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  • Moratti in lacrime:|Per la Champions dei giovani

    Moratti in lacrime:|Per la Champions dei giovani

    «Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Europa siamo noi». Sono le cinque del pomeriggio inglese e alla prima periferia di Londra, nello stadio del Leyton, un catino talmente schiacciato tra le case del quartiere che se uno calcia male spacca il vetro del terrazzo con una pallonata, venti ragazzi vestiti di nerazzurro cantano come indemoniati sventolando al cielo una coppa che sembra una riproduzione metallica del Dna umano. Una festa per meno di duemila persone. Eppure indimenticabile. Massimo Moratti, consumato dall’emozione, entra in campo e li abbraccia uno a uno. È fuori di sé. Stremato e felice. È lui il bambino. Esiste niente di più bello nella vita? L’Under 19 allenata da Andrea Stramaccioni ha appena portato a casa la NextGen Series, una sorta di Champions League a inviti inaugurata quest’anno e il primo nome inciso sull’albo d’oro è quello dell’Inter.


    Moratti ha preferito Londra a Torino. La nidiata del futuro alla banda incomprensibile dei milionari di serie A. E di certo preferisce Stramaccioni a Ranieri. In questo momento lo preferisce a chiunque e glielo dice chiaro negli spogliatoi quando tutto è finito e probabilmente tutto è all’inizio. Guardiola non è forse arrivato dalle giovanili? E che cosa se ne fa di un Villas Boas quando ha in casa questo Re Mida trentacinquenne? Gioca e vince. Nove trofei, scudetti, Coppe Viola, a Roma prima a Milano adesso. Questa volta ha fatto piangere la Primavera dell’Ajax, i nipoti di Cruyff e di Van der Vaart. Il meglio del Continente. Era una partita senza pronostico: vincono gli olandesi, sono marziani. Per arrivare al Leyton Orient Stadium avevano battuto nei quarti il Barcellona 3-0 (in Spagna) e poi il Liverpool 6-0. Spaventosi. Micidiali. Arrogantissimi. Un gruppo che gioca assieme da cinque anni, con otto undicesimi in nazionale e due attaccanti da mal di testa, il capitano Davy Klaassen e il diciassettenne danese Viktor Fischer. Piccoli mostri sacri, abituati a prendersi il meglio. Finché dal nulla del calcio italiano è sbucata l’Inter. Bel segno, per noi.

    Un passo indietro aiuta a capire. La NexGen funziona a inviti. Si selezionano i sedici migliori settori giovanili - dal Manchester City al Wolfsburg - e li si mette di fronte. Ogni club paga una quota. Il prossimo anno ci sarà spazio per 32 squadre. Comunque il torneo è cominciato ad agosto. Stramaccioni, appena arrivato, si è trovato a giocare contro il Tottenham. Esattamente qui, al Leyton Orient dove è tornato ieri. Perse 7-1. Gli inglesi aggredirono i suoi senza misericordia. Una disfatta. Disse: «Chiedo scusa ai tifosi ma questa squadra è meglio di così». Lo era. Qualche ritocco tattico, le fasce più coperte, un centrocampista (Pecorini) portato in difesa e almeno quattro giocatori trasformati in uomini da serie A: Crisetig, Duncan, Mbaye e l’italo-brasiliano Bessa, un diciannovenne dribblomane che dalle sue parti faceva il fenomeno sui campi da calcetto. Sua mamma si presentò da Pierluigi Casiraghi dopo un torneo a San Paolo e gli disse: lo prenda, non se ne pentirà. Casiraghi lo prese, Moratti lo adottò, Stramaccioni lo ha trasformato in un calciatore.

    Per arrivare a Londra è stato necessario battere lo Sporting prima e il Marsiglia poi (i piccoli ci sono riusciti), a quel punto è arrivato l’Ajax del durissimo Grim, un uomo che sembra un sergente dei marines. L’Inter ha contenuto, è passata in vantaggio in contropiede (assist di Bessa, gol di Longo) e si è fatta raggiungere su calcio di punizione. Poi è rimasta in dieci per un’espulsione, non ha perso la testa, ha retto, ha rischiato di vincere e di perdere (traverse e pali per entrambi) e quindi si è trovata ai rigori. Stramaccioni è impallidito perché così - dagli undici metri - era uscito dalla Coppa Italia e dal Viareggio. Stavolta i suoi ragazzi sono stati perfetti. Di Gennaro ha preso il tiro di Veltman, Crisetig ha messo dentro il match ball. Moratti in lacrime, Stramaccioni pronto per il grande salto e coro cantato per tutta la notte: «I campioni dell’Europa siamo noi».


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