. Certo che la prossima stagione deve rappresentare una svolta anche nei risultati". 

    NAZIONALE - "Conte è bravo. C’è tanto scetticismo sulla squadra che, oggettivamente, non è fortissima. Ma in un torneo breve, la squadra azzurra può trovare risorse impreviste. Ventura mi piace, le sue squadre giocano un buon calcio". 
     
     

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